Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

Le numerose specie di animali selvatici nelle Alpi Prealpi Orobie e specificatamente in Valle Brembana
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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dal Trentino

Morta Daniza: l'orsa non ha retto all'anestesia
Il plantigrado è stato catturato dopo un mese di caccia, ma la procedura di "telenarcosi" si è rivelata fatale

TRENTO. L'orsa Daniza è morta. Dopo quasi un mese dall'aggressione di un fungaiolo nei boschi sopra Pinzolo , e dopo una lunga fuga sulle montagne trentine , il plantigrado è stato catturato dagli uomini della Provincia ma non ha retto alla dose di anestesia che è stata iniettata nel suo corpo per completare l'operazione di cattura.

La Provincia ha subito diffuso un comunicato per spiegare quanto accaduto: "In ottemperanza all'ordinanza che prevedeva la cattura dell'orsa Daniza, dopo quasi un mese di monitoraggio intensivo, la scorsa notte si sono create le condizioni per intervenire, in sicurezza, con la telenarcosi. L'intervento della squadra di cattura ha consentito di addormentare l'orsa che, tuttavia, non è sopravvissuta. E' stato possibile catturare con la medesima modalità, per poi prontamente liberarlo, anche uno dei due cuccioli, che è stato dotato di marca auricolare al fine di assicurarne il costante monitoraggio. A tal fine sul posto è già operativa la squadra d'emergenza. Dell'episodio sono stati informati il Ministero dell'Ambiente, l'Ispra e l'Autorità giudiziaria. Già in giornata l'animale sarà sottoposto ad analisi autoptica".

Il caso di Daniza aveva fatto scattare fin da subito la protesta degli animalisti , che in più occasioni avevano minacciato il Trentino di avviare una sorta di "sciopero della vacanza", arrivando anche a fare irruzione nella sede della giunta provinciale. Soltanto due notti fa Daniza era scesa verso valle assieme ai suoi due cuccioli facendo un'incursione in una stalla della Val di Borzago, di proprietà di Luciano Pellizzari, a quattro chilometri dall’abitato di Spiazzo. Luciano Pellizzari nel periodo estivo-autunnale è nella sua “casa da monte” raggiungibile da una comoda strada asfaltata e composta dall’edificio d’abitazione e con vicino una solida costruzione destinata a stalla delle pecore. L’edificio si trova a valle della strada che conduce ai piedi del Carè Alto e nelle vicinanze delle Baite di Prà, un locale agrituristico in prossimità del rio Bedù, all’imbocco del Parco Naturale Adamello Brenta. «La notte tra martedì e mercoledì - ha raccontato lo stesso Luciano Pellizzari ad un amico - ho sentito un gran fracasso proveniente dalla stalla». Pensando alla volpe è uscito di casa, ha acceso la luce esterna e, nel cuore della notte, si è diretto verso la stalla.

«Con grande sorpresa - ha proseguito Luciano - ho visto che la porta che chiude la stalla non c’era più, era stata abbattuta. Sono entrato nella stalla e contemporaneamente ho visto i cuccioli d’orso uscire. Mentre entravo mi sono trovato di fronte l’orsa che si è alzata sulla zampe posteriori e faceva versi contro di me cercando di ferirmi con le zampe anteriori. Non era per nulla intimorita, l’animale non aveva nessuna paura di me e non accennava a voler scappar fuori». Chi si è impaurito, e non poco, è stato Luciano Pellizzari che preso dalla paura e considerando che lassù il cellulare non riceve, è montato in macchina e si è precipitato in paese. Ripreso coraggio è ritornato in Val di Borzago, l’orsa e i cuccioli si erano allontanati ma nella stalla c’erano otto pecore morte. La scorsa settimana l’orsa Daniza con i cuccioli era a Caderzone Terme, dove ha ucciso le pecore, lasciato gli escrementi in giardino e le sue impronte sono rimaste anche sulla scala della casa. Poi a Bocenago ha ucciso una capra e il proprietario, andato il giorno successivo a spostare l’asino e recuperare il collare della capra, si è trovato l’orsa a meno di trecento metri. Una convivenza che, anche dopo l’aggressione di Ferragosto sta diventando sempre più difficile.

