Io aggiungerei anche che i danni provocati all'ambiente, nello stesso ambiente puntuale, dall'uomo, a vario titolo, nello stesso arco temporale, possono per difetto essere quantificati almeno 100 volte tanto. E nessuno ripaga la comunità restante, molto più ampia, dai danni da questi ultimi provocati.
Mettiamoci pure di tutto e di più. Ma non è che il deserto sia un diritto acquisito. Chi sfida la montagna la accetta, non la sottomette. Chi sfida la natura, idem.
Il resto sono sterili piagnistei.
Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
dal Trentino
A Margone l’orso non va mai in letargo
Raid notturno: prima ha divelto le staccionate dell’abitazione di Angelo De Tisi, poi ha sbranato un asino
MARGONE. Nonostante la stagione autunnale avanzata, c’è ancora un plantigrado che in queste ultime settimane scorrazza tranquillamente tra le frazioni di Ranzo e Margone, paesi di montagna del comune di Vezzano, adagiati ai piedi del massiccio Gazza-Paganella, nella porzione sud occidentale della Valle dei Laghi. Per questo motivo, non si può quindi affermare che il plantigrado sia andato in letargo, per il suo lungo dormire invernale. Tutt'altro. Non più tardi della scorsa notte, infatti, l'orso ha dapprima divelto alcune staccionate dell'abitazione l'ex-proprietario di Radio Dolomiti Angelo De Tisi (che iniziò le prime trasmissioni radiofoniche esattamente il 24 dicembre 1975 da questa frazione di montagna) e poi, visto che in quella proprietà non c'erano animali da mangiare, si è spostato in un vicino appezzamento, dove ha letteralmente sbranato un asino che pascolava assieme ad alcune pecore. Quest'ultime miracolosamente rimaste vive e fuggite a zampe levate.
Non è la prima volta, del resto, che l'orso procura dei danni agli allevatori della zona, avendo già squartato in passato altri asini, capre, pecore ed un montone. Per non dire poi degli alveari buttati all'aria pur di “leccarsi i baffi” con del saporitissimo miele. E come non ricordare poi la strage di ovini, alcuni anni fa, quando un gregge fu spaventato dal plantigrado: le bestie precipitarono in un profondo dirupo e ne morirono talmente tante che dovette intervenire un camion dei vigili del fuoco, per il loro recupero ed il trasporto a valle. E visto che l'orso non è mai sazio, in più occasioni è arrivato anche nella piazza della frazione, rovesciando i contenitori dei rifiuti dell'umido, tanto da costringere l'amministrazione provinciale a fornire alla comunità del paese, degli appositi contenitori. A prova di orso, e quindi muniti di una speciale apertura che impedisce in caso di rovesciamento del bidone di far uscire l'umido, e di conseguenza di nutrire “a sbafo” l'animale. Per quanto riguarda la scorribanda dell’altra notte, per gli accertamenti di legge e per l'eventuale indennizzo per l'animale ucciso dal plantigrado, sul posto sono giunti gli agenti della locale stazione forestale. Ora non resta altro che sperare che arrivi il freddo, per stimolare il carnivoro a rintanarsi in qualche grotta, per un lungo e sereno letargo invernale, e per dare così un po' tranquillità agli abitanti di queste aree alpine.
A Margone l’orso non va mai in letargo
Raid notturno: prima ha divelto le staccionate dell’abitazione di Angelo De Tisi, poi ha sbranato un asino
MARGONE. Nonostante la stagione autunnale avanzata, c’è ancora un plantigrado che in queste ultime settimane scorrazza tranquillamente tra le frazioni di Ranzo e Margone, paesi di montagna del comune di Vezzano, adagiati ai piedi del massiccio Gazza-Paganella, nella porzione sud occidentale della Valle dei Laghi. Per questo motivo, non si può quindi affermare che il plantigrado sia andato in letargo, per il suo lungo dormire invernale. Tutt'altro. Non più tardi della scorsa notte, infatti, l'orso ha dapprima divelto alcune staccionate dell'abitazione l'ex-proprietario di Radio Dolomiti Angelo De Tisi (che iniziò le prime trasmissioni radiofoniche esattamente il 24 dicembre 1975 da questa frazione di montagna) e poi, visto che in quella proprietà non c'erano animali da mangiare, si è spostato in un vicino appezzamento, dove ha letteralmente sbranato un asino che pascolava assieme ad alcune pecore. Quest'ultime miracolosamente rimaste vive e fuggite a zampe levate.
