Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

Le numerose specie di animali selvatici nelle Alpi Prealpi Orobie e specificatamente in Valle Brembana
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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da oggi Treviso di Emanuela da Ros

Una bistecca (leghista) di carne di orso

Daniza, l'orsa morta per troppa anestesia (se non altro, non ha provato dolore) sta sbiadendo (dalle cronache).
E' diventata come uno di quei vecchi poster...avete presente? Quelli che se li appendevate in camera - tipo sopra il letto - perdevano a uno a uno i quattro colori della stampa in quadricromia per restare tinti solo di azzurrino/grigio. Che - un tipografo esperto ve lo confermerebbe - è l'ultimo colore della stampa a soccombere. Daniza è diventata azzurra. Ma prima di assumere l'aspetto onirico che ogni fatto di cronaca acquista dopo un po' (è accaduto davvero o me lo sono sognato?"), l'orsa uccisa in Trentino ha suscitato una nuvolaglia di reazioni che un barcone di uomini e donne e bambini morti defunti prima di arrivare a Lampedusa nemmeno l'ombra. Tra i tanti a puntare l'indice contro l'ammazzamento di Daniza-l'orsa c'è stato Leonardo (ha un nome fighissimo) Muraro, cioè il presidente leghista della provincia di Treviso. "A me in Trentino non mi ci vedranno più", ha dichiarato Leo Muraro, mostrandosi (lui, che pure - mi si dice - è un bravissimo pescatore) ferito proprio nell'intimo da questa faccenda (che non lascia indifferente neppure chi si scrive, sia chiaro).

Il fatto è che le reazioni all'ammazzamento di Daniza-l'orsa appaiono necessariamente equivoche se si pensa che la Lega (che è il partito di Leo Muraro) il 1° luglio scorso ha deciso di fare una festa a base di carne d'orso. "L'iniziativa, annunciata dal deputato del Carroccio Maurizio Fugatti, segretario della Lega Nord Trentino - si legge in un comunicato dell'Ansa - e' stata organizzata per protestare contro il programma Life Ursus, che prevede l'insediamento dei plantigradi nelle montagne trentine. Per tutelare le popolazioni nelle zone di montagna dalle continue visite degli orsi, noi preferiamo consumarli in questo modo''.
E dunque? Dunque io non capisco (ma non capisco un triliardo di cose) perché ci si incazzi a morte contro l'uccisione dell'orso se due mesi prima lo si è consumato sotto forma di bistecca. Per carità...la coerenza è una storia difficile da masticare, ma a volte ci arrivo persino io.
Questa volta no.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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CALI editrice

Aiw: quando dell’orso si occupano gli incompetenti!

E’ vero, si tratta di soldi privati e non pubblici, ed evidentemente l’AIDAA (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente) di soldi ne ha a sufficienza visto che ha stanziato ben 50.000 Euro per una taglia su chi “saprà aiutare gli investigatori a trovare il balordo che ha ucciso il plantigrado ai margini del Parco Nazionale d’Abruzzo” (come ha scritto qualcuno), che poi non è ai margini del Parco ma al di fuori dello stesso e ben lontano dai suoi confini! Ma la taglia di 50.000 la poteva mettere chiunque, come la stessa AIDAA la poteva portare anche ad un milione, perché intanto il responsabile della morte dell’orsa di Pettorano sul Gizio non si troverà mai (sarebbe troppo bello se mai avvenisse il contrario!). E non lo troveranno mai per la semplice ragione che non c’è ancora certezza che si tratti di avvelenamento, né tanto meno prova di morte dolosa (in fondo, anche gli orsi a volte muoiono di morte naturale, cosa che ci si augura sia anche in questo caso!), ed anche perché, se dovesse risultare avvelenamento, la probabilità di trovare il colpevole e le prove della sua colpevolezza sono un mera desiderata, come dimostra il ben più chiaro caso di avvelenamento di una femmina e dei suoi tre cuccioli qualche anno fa nell’alta valle del Sangro il cui responsabile non è stato mai trovato.