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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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la Daniza è kaput!!! a_19
non c'è mica da fidarsi di questi forestali e C. a_11 a_18
ne addormentano uno vicino al lago, cade in acqua e annega, addormentano JJ5 e si soffoca,
questa la addormentano e muore di infarto....
almeno gli svizzeri sono più spicci..un colpo e via... a-36
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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dall'ANSA

Allevatore scopre orso in pollaio, ferito
Incursione notturna nell'Aquilano. 'Si è alzato davanti a me'

ANSA) - PETTORANO SUL GIZIO (L'AQUILA), 11 SET - Incontro ravvicinato tra un orso e un piccolo allevatore che cadendo rimane ferito alla testa. E' accaduto la notte scorsa nella frazione Valle Larga di Pettorano sul Gizio (L'Aquila). Erano le 2,30 quando la figlia dell'allevatore ha sentito dei rumori provenienti dal pollaio adiacente all'abitazione. "Mi sono vestito e sono uscito per controllare cosa stesse accadendo", racconta A.C., di 57 anni, mentre aspetta di essere visitato al pronto soccorso dell'ospedale di Sulmona. "Nel pollaio - prosegue l'uomo - non c'era nessuno ma, quando stavo per rientrare in casa da dietro un cespuglio è uscito l'orso che si è alzato in piedi davanti a me. Un bestione alto tre metri: ho avuto paura di essere aggredito e indietreggiando ho perso l' equilibrio e sono caduto a terra perdendo i sensi". Nella caduta l'uomo ha battuto la testa. A soccorrerlo la figlia che ha aspettato che si riprendesse per accompagnarlo in mattinata al pronto soccorso di Sulmona. E' dal mese di agosto che l'orso, secondo il parco si tratterebbe dell'orsa Peppina, fa incursioni notturne tra Pettorano sul Gizio, Cansano, Campo Di Giove e Pescocostanzo, paesi del Parco Nazionale della Maiella e quindi fuori dal Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise che ha la competenza della gestione di questa particolare razza protetta. Da giorni i residenti della frazione di Valle Larga hanno chiesto ai responsabili delle aree protette interventi mirati a tutela della popolazione, "prima che accada l'irreparabile", fa sapere il portavoce Domenico Ventresca.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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da Wided

Daniza, se la pelle dell’orso torna di moda

Certo è stato un fallimento totale. Su questo non si discute. Un’orsa incattivita e uccisa, i suoi cuccioli di neanche un anno che vagano per i boschi con scarse speranze di sopravvivenza. La storia di Daniza “ha commosso il Paese” (si può ancora dire?) scatenando l’usuale e spesso ombelicale ondata d’indignazione anche sui social network. Rivolta un po’ contro tutti: la tignosa Forestale trentina, il grigio presidente della Provincia autonoma di Trento, anonimi ministri e funzionari assortiti, da tale Galletti ad altrettanto tale Grimaldi. Onomastica fantozziana.

Il caso è ancora più grave se si considera il basso numero di esemplari fra marsicano ed europeo, un centinaio, presenti in Italia e il fatto che sia avvenuto in una zona in cui “errori” del genere, se di errore si può parlare, non dovrebbero succedere. Per il semplice fatto che la Provincia, in virtù dell’esperienza e dei fondi che prende dall’Unione Europa, dovrebbe essere custode di pratiche d’eccellenza e non un far west dove anche pareri di livello, da quelli del Corpo forestale nazionale alle associazioni, vengono liquidati in nome di una spocchiosa autonomia.

Peccato che, come spiega in un commento breve, per nulla retorico e da sottoscrivere in pieno Margherita D’Amico oggi su Repubblica, il progetto Life Ursus sia anzitutto un buco nell’acqua politico. Di quegli stessi politici che due mesi fa banchettavano a salsicce e braciole d’orso e puntuali s’infilano nella ridda twittarola per le condoglianze digitali del caso. Che pena.

Detto questo, e molto ci sarebbe da aggiungere (alcune riflessioni le abbiamo già messe nero su web), mi rimane sempre una scivolosa sensazione di sbalordimento rispetto al modo in cui l’opinione pubblica del Paese – o almeno la sua chiassosa avanguardia – assorbe questo genere di fatti. In buona parte anche in base alla narrazione mediatica che, furba e spietata, vi si incardina con sottofondo di musica strappalacrime.