Non è la prima volta, del resto, che l'orso procura dei danni agli allevatori della zona, avendo già squartato in passato altri asini, capre, pecore ed un montone. Per non dire poi degli alveari buttati all'aria pur di “leccarsi i baffi” con del saporitissimo miele. E come non ricordare poi la strage di ovini, alcuni anni fa, quando un gregge fu spaventato dal plantigrado: le bestie precipitarono in un profondo dirupo e ne morirono talmente tante che dovette intervenire un camion dei vigili del fuoco, per il loro recupero ed il trasporto a valle. E visto che l'orso non è mai sazio, in più occasioni è arrivato anche nella piazza della frazione, rovesciando i contenitori dei rifiuti dell'umido, tanto da costringere l'amministrazione provinciale a fornire alla comunità del paese, degli appositi contenitori. A prova di orso, e quindi muniti di una speciale apertura che impedisce in caso di rovesciamento del bidone di far uscire l'umido, e di conseguenza di nutrire “a sbafo” l'animale. Per quanto riguarda la scorribanda dell’altra notte, per gli accertamenti di legge e per l'eventuale indennizzo per l'animale ucciso dal plantigrado, sul posto sono giunti gli agenti della locale stazione forestale. Ora non resta altro che sperare che arrivi il freddo, per stimolare il carnivoro a rintanarsi in qualche grotta, per un lungo e sereno letargo invernale, e per dare così un po' tranquillità agli abitanti di queste aree alpine.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
dal Secolo Trentino
Un nuovo Orso: ora e' Selva di Griglio nel terrore
Che ora non ci sia il tempo necessario per porre rimedio all’emergenza, dimostrando, a riscatto, che il Caso Daniza è stato un errore gravissimo, non è pensabile. Per questo pubblichiamo il comunicato pervenuto dalla segreteria della Lega Nord, che parla del plantigrado che si sta aggirando in questi giorni poco distante dalle abitazioni di Selva di Grigno, in Valsugana, contando che, con la diffusione dell’emergenza, la gente sappia rispettare i protocolli di sicurezza, evitando un nuovo Caso Pinzolo, che davvero sarebbe troppo grave. Al contempo si auspica un intervento del Servizio Forestale che sia all’altezza del progetto Life Ursus, poiché, se così non fosse, di questa “Life” che poi significa VITA, rimarrebbe ben poco di vero, ci permettiamo di commentare. Ecco di seguito il comunicato.
Questa mattina la Lega Nord Trentino ha tenuto una conferenza stampa a Selva di Grigno, alla quale hanno partecipato moltissimi residenti, per sollecitare l’amministrazione provinciale e le Autorità competenti all’allontanamento del plantigrado che sta tranquillamente girando per il centro del sobborgo. I residenti temono per la propria incolumità fisica e il terrore di incappare nell’esemplare si fa sempre più insistente nella collettività considerato anche il fatto che apparterrebbe a quel gruppo di orsi pericolosi che la Provincia, attraverso l’approvazione della mozione della Lega n.40/XV, si sarebbe impegnata nel caso ad allontanare dal territorio. La presenza dell’animale non fa che generare timori e paura in coloro che vivono e frequentano la montagna dato che un incontro ravvicinato potrebbe avere conseguenze gravi.