Ecco perché, se lo scopo è fare scandalismo giornalistico, tanto valeva che offrissero un milione di Euro: perché il rischio di pagarlo è inesistente! Molto meglio avrebbero fatto ad offrire questa somma per pagare i danni dell’orso o, meglio ancora, al Parco d’Abruzzo affinché li aggiunga ai circa 30.000 Euro fatti stanziare dall’ex Presidente Giuseppe Rossi per una campagna alimentare (semine e greggi a perdere) a favore dell’orso; campagna purtroppo mai iniziata nonostante il continuo verificarsi di avvistamenti di orsi nelle zone agricole di fondovalle esterne al Parco e nei pollai ed orti dei paesi (e finanche nelle piazze); ma in questo caso l’esborso sarebbe sicuro! Cosa che forse l’AIDAA non è che lo desideri proprio se la finalità non è sfruttabile mediaticamente, preferendo forse punire un colpevole che non salvare gli orsi che ancora sopravvivono! L’orso si salva anche tutelando gli interessi dell’uomo con il quale l’orso deve convivere, non solo punendo chi ha provveduto da solo a farlo!

Come è stato scritto in altri casi, sarebbe bene che gli animalisti di città, che sono poi la stragrande maggioranza degli aderenti a queste associazioni, si occupassero del problema dei cani e dei gatti e di tutti gli animali domestici, dove la loro esperienza è indiscutibile, e lasciassero ai biologi ed ai naturalisti il compito di occuparsi della protezione e gestione di quelli selvatici. Invece, in questi casi dell’orsa trentina Daniza e di quest’ultima morte in Abruzzo, tutti i media hanno saputo solo chiedere il parere agli animalisti di città che di orsi non si sono mai occupati e che di orsi non sanno nulla, o conoscono solo quel poco e di teorico riportato nei libri.

Si è scritto e detto che i cuccioli di Daniza con la morte della loro madre corrono il rischio di fare la stessa fine a causa della sua assenza (Licia Colò, Vittoria Brambilla e Vittorio Feltri, tanto per non fare dei nomi); non è vero affatto, ed è caso mai vero il contrario: con la presenza della madre essi sarebbe presto divenuti, proprio per il suo insegnamento, “orsi problematici” perché indotti dal suo comportamento a frequentare i centri abitati e l’uomo, e a non avere paura di questi. La barriera l’ha superata Daniza stessa aggredendo il malcapitato fungaiolo (colpevolizzato ingiustamente!), e in tutto il mondo dove vivono orsi che aggrediscono l’uomo, quale che siano le ragioni, gli orsi che lo fanno sono considerati pericolosi e quasi sempre eliminati propri per evitare che il fatto succeda ancora e si trasmetta alla prole (imprinting, si chiama). I due orsacchiotti, come tutti gli esperti di orso sanno, hanno un’altissima probabilità di sopravvivere anche senza la mamma (ciò è stato provato in diverse occasioni, almeno negli USA, ed io stesso sono a conoscenza di un fatto appurato con certezza, tra Lazio e Campania, del quale mi occupai in anni passati); e se si salveranno avranno perso l’imprintg che la mamma gli stava dando, divenendo allora sì orsi selvatici come dovrebbero essere tutti quelli della loro specie. Lasciamo poi perdere l’aspetto “animale a rischio estinzione”, che non esiste, trattandosi della stessa specie (o sottospecie) di orsi che ogni anno si uccidono legittimamente in Slovenia e Croazia (si dice centinaia di esemplari!). Quindi, caso mai, per la morte di Daniza si deve parlare solo di mera emotività animalista, che è anche importante e degna di rispetto, ma tale resta e di fronte a fatti concreti spesso l’emotiva non aiuta né porta a sagge decisioni.

Per quanto riguarda l’orsa abruzzese, tutti i media hanno enfatizzato la sua morte, ignorando invece il vero problema che ha portato al fatto: la sua ricerca del cibo prodotto dall’uomo che in Abruzzo gli orsi non trovano più nell’area storicamente da loro sempre abitata (oggi lo chiamano habitat primario) ed al quale erano assuefatti da generazioni avendolo collegato alla presenza dell’uomo nel loro ambiente di vita. Ecco perché oggi lo vanno a cercare nei pressi dei paesi, e, soprattutto, nelle loro aree agricole circostanti; ormai tutte esterne all’area di habitat primario suddetto: nella pianura nella Marsica fucense, nella Valle Peligna, nella bassa valle del Sangro, nella Valle Roveto e nella Ciociaria e Val Comino: tutte zone che non possono certo considerarsi habitat di ambiente naturale dell’orso.