Insomma, dobbiamo sempre renderci ridicoli, perfino nella sacrosanta indignazione, dividendoci come tifosi (perché questo siamo, in Italia: tifosi) e manifestando tonnellate di raccapriccio che nella vita reale teniamo ben nascoste ma in rete sono pronte a decollare nel giro di pochi secondi.

Fulminei vendicatori del fatto del giorno, scomodiamo parole pesantissime, che evitiamo finemente di rivolgere al peggior dittatore, squilibrando la bilancia dei valori e delle proporzioni: ho letto su Twitter e Facebook di “esecuzione”, “boicottaggi”, “mai più in vacanza in Trentino”, “tragedia“, “11/09 è solo di Daniza” e addirittura di “San Daniza martire”. Non scherziamo.

Il risultato di quest’emotività hashtag-guidata – guardo dai trending topic di cosa si parla, forse leggo tre righe e sparo la mia, magari guadagno qualche follower – è di produrre clamorose bolle (di cui domattina non si occuperà nessuno) per eventi di ogni tipo, che sfumano nei loro aspetti essenziali diventando trampolini per qualsiasi rimescolamento. Guadagnando tanta inutile attenzione quanto perdendo l’opportunità di un serio approfondimento. È la moda contro il metodo.

A volte sono fatti effettivamente spiacevoli, da chiarire e punire, probabilmente evitabili, proprio come la morte del plantigrade arrivato dalla Slovenia, per altro solo l’ultima narcotizzazione sospetta in anni recenti (vedi l’orso JJ5 due anni fa). Ma che forse meritano un approccio diverso anche per rispetto del tema.

Attenzione: non è questione di sensibilità individuale, insindacabile. Figuriamoci. Né di rispetto per la natura, che tuttavia sarei curioso di valutare in che modo ciascuno di noi manifesti ogni giorno o ad ogni sua gita al mare, al lago o in montagna. Il punto è che non possiamo affrontare ogni fatto pubblico alla stessa maniera, sostituendo a piacimento nome e luogo nella stessa frase d’indignazione prêt-à-porter. È un modo malato anzitutto di fare informazione e poi di discutere le conseguenze di quello che succede. Cavandone spesso risultati deludenti.

Soprattutto nel mondo di oggi, costruito su infiniti livelli che si sovrappongono e di notizie cluster, che si spacchettano in decine di aspetti spesso anche complicati da penetrare, non è insomma accettabile usare le stesse parole che usiamo contro i tagliagole dell’Isis per gli agenti della Forestale trentina. Scusate ma non si può.

La morte dell’orsa Daniza è senz’altro un fatto grave. Ma la sua elaborazione da parte dell’opinione pubblica e il racconto dei media danno l’idea di un Paese letteralmente impazzito nei valori e nel modo di esporli.
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pluto
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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da optimaitalia

Più indignati per Daniza che per suore massacrate
Si piange e chiede giustizia per l'orsa Daniza abbattuta dalla Forestale dopo aver aggredito un cercatore di funghi. Poche lacrime, invece, per le tre suore missionarie massacrate in Burundi dove avevano fatto tanto bene. Il mondo alla rovescia dove gli animali ( che nel caso vanno abbattuti e mangiati) sono più importanti di uomini e donne. Ed a strillare di più sono proprio quelli che fanno scorpacciate di prosciutti e bistecche

Incredibile, ma non sorprendente. C’è più indignazione per l’uccisione dell’orsa Daniza in Trentino che per il massacro delle tre suore missionarie italiane trucidate in Burundi. Gli animalisti talebani, dunque, sono molto più attenti al destino della plantigrada Daniza che aveva aggredito un cercatore di funghi piuttosto che alla barbara esecuzione di tre anziane inermi che in quella terra selvaggia avevano fatto solo del bene.

In nome di Daniza si mobilitano comitati, partiti politici, star mediatiche. Un coro assordante che invoca giustizia mentre sulla sorte delle tre povere suore è già caduto l’oblio.
Non mi sorprende dunque questo can-can ( o forse sarebbe meglio dire ors-ors? ) per Daniza. Un baillame nel quale qualche squinternato è arrivato a minacciare il cercatore di funghi reo di esser stato aggredito dall’orsa e di aver scatenato la caccia al plantigrado. Per non dire degli auguri di morte e/o di malattie terrificanti, fino alla settima generazione, nei riguardi degli agenti del Corpo Forestale esecutori materiali dell’omicidio. Per fortuna il nostro codice penale non prevede la pena di morte, altrimenti gli sventurati penzolerebbero già da tempo sulla forca.