Inutile rimarcare nuovamente che il progetto “Life Ursus”, così gestito, non pare aver portato ai risultati sperati ma anzi vi sarebbe stato un esborso di risorse pubbliche che potevano essere stanziate nel settore sanitario o del Welfare. Tali sentimenti e dichiarazioni sono stati oggetti di un atto ispettivo in Consiglio provinciale e di una proposta di mozione presentata in Comunità di Valle da Roberto Paccher e Stefania Segnana con la quale s’impegna l’esecutivo dell’Ente intermedio a presentare richiesta alla Giunta Provinciale di allontanare immediatamente il plantigrado M4 dai boschi vicino all’abitato di Grigno e di Selva di Grigno, al fine di garantire sicurezza a coloro che lì vi abitano e agli amanti della montagna, facendo riferimento alla mozione n.40 approvata per le problematiche del Baldo e ad intervenire prima che vi siano danni alle cose, agli animali e persone da parte dell’orso e a non aspettare. In attesa di comprendere le modalità con cui la Provincia e l’Assessore di merito intendono affrontare e risolvere tale problematica, auspichiamo nell’incolumità degli esseri viventi presenti a Selva di Grigno. Erano presenti il Segretario nazionale della Lega Nord Trentino Maurizio Fugatti, i Consiglieri in Comunità di Valle Bassa Valsugana e Tesino Roberto Paccher e Stefania Segnana, il Segretario della Sezione di Grigno Attilio Bellin.
Un nuovo Orso: ora e' Selva di Griglio nel terrore
Che ora non ci sia il tempo necessario per porre rimedio all’emergenza, dimostrando, a riscatto, che il Caso Daniza è stato un errore gravissimo, non è pensabile. Per questo pubblichiamo il comunicato pervenuto dalla segreteria della Lega Nord, che parla del plantigrado che si sta aggirando in questi giorni poco distante dalle abitazioni di Selva di Grigno, in Valsugana, contando che, con la diffusione dell’emergenza, la gente sappia rispettare i protocolli di sicurezza, evitando un nuovo Caso Pinzolo, che davvero sarebbe troppo grave. Al contempo si auspica un intervento del Servizio Forestale che sia all’altezza del progetto Life Ursus, poiché, se così non fosse, di questa “Life” che poi significa VITA, rimarrebbe ben poco di vero, ci permettiamo di commentare. Ecco di seguito il comunicato.
Questa mattina la Lega Nord Trentino ha tenuto una conferenza stampa a Selva di Grigno, alla quale hanno partecipato moltissimi residenti, per sollecitare l’amministrazione provinciale e le Autorità competenti all’allontanamento del plantigrado che sta tranquillamente girando per il centro del sobborgo. I residenti temono per la propria incolumità fisica e il terrore di incappare nell’esemplare si fa sempre più insistente nella collettività considerato anche il fatto che apparterrebbe a quel gruppo di orsi pericolosi che la Provincia, attraverso l’approvazione della mozione della Lega n.40/XV, si sarebbe impegnata nel caso ad allontanare dal territorio. La presenza dell’animale non fa che generare timori e paura in coloro che vivono e frequentano la montagna dato che un incontro ravvicinato potrebbe avere conseguenze gravi.
Inutile rimarcare nuovamente che il progetto “Life Ursus”, così gestito, non pare aver portato ai risultati sperati ma anzi vi sarebbe stato un esborso di risorse pubbliche che potevano essere stanziate nel settore sanitario o del Welfare. Tali sentimenti e dichiarazioni sono stati oggetti di un atto ispettivo in Consiglio provinciale e di una proposta di mozione presentata in Comunità di Valle da Roberto Paccher e Stefania Segnana con la quale s’impegna l’esecutivo dell’Ente intermedio a presentare richiesta alla Giunta Provinciale di allontanare immediatamente il plantigrado M4 dai boschi vicino all’abitato di Grigno e di Selva di Grigno, al fine di garantire sicurezza a coloro che lì vi abitano e agli amanti della montagna, facendo riferimento alla mozione n.40 approvata per le problematiche del Baldo e ad intervenire prima che vi siano danni alle cose, agli animali e persone da parte dell’orso e a non aspettare. In attesa di comprendere le modalità con cui la Provincia e l’Assessore di merito intendono affrontare e risolvere tale problematica, auspichiamo nell’incolumità degli esseri viventi presenti a Selva di Grigno. Erano presenti il Segretario nazionale della Lega Nord Trentino Maurizio Fugatti, i Consiglieri in Comunità di Valle Bassa Valsugana e Tesino Roberto Paccher e Stefania Segnana, il Segretario della Sezione di Grigno Attilio Bellin.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
da Valtellina NEWS.. ... arrivano gli orsi... che "cacciano" i cacciatori!!