Questo è la vera ragione per cui quell’orsa, se risulterà definitivamente dimostrato, è stata uccisa!
Questo IL VERO PROBLEMA, non la sua morte! La sua morte è un fatto accidentale conseguente, che bisogna evitare che succeda ancora, ma NON E’ IL VERO PROBLEMA. Per evitare queste morti, bisogna RISOLVERE IL VERO PROBLEMA, non mettere una taglia su chi magari non ha trovato altre forme per difendere i propri interessi che le autorità non hanno saputo tutelare (e che comunque altre autorità sapranno punire qualora venisse identificato). Come è già stato scritto, non si corra dietro ai motivi di ogni ultima morte, sia esso veleno, malattia o bracconaggio (si legga rivalsa per danni subiti e non pagati), ma si risolva il problema che porta poi a queste morti. SOLO COSI’ SI SALVERA’ L’ORSO MARSICANO, altrimenti assisteremo presto alla sua TOTALE ESTINZIONE! E con 50.000 Euro se ne potrebbero seminare di campi di mais per l’orso! Per non dire di acquisto di pecore da offrire alla sua ormai ancestrale pratica predatoria!

Franco Zunino, Segretario Generale AIW
già primo studiosi sul campo dell’Orso bruno marsicano
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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dalle Giudicarie

Si è persa ogni misura, l'uomo è passato in secondo piano rispetto all'animale

Anche il sindaco William Bonomi, come la maggior parte dei suoi concittadini è rimasto in disparte, per non fomentare disordini. E' rimasto costantemente in contatto con le forze dell'ordine, seguendo passo passo via telefono lo svolgimento della manifestazione. Al termine, con il gran sospiro di sollievo il commento. "E' finita. Da domani voltiamo pagina". Le sue prime parole vanno a tutti gli abitanti di Pinzolo. Per loro c'è il grazie "perché meglio non avrebbero potuto comportarsi". Ora il paese, dice, tornerà a vivere lasciandosi alle spalle questa pagina "assurda e immeritata". Lo dice citando la predica di monsignor Giulio Viviani che alle 10, nell'omelia domenicale è entrato nel merito della vicenda, con una considerazione: "Se chiediamo a cento persone il nome dell'orsa uccisa, tutti risponderanno Daniza. Se chiediamo a chiunque i nomi delle tre suore barbaramente uccise in Burundi nessuno ricorderà i loro nomi: Lucia, Olga e Bernardetta". Questo, dice il sindaco citando il sermone del sacerdote, per dire che si è persa ogni misura. L'uomo è passato in secondo piano rispetto all'animale. Cosa, dice Bonomi, che deve farci riflettere e aiutarci ad avere il giusto senso delle cose.

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Ma c'è un'altra cosa che il primo cittadino di Pinzolo vuol sottolineare:"Siamo stati immeritatamente accusati di maltrattare gli animali, mentre chiunque viene in Trentino sa quanta cura abbiamo per la natura e per la tutela dell'ambiente. Prova ne è il progetto Life Ursus che è stato gestito nel migliore dei modi, come nessun'altra regione è stata in grado di fare". "E poi noi, come Comune, non abbiamo nessuna competenza nel progetto – dice Bonomi – tanto più che l'orso non è nemmeno stato ucciso a Pinzolo". Nella contestazione di agosto il sindaco Bonomi era stato in prima linea, a fare da paciere tra gli IoStoConDaniza e IoStoConCarnera. Nell'edizione odierna ha preferito stare ai margini per evitare di esasperare gli animi. Lo stesso consiglio lo ha dato ai suoi concittadini. Oggi Pinzolo ha vinto. Ha dimostrato di avere una grande dose di buonsenso. A perdere sono stati gli animalisti. O meglio, quelle persone che, con la scusa di amare gli animali, fomentano disordini e comportamenti incivili, ai limiti della barbarie. E con loro hanno perso tutte quelle persone che erano venute in Rendena per dimostrare garbatamente per la morte di un animale, per cui, checché se ne pensi, non si può non fare a meno di essere rattristati. (e.z.)
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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dal Corriere delle Alpi

Danni dell’orso: «Risarcimenti da miseria»
Chies. Amministratori e allevatori chiedono alla Regione di alzare la posta: 20mila euro sono pochi