Il cadavere di Daniza sarà sottoposto ad autopsia e la magistratura indagherà: per omicidio d’orso presumo! Le indagini saranno poi naturalmente estese a macellerie, supermercati e ristoranti che spacciano cadaveri di maiali, mucche, cervi, quaglie, orsi. E saranno tratti in arresto commercianti, vivandieri e golosoni che vendono, preparano ed addentano prosciutti, spezzatini, salami, braciole e bistecche. E state pur certi che nella retata finiranno anche coloro che in queste ore si stracciano le vesti per la povera Daniza. Come se il maiale dal quale è stato ricavato il loro panino con il prosciutto sia stato felice di esser macellato.

Quanta ipocrisia! Quante battaglie strampalate nel nome di un’ideologia animalista fuorviante in virtù della quale si proclama che “gli animali sono migliori degli esseri umani”. Gli animali sono esseri viventi da rispettare, ma anche all’occorrenza da abbattere se pericolosi o da mangiare per la nostra sopravvivenza. Vallo però a spiegare alla zitella sterile che chiama bambina la sua cagnetta, o ai delinquenti che terrorizzano un parco giochi o una spiaggia facendo scorazzare senza guinzaglio e museruola il loro degno amico a quattro zampe di grossa taglia.

A coloro che piangono per la sorte di Daniza auguro di trovarsi da soli a tu per tu con un orso nel bosco. Di esser aggrediti e feriti gravemente dal povero plantigrado o da un pitbull feroce che non aveva mai fatto male a nessuno. Si farebbero ammazzare per non difendersi? Ne riparliamo quando si sveglieranno dall’anestesia.
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da Ambiente

L'Aquila, trovato il corpo di un orso. Forse avvelenato
Il ritrovamento nelle campagne di Pettorano sul Gizio. Ieri un allevatore ne aveva visto uno: "Era alto tre metri". Verifiche in corso sull'identità

L'AQUILA - Il corpo di un orso è stato ritrovata nelle campagne di Pettorano sul Gizio. "Stiamo verificando l'identità dell'animale", ha detto il direttore del Parco d'Abruzzo, Dario Febbo. Sul posto i veterinari del Parco d'Abruzzo, Lazio e Molise e i responsabili della Riserva Monte Genzana, che stanno cercando di stabilire le cause del decesso. Probabilmente si tratta dell'orsa Peppina. Infatti, Ieri nella stessa zona, nella frazione Valle Larga, un allevatore ha avuto un incontro ravvicinato con un animale. Alle 2,30 la figlia ha sentito rumori nel pollaio. "Mi sono vestito e sono uscito per controllare - racconta l'uomo, di 57 anni - nel pollaio non c'era nessuno ma mentre rientravo in casa, da dietro un cespuglio è uscito l'orso che si è alzato in piedi davanti a me. Sono caduto e ho perso i sensi". Fatta razzia di galline, l'orso è fuggito. "Era un bestione alto tre metri", ha raccontato l'uomo. E' dal mese di agosto che l'orso fa incursioni notturne tra Pettorano sul Gizio, Cansano, Campo Di Giove e Pescocostanzo, paesi del Parco Nazionale della Maiella e quindi fuori dal Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise che ha la competenza della gestione di questa particolare razza protetta. Potrebbe trattarsi dell'orsa Peppina, dicono gli esperti. Da giorni i residenti della frazione di Valle Larga hanno chiesto ai responsabili delle aree protette interventi mirati a tutela della popolazione, "prima che accada l'irreparabile", fa sapere il portavoce Domenico Ventresca. Il ritrovamento arriva il giorno dopo la morte di Daniza, uccisa dall'anestesia usata per catturarla. Era sfuggita per un mese alle trappole.
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da Bliz

Orso abruzzese trovato morto: avvelenato, effetto Daniza!