WWF: entro l'anno proposta di legge per i "Crimini di Natura"
I reati contro la fauna selvatica protetta rappresentano il 22% del totale del reati ambientali, in Italia ogni 43 minuti viene compiuta una violazione in materia di tutela ambientale.
bracconaggio1
Cosa rischia oggi chi uccide un orso, una delle specie simbolo della nostra fauna? Secondo la normativa attuale, un arresto da tre mesi ad un anno e l'ammenda da 1.032 a 6.197 euro. Troppo poco, secondo il Wwf, in un contesto come quello italiano in cui avviene una violazione in materia di tutela ambientale ogni 43 minuti e dove i reati contro la fauna selvatica protetta rappresentano il 22% del totale del reati ambientali. Per questo l'associazione animalista ha preparato un pacchetto legislativo contro i Crimini di Natura, «una proposta di legge che vorremmo presentare, e che si sta preparando proprio in questi giorni, illustrandolo a diversi livelli parlamentari, per cercare di chiudere entro l'anno», fa sapere il Wwf all'Adnkronos.
Oltre 55mila cittadini hanno sottoscritto on-line (su change.org) la richiesta dell'associazione di introdurre il «delitto di uccisione di specie selvatica protetta» nel Codice Penale e il mantenimento e rafforzamento del Corpo Forestale dello Stato, quale forza autonoma di polizia specializzata in campo ambientale: due elementi portanti del pacchetto di proposte legislative elaborate nell'ambito della campagna «Stop ai crimini di natura in Italia» che, se approvate, doterebbero lo Stato italiano e le forze dell'ordine di strumenti legislativi e repressivi adeguati e in grado di rafforzare la tutela delle specie protette.
Secondo il Wwf, infatti, le norme in vigore prevedono sanzioni blande che non svolgono alcuna funzione di prevenzione né di deterrenza. E' per questo che l'associazione ha avviato contatti in Parlamento sulla base di una proposta di modifica del Codice Penale, introducendo la categoria giuridica di «fauna selvatica protetta» da tutelare con specifiche figure delittuose. L'obiettivo è contrastare il fenomeno con strumenti giuridici più adeguati, come l'allungamento del termine di prescrizione e strumenti di indagine più adeguati, come le intercettazioni. Per tornare all'esempio dell'abbattimento di un orso, se venisse approvata la proposta del Wwf il reato non verrebbe punito più con una semplice contravvenzione ma si configurerebbe come un vero e proprio delitto e la sanzione della reclusione sarebbe da 6 mesi a 3 anni. Non un esempio a caso, visto che l'orso è una delle specie che ha sofferto in questi ultimi anni di una vera e propria recrudescenza di atti di bracconaggio con circa 13 orsi morti dal 2010 nell'Appennino per cause antropiche, bracconaggio, malattie infettive, veleno e altre cause non ancora evidenziate. Un danno enorme per una popolazione che conta complessivamente 100-110 esemplari suddivisi tra Alpi e Appennino e per la quale l'84% della mortalità è dovuta al prelievo illegale o accidentale da parte dell'uomo.
Ed ecco, nello specifico, il pacchetto legislativo contro i Crimini di Natura proposto dal Wwf. Una proposta di legge con modifiche a tre articoli del codice penale (544-bis, 544-ter e 733-bis) e alle disposizioni sanzionatorie della legge quadro sulla protezione della fauna selvatica (art. 30 della legge n. 157/1992) per portare sino a 27 mesi il massimo della pena prevista per l'uccisione di esemplari appartenenti ad una specie animale selvatica protetta, e l'aumento della sanzione penale per chi cattura e detiene illegalmente o maltratta animali selvatici protetti; Un emendamento al disegno di legge governativo sulla «Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche» con il quale si chiede di mantenere in capo al Corpo Forestale dello Stato, quale forza di polizia autonoma, specializzata in campo ambientale, le competenze esercitate nel contrasto al commercio illegale internazionale di specie protette, di vigilanza nelle aree protette nazionali e di prevenzione e pronto intervento a contrasto degli incendi boschivi, di gestione delle riserve naturali dello Stato. L'Italia, ricorda il Wwf, ha una grande responsabilità nella tutela della biodiversità. Detiene oltre il 30% di specie animali e quasi il 50% di quelle vegetali, su di una superficie di circa 1/30 di quella del continente. Il 31% dei vertebrati in Italia, però, è a rischio estinzione e lil Paese è crocevia di traffici illeciti internazionali di prodotti derivati dalle specie protette: un commercio illegale di risorse naturali che vale su scala globale 23 miliardi di dollari
WWF: entro l'anno proposta di legge per i "Crimini di Natura"
I reati contro la fauna selvatica protetta rappresentano il 22% del totale del reati ambientali, in Italia ogni 43 minuti viene compiuta una violazione in materia di tutela ambientale.