CHIES D’ALPAGO. «Solo 20 mila euro per risarcire i danni dell’orso. Decisamente troppo poco. La Regione aumenti la posta, anche perché in questo territorio gli orsi sono già 3. In Trentino è di 300 mila euro». A chiederlo è Gianluca Dal Borgo, sindaco di Chies. C’era anche lui domenica, all’annuale raduno della cooperativa Fardima, con allevatori, pastori, operatori regionali ai vari livelli. Insieme a Dal Borgo anche il sindaco di Tambre, Oscar Facchin, e i rappresentanti degli altri Comuni. L’orso, anzi gli orsi costituiscono già un trio su queste montagne. Dal Borgo ne è convinto, anche se la Provincia ed il Corpo forestale dello Stato parlano di due, Gen 15 e Gen 18. «Mi risulta che da quando è stato certificato il ritorno di Madi, i grandi carnivori che viaggiano qua sopra sono tre. Chi di dovere non lo ammette, per legittima prudenza» conferma il sindaco. Dal Borgo s’incavola alla sola domanda se è il caso di catturarli per radiocollararli o, ancora meglio, per trasferirli in aree protette.

«No, la presenza del plantigrado costituisce una risorsa, un’attrattiva per il nostro territorio. Quindi è opportuno che restino. Ma, a questo punto, con responsabilità la Regione deve farsi carico di venire incontro agli allevatori. In Svizzera, quando un animale dà fastidio, è problematico, lo abbattono. Non lo si dimentichi».

Se fino a qualche tempo fa i pastori e soprattutto gli allevatori della pecora dell’Alpago erano convinti della necessità di cacciarli, per metterli in sicurezza, oggi non più. Franco Pianon, coordinatore della coop Fardina, 23 soci, più di mille pecore, fa l’animalista e chiede il massimo rispetto per il plantigrado; «allo stesso modo, ovviamente, per noi agricoltori che fatichiamo un sacco a tirare avanti, in queste condizioni». Le pecore e gli agnelli sbranati dagli orsi in Alpago quest’anno sono poco più che una ventina, come certifica la documentazione presso i comandi forestali. I sindaci Dal Borgo e Facchin ritengono le vittime siano molto più numerose, ma che non arrivino ad un centinaio. In ogni caso, insiste Pianon, condiviso “pienamente” da Paolo Casagrande, presidente del sindacato Anpa, «le nostre greggi dobbiamo proteggerle, con i necessari recinti elettrici, non possiamo lasciarle in libertà, neppure lassù in montagna».

Il sindaco Dal Borgo conferma la necessità della protezione, ricorda però che un tempo gli allevatori portavano le loro bestie all’alpeggio all’inizio dell’estate e le ritiravano alla fine. «Oggi questo non succede, e non solo per la presenza dell’orso, ma anche perché il bosco ha invaso tutti i pascoli. Quindi, a parte l’aumento del risarcimento, chiediamo alla Regione di ripristinare le aree da pascolo. È insufficiente il contributo di 85 euro ad ettaro per chi ha il coraggio di portare le sue bestie in montagna». La zootecnia in Alpago è un’autentica risorsa, come rileva anche Flavio Zeni dell’Avepa. Nella conca ci sono almeno 2500 ovini, di cui un migliaio in transumanza, e 1500 bovini. «Quassù l’orso è sempre esistito, c’è anche un percorso che porta questo nome. Quindi non siamo noi a volerlo escludere» insiste il sindaco di Chies «L’ultima uccisione è avvenuta nel 1880. Non siamo noi, quindi, che vogliamo allontanarlo. Ma la Regione vada oltre l’elemosina. Pochissime decine di migliaia di euro non sono sufficienti neppure per dare riscontro alle aziende agricole che si sono viste ammazzare i bovini sull’altopiano di Asiago». (fdm)
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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IW2LBR ha scritto:Danni dell’orso: «Risarcimenti da miseria»
Chies. Amministratori e allevatori chiedono alla Regione di alzare la posta: 20mila euro sono pochi
Il limite è stato portato a 50.000 ad inizio settembre
...di rideterminare, a modifica di quanto stabilito al punto 4 della dgr 816 del 27.5.14, in Euro 50.000,00 l'importo massimo delle obbligazioni di spesa alla cui assunzione provvederà con propri atti il Direttore della Sezione Caccia e Pesca...