PETTORANO SUL GIZIO (L’AQUILA) – Un orso abruzzese trovato morto nelle campagne di Pettorano sul Gizio, vicino L’Aquila. Come da primo esame sulla carcassa, avvelenato. Cioè “effetto Daniza“, un’uccisione voluta perché disturbava qualche allevatore nelle vicinanze. Subito dopo il ritrovamento sono arrivati sul posto i veterinari del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise e i responsabili della Riserva Monte Genzana, per procedere con una prima ricognizione e stabilire le cause del decesso. “Stiamo verificando l’identità dell’animale”, ha detto il direttore del Parco, Dario Febbo. L’orso, un maschio, presenta le caratteristiche esteriori e superficiali di un avvelenamento. Proprio giovedì nella stessa zona era stato segnalato un orso che era entrato in un pollaio dove era stato sorpreso dall’allevatore, che, per allontanarsi dall’animale, aveva sbattuto alla testa, perdendo i sensi. L’incontro ravvicinato è accaduto di notte nella frazione Valle Larga di Pettorano sul Gizio (L’Aquila). Erano le 2,30 quando la figlia dell’allevatore ha sentito rumori nel pollaio. “Mi sono vestito e sono uscito per controllare – racconta l’uomo, di 57 anni – nel pollaio non c’era nessuno ma mentre rientravo in casa, da dietro un cespuglio è uscito l’orso che si è alzato in piedi davanti a me. Sono caduto e ho perso i sensi”. Fatta razzia di galline, l’orso è fuggito. L’uomo, ripresosi, è stato assistito dai familiari. Sempre giovedì mattina era stata catturata e uccisa l’orsa Daniza, un esemplare che aveva ferito un uomo nei boschi del Trentino e che era ricercata da settimane. Non è sopravvissuta all’anestetico usato nella cattura.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

Messaggio da pluto »

da claudiaterzi.wordpress.com
11 settembre 2014

Orsa Daniza, Terzi: sua uccisione fa riflettere

“La morte dell’orsa Daniza purtroppo non significa solo l’uccisione di un orso, ma di una femmina con due cuccioli. I piccoli hanno poco più di 8 mesi e le probabilità che possano sopravvivere in natura senza madre sono molto basse, poiché è essenziale per i cuccioli di orso trascorrere almeno il primo inverno con la madre”. Così l’assessore regionale all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile Claudia Maria Terzi sulla tragica fine dell’orsa Daniza. “Se l’uomo vorrà aiutarli a sopravvivere – ha continuato -, questo comporterà quasi certamente che i piccoli dovranno trascorrere il resto della loro vita in cattività. La priorità di fatto deve essere quella di salvare i due cuccioli orfani”.

VICENDA FA RIFLETTERE – “Quanto successo in questi giorni in provincia di Trento – ha detto l’assessore – deve far riflettere: la convivenza tra uomo e orso è certamente una sfida che passa attraverso un corretto approccio tecnico-scientifico della gestione della presenza degli orsi, la condivisione delle esperienze tra i vari enti, la corretta impostazione degli interventi di dissuasione”. “È fondamentale – ha aggiunto – anche l’aspetto comunicativo: l’orso è un animale che ‘fa notizia’ e alla sua presenza viene data molta enfasi dai media, spesso con toni allarmistici. È inoltre necessario lavorare sulla prevenzione dei conflitti”.

L’ESPERIENZA LOMBARDA – “In Lombardia in questo periodo abbiamo la presenza di tre esemplari di orso: M25 in Valtellina e due ancora da identificare, uno in Val Camonica e uno in Val Brembana ( a_19 )”. “Come Assessorato competente – ha spiegato l’assessore – stiamo lavorando con impegno per monitorare e gestire la situazione, in collaborazione con tutti i soggetti interessati (parchi, province e corpo forestale dello stato), il cui personale è stato formato nell’ambito del progetto Life Arctos”. “La convivenza uomo-orso è una sfida, ma forse non impossibile – ha concluso l’assessore Terzi -. Siamo convinti che l’esperienza lombarda di questi anni recenti lo possa dimostrare”.
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elio.biava
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

Messaggio da elio.biava »

Un grazie all'Assessore! per la segnalazione ufficiale della presenza dell'orso in Val Brembana, (c'era già il sospetto, ma anche per quest'anno è una certezza).

Titolo: Variante abitato di Zogno
IW2LBR ha scritto:Immagine

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"tra i monti Alben e Regaduro nel canalone i suoi compagni lo trasportarono per sentieri scoscesi tra boschi e pascoli fino a Sottochiesa, adagiato su una rozza scala a pioli ricoperta di fronde"
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