bracconaggio1
Cosa rischia oggi chi uccide un orso, una delle specie simbolo della nostra fauna? Secondo la normativa attuale, un arresto da tre mesi ad un anno e l'ammenda da 1.032 a 6.197 euro. Troppo poco, secondo il Wwf, in un contesto come quello italiano in cui avviene una violazione in materia di tutela ambientale ogni 43 minuti e dove i reati contro la fauna selvatica protetta rappresentano il 22% del totale del reati ambientali. Per questo l'associazione animalista ha preparato un pacchetto legislativo contro i Crimini di Natura, «una proposta di legge che vorremmo presentare, e che si sta preparando proprio in questi giorni, illustrandolo a diversi livelli parlamentari, per cercare di chiudere entro l'anno», fa sapere il Wwf all'Adnkronos.
Oltre 55mila cittadini hanno sottoscritto on-line (su change.org) la richiesta dell'associazione di introdurre il «delitto di uccisione di specie selvatica protetta» nel Codice Penale e il mantenimento e rafforzamento del Corpo Forestale dello Stato, quale forza autonoma di polizia specializzata in campo ambientale: due elementi portanti del pacchetto di proposte legislative elaborate nell'ambito della campagna «Stop ai crimini di natura in Italia» che, se approvate, doterebbero lo Stato italiano e le forze dell'ordine di strumenti legislativi e repressivi adeguati e in grado di rafforzare la tutela delle specie protette.
Secondo il Wwf, infatti, le norme in vigore prevedono sanzioni blande che non svolgono alcuna funzione di prevenzione né di deterrenza. E' per questo che l'associazione ha avviato contatti in Parlamento sulla base di una proposta di modifica del Codice Penale, introducendo la categoria giuridica di «fauna selvatica protetta» da tutelare con specifiche figure delittuose. L'obiettivo è contrastare il fenomeno con strumenti giuridici più adeguati, come l'allungamento del termine di prescrizione e strumenti di indagine più adeguati, come le intercettazioni. Per tornare all'esempio dell'abbattimento di un orso, se venisse approvata la proposta del Wwf il reato non verrebbe punito più con una semplice contravvenzione ma si configurerebbe come un vero e proprio delitto e la sanzione della reclusione sarebbe da 6 mesi a 3 anni. Non un esempio a caso, visto che l'orso è una delle specie che ha sofferto in questi ultimi anni di una vera e propria recrudescenza di atti di bracconaggio con circa 13 orsi morti dal 2010 nell'Appennino per cause antropiche, bracconaggio, malattie infettive, veleno e altre cause non ancora evidenziate. Un danno enorme per una popolazione che conta complessivamente 100-110 esemplari suddivisi tra Alpi e Appennino e per la quale l'84% della mortalità è dovuta al prelievo illegale o accidentale da parte dell'uomo.