Comunque i limiti stabiliti dalle regioni per risarcimenti si riferiscono ad indennizzi "stragiudiziali" con rinuncia all'azione legale. Nulla vieta però di rinunciare all'indennizzo prestabilito chiedendo il giusto risarcimento del danno con l'azione legale: in questo caso non c'è limite o massimale assicurativo che tenga, ma ahimè i tempi sono più lunghi.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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meteopedro ha scritto:...Il progetto prevede, infatti, in vista di Expo 2015, l’individuazione d’itinerari culturali, enogastronomici e naturalistici che consentano di ripercorrere le aree più amate dagli orsi lungo le montagne bergamasche.....
ma non si poteva presentare i nostri itinerati culturali enogastronomici naturalistici riferendosi alla gente di montagna che sgobba da mattina a sera? no, le aree più amate dall'orso a quello è in tema con l'Expo a_39 a_39 cosa non si fa pur di spendere e spandere inutilmente....al rierà la guera anche per voter..
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da Abruzzo WEB

Orso nell'Aquilano, mangia galline, i cittadini protestano

PETTORANO SUL GIZIO - Un orso è tornato a mangiare le galline nei pollai di Pettorano sul Gizio (L'Aquila).
Dopo l'avvistamento dell'altro giorno, stamani un plantigrado ha fatto visita a diverse abitazioni nella periferia del paese.
In una ha divelto la porta del pollaio uccidendo due galline e facendo scappare le altre. Sul posto, gli uomini del Corpo Forestale di Roccaraso e di Sulmona per i rilievi che serviranno a risalire all'identità dell'animale. Si sospetta sia l'orsa Peppina, esemplare con il radio collare attualmente fuori uso perché scarico, che insieme con un altro esemplare, maschio, continua a scorazzare nella zona di Pettorano sul Gizio, dove venerdì scorso, in una zona di campagna, è stato trovato morto un giovane maschio, lungo la pista ciclabile del paese. "Questa mattina l'orso ha fatto visita a casa di mia madre - racconta Gianfranco Di Cola - e delle povere galline resta ben poco: una intera e una spezzata a metà. Non è possibile andare avanti così; chiedo alle autorità preposte di intervenire al più presto per risolvere il problema visto che sono state diverse le visite avute nelle ultime notti". "Noi residenti siamo felici che orsi cervi e caprioli frequentino la nostre montagne ma non le nostre case e chiediamo immediati provvedimenti prima che qualcuno si faccia giustizia da solo a discapito di questi meravigliosi animali", conclude il cittadino.
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da Gea Press

Orso Marsicano – Tutti i morti negli ultimi quattro anni

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GEAPRESS - Dal 2010 ad oggi sono 13 gli orsi bruni marsicani uccisi nel centro Italia da bocconi avvelenati, malattie trasmesse dal bestiame allevato, bracconaggio e da altre cause che ancora oggi restano sconosciute. Lo rende noto il WWF Italia che sottoliena come l’orso trovato morto la scorsa settimana vicino Pettorano sul Gizio è dunque solo l’ultimo di una lunga serie e i dati dimostrano che abbiamo perso in soli 4 anni un quarto della popolazione di questa sottospecie, in 1 anno il 10%, che è stimata in circa 50 esemplari. Un allarme, quello del WWF, che giunge alla vigilia di una giornata cruciale per l’orso simbolo della fauna italiana. Domani, infatti, presso il Ministero dell’Ambiente è convocata una riunione tecnica della ‘task-force’ già in essere da due anni, ovvero, l’Autorità di Gestione del PATOM (Piano di Azione per la Tutela dell’Orso marsicano). E’ l’occasione perché tutti gli attori coinvolti, dal Ministero dell’Ambiente alle Regioni Abruzzo, Lazio e Molise, Corpo Forestale, fino agli enti di ricerca e aree protette abruzzesi mettano da subito in pratica le indicazioni e le azioni prioritarie richiamate dal Piano e dalle analisi del progetto LIFE Arctos per intervenire seriamente sull’emergenza orso bruno marsicano.

“Stiamo perdendo, esemplare dopo esemplare una specie simbolo della nostra fauna selvatica protetta e vanificando decenni di lavoro e di investimenti per la sua tutela – ha dichiarato Donatella Bianchi, Presidente del WWF Italia – La nostra denuncia è rivolta principalmente alle istituzioni che fino ad oggi si sono dimostrate incapaci di intervenire con una chiara e definita strategia operativa e con competenze degne del valore di questa specie. Vanno messe in campo le forze migliori, va inserita una marcia in più perché la conservazione dell’orso bruno marsicano e di tutta la fauna protetta divenga un punto importante dell’agenda politica del nostro paese. Questa situazione di crisi richiede provvedimenti eccezionali e la riunione di domani può e deve essere il punto di svolta affinchè Ministeri e Regioni, con particolare impegno dell’Abruzzo, rispondano con i fatti all’urgenza del momento. La task-force deve attivare quelle azioni concrete finora mancate e coordinarle con le amministrazioni e le forze dell’ordine. E’ urgentissimo attivare quel monitoraggio continuo sul territorio per debellare finalmente bracconaggio, veleni, diffusione di patologie infettive e presidiare le aree dove vive l’orso accrescendo la cultura della convivenza e della tolleranza”.