Ed ecco, nello specifico, il pacchetto legislativo contro i Crimini di Natura proposto dal Wwf. Una proposta di legge con modifiche a tre articoli del codice penale (544-bis, 544-ter e 733-bis) e alle disposizioni sanzionatorie della legge quadro sulla protezione della fauna selvatica (art. 30 della legge n. 157/1992) per portare sino a 27 mesi il massimo della pena prevista per l'uccisione di esemplari appartenenti ad una specie animale selvatica protetta, e l'aumento della sanzione penale per chi cattura e detiene illegalmente o maltratta animali selvatici protetti; Un emendamento al disegno di legge governativo sulla «Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche» con il quale si chiede di mantenere in capo al Corpo Forestale dello Stato, quale forza di polizia autonoma, specializzata in campo ambientale, le competenze esercitate nel contrasto al commercio illegale internazionale di specie protette, di vigilanza nelle aree protette nazionali e di prevenzione e pronto intervento a contrasto degli incendi boschivi, di gestione delle riserve naturali dello Stato. L'Italia, ricorda il Wwf, ha una grande responsabilità nella tutela della biodiversità. Detiene oltre il 30% di specie animali e quasi il 50% di quelle vegetali, su di una superficie di circa 1/30 di quella del continente. Il 31% dei vertebrati in Italia, però, è a rischio estinzione e lil Paese è crocevia di traffici illeciti internazionali di prodotti derivati dalle specie protette: un commercio illegale di risorse naturali che vale su scala globale 23 miliardi di dollari
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
valseriananews
Entra nel vivo il progetto "Sulle tracce dell'orso", siglato un network con 6 Università Europee
Sulle tracce dell'Orso, il progetto nato nel 2012 e promosso dal Parco delle Orobie Bergamasche in sinergia con molteplici enti e partner del territorio, entra nel vivo della sua operatività: nei giorni scorsi è stato siglato un accordo con l'Università degli Studi di Bergamo che prevede la creazione di un network con altre sei università europee per avere un'interscambio di turismo slow e di qualità. L'orso, che ha fatto la sua ricomparsa sulle Orobie bergamasche nel 2008 dopo quasi 100 anni di assenza, viene promosso come animale amico e come guida di un territorio unico nella sua specificità. In un primo momento il progetto ha riguardato un'analisi ed un lavoro di catalogazione per raccogliere tutte le informazioni dei comuni coinvolti e dei partner commerciali in un unico distretto turistico. Ora dunque si può entrare nel vivo delle attività promosse dal progetto tra cui la firma con l'Università degli studi di Bergamo di una convenzione che permetterà alle Orobie di creare un proficuo interscambio, forti della presenza dell'aeroporto di Orio al Serio, con altre 5 realtà europee quali Germania, Lussemburgo, Spagna, Gran Bretagna e Austria che sono dotate di aeroporti low-cost. Nella prossima primavera inoltre, a ridosso di Expo, verrà attivata un'App creata ad hoc in collaborazione con altri due parchi, quello delle Orobie Valtellinesi e quello della Grigna in Valsassina, che garantirà l'accesso da smartphone ai dati raccolti nella fase di ricerca: il turista potrà così essere sempre consapevole di cosa caratterizza il luogo che sta visitando.
Entra nel vivo il progetto "Sulle tracce dell'orso", siglato un network con 6 Università Europee
Sulle tracce dell'Orso, il progetto nato nel 2012 e promosso dal Parco delle Orobie Bergamasche in sinergia con molteplici enti e partner del territorio, entra nel vivo della sua operatività: nei giorni scorsi è stato siglato un accordo con l'Università degli Studi di Bergamo che prevede la creazione di un network con altre sei università europee per avere un'interscambio di turismo slow e di qualità. L'orso, che ha fatto la sua ricomparsa sulle Orobie bergamasche nel 2008 dopo quasi 100 anni di assenza, viene promosso come animale amico e come guida di un territorio unico nella sua specificità. In un primo momento il progetto ha riguardato un'analisi ed un lavoro di catalogazione per raccogliere tutte le informazioni dei comuni coinvolti e dei partner commerciali in un unico distretto turistico. Ora dunque si può entrare nel vivo delle attività promosse dal progetto tra cui la firma con l'Università degli studi di Bergamo di una convenzione che permetterà alle Orobie di creare un proficuo interscambio, forti della presenza dell'aeroporto di Orio al Serio, con altre 5 realtà europee quali Germania, Lussemburgo, Spagna, Gran Bretagna e Austria che sono dotate di aeroporti low-cost. Nella prossima primavera inoltre, a ridosso di Expo, verrà attivata un'App creata ad hoc in collaborazione con altri due parchi, quello delle Orobie Valtellinesi e quello della Grigna in Valsassina, che garantirà l'accesso da smartphone ai dati raccolti nella fase di ricerca: il turista potrà così essere sempre consapevole di cosa caratterizza il luogo che sta visitando.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