MALATTIE, BRACCONAGGIO, VELENO: AL MIX MICIDIALE DI MINACCE SI AGGIUNGE L’INCAPACITA’ DI AZIONE
Un fattore micidiale per l’orso bruno, come per altre specie protette, è la diffusione di patologie infettive. Sempre secondo il WWf sarebbero diversi i casi di TBC riscontrati in alcuni dei pascoli del Parco Nazionale d’Abruzzo, un problema non risolto come si voleva far credere; l’emergenza sanitaria richiede provvedimenti immediati e seri, con interventi anche impopolari, come la sospensione delle attività zootecniche nelle aree colpite, i controlli a tappeto degli allevamenti affinchè si blocchi in partenza la diffusione di patologie anche gravi per l’uomo. Presidi sul territorio costanti e vigilanza vanno rafforzati anche per dissuadere e contrastare i bracconieri che agiscono silenziosamente disseminando il territorio di bocconi avvelenati, di cui purtroppo non sono vittime solo gli orsi ma anche lupi, grifoni, aquile, martore, volpi e faine e tanti altri animali colpiti da una vera e propria piaga del nostro paese. Il progetto LIFE Arctos, nato per applicare sul territorio le indicazioni del PATOM (Piano di Azione per la Tutela dell’Orso marsicano) , ha prodotto indicazioni utili e evidenziato problematiche non più trascurabili, ma alle nostre istituzioni sembra mancare la capacità di mettere in atto provvedimenti operativi, il che è invece proprio ciò che serve per l’orso.
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dal Corriere delle Alpi

Sbranate quattro pecore a Sovramonte: sospetta azione dell'orso

SOVRAMONTE. Un altro orso? L’allarme tra gli allevatori feltrini si era diffuso rapidamente, ma alla fine sembra essere rientrato, anche se non c’è niente di scontato. Quattro pecore sono state trovate morte sabato sera in un terreno in località Campagna, a Sorriva. Chi le ha uccise? Visto il trambusto che si è creato negli ultimi giorni attorno all’uccisione della povera “Daniza” e alla ricomparsa di “Madi” in Cansiglio, logico puntare il dito contro un nuovo orso, magari quello presente ormai da tempo sull’altipiano di Asiago. Ma ad ucciderle, probabilmente, è stato un gruppo di cani randagi o forse qualche altro animale, come le faine.

Il proprietario Maurizio Manfroi ha saputo sabato sera alle 18.30 della brutta fine capitata a quattro dei suoi ovini, ha subito inviato la segnalazione alla Forestale, che l’indomani si è recata nella zona dell’assalto, località Molino. Del gregge non era rimasto che ossa e pelli. «Avevo sette pecore: due non le trovo più. Solo una è viva, è stata aggredita assieme alle altre, ma forse riesco a salvarla», riferisce l’allevatore. Dall’analisi delle carcasse, che con il passare delle ore sono diventate cibo per gli animali selvatici, si è dedotto che probabilmente le povere bestie (tre adulte e una piccola) sono state attaccate tra mercoledì e giovedì. Ieri mattina le guardie del Pian d’Avena e gli uomini della Forestale di Belluno hanno svolto i loro controlli. L’orso è stato scagionato per mancanza di prove. Nessuna traccia tangibile, infatti, del suo reale passaggio, anche se le volpi potrebbero aver cancellato le orme e gli eventuali segni di un’aggressione. Secondo quanto hanno riferito le autorità a Manfroi, nella nostra provincia gli orsi sono presenti, ma sono stati localizzati in Asiago e in Alpago. Ma visto che questi animali riescono a macinare moltissimi chilometri, percorrendo lunghe distanze anche in poche ore, potrebbe essere accaduto che un esemplare, magari senza collare, sia scappato e abbia fatto irruzione in comune di Sovramonte. Insieme all’orso, nell’elenco degli indagati, è finito anche il lupo, ma questa ipotesi sembra molto improbabile.
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