dal Corriere della Sera
L’imputato Genè ha ucciso e razziato, ora l’orso finisce sotto processo
ROANA (Vicenza) La parola all’imputato. Che, dopo mesi di accuse incrociate, promesse di cattura e minacce di morte (abbattimento, nel caso specifico) potrà difendersi ufficialmente davanti a un giudice, con a fianco un legale a supportarlo e dei testimoni in sua difesa. Dovrà dimostrare, semplicemente, di essere ciò a cui è stato destinato dalla natura: un orso. Non uno qualsiasi, ma M4 (o Genè come è stato soprannominato), l’ultimo incubo dei malgari dell’Altopiano di Asiago. È famoso per aver fatto fuori in qualche mese 28 animali, tra mucche, asini e caprette, prima di lasciare la montagna vicentina e incamminarsi per il Trentino, dove al momento dovrebbe essere in letargo. Per lui il processo mediatico è iniziato in estate, e non ne è uscito bene. Ma, nei dibattiti sui giornali e nelle dichiarazioni dei politici, non è mai stata pronunciata una sentenza. Né a suo favore né contro. Tante ipotesi e ragionamenti, ma mai in un tribunale finora. Invece adesso Genè è stato chiamato a presentarsi a processo. La prima (e definitiva) udienza sarà il 6 dicembre alle 17 nella sala del consiglio di Roana a Canove. Non si tratta di uno scherzo, ma di un proces so vero e proprio. Tanto che il giudice chiamato a dare il giudizio finale sarà l’ex procuratore di Vicenza, Ivano Nelson Salvarani. «Ha già chiesto gli incartamenti, con i dati dei danni e degli animali sbranati – spiega Giliano Carli, presidente dell’associazione culturale Conteiner, che ha organizzato il processo-spettacolo Tribunale Scalzo – l’esito non sarà scontato». In difesa dell’orso ci sarà l’avvocato padovano Marco Paggi, per l’accusa invece si presenterà in veste di pubblico ministero l’avvocato Marco Antonio Dal Ben.
Ci saranno per entrambe le parti dei testimoni: pro alcuni specialisti del settore, contro i malgari che hanno subito danni e hanno trascorso l’estate a proteggere le loro bestie dalla grande fame di Genè. Ma il protagonista sarà lui, perché il processo non sarà di certo in contumacia. Non potendo rintracciarlo, gli organizzatori hanno pensato di farlo interpretare al guardiacaccia scrittore Giancarlo Ferron. Il giudice, inoltre, si avvarrà di un consulente tecnico sopra le parti, ovvero Daniele Zovi, comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato. «Il processo è serio, tanto che non sappiamo quale sarà l’esito - sottolinea l’esperto - io racconterò la storia dell’orso, come si è comportato e quali azioni sono state fatte per controllare le sue malefatte. Sarà un modo per riflettere sulla questione a bocce ferme, per far parlare i malghesi e per riflettere sul ritorno dei grandi carnivori». È proprio questo l’intento degli organizzatori dello speciale processo ad un orso: «Riflettere sulla contrapposizione tra civiltà e natura, tra ragione ed istinto – afferma Carli – tra coloro che sostengono che l’orso vada abbattuto, o quanto meno catturato, e coloro che difendono i diritti dell’animale. E, pensando al Medioevo, quando i processi agli animali venivano presi seriamente, abbiamo deciso di farne uno. La sentenza non la conosciamo, ma di sicuro Genè non sarà messo al rogo».
L’imputato Genè ha ucciso e razziato, ora l’orso finisce sotto processo
ROANA (Vicenza) La parola all’imputato. Che, dopo mesi di accuse incrociate, promesse di cattura e minacce di morte (abbattimento, nel caso specifico) potrà difendersi ufficialmente davanti a un giudice, con a fianco un legale a supportarlo e dei testimoni in sua difesa. Dovrà dimostrare, semplicemente, di essere ciò a cui è stato destinato dalla natura: un orso. Non uno qualsiasi, ma M4 (o Genè come è stato soprannominato), l’ultimo incubo dei malgari dell’Altopiano di Asiago. È famoso per aver fatto fuori in qualche mese 28 animali, tra mucche, asini e caprette, prima di lasciare la montagna vicentina e incamminarsi per il Trentino, dove al momento dovrebbe essere in letargo. Per lui il processo mediatico è iniziato in estate, e non ne è uscito bene. Ma, nei dibattiti sui giornali e nelle dichiarazioni dei politici, non è mai stata pronunciata una sentenza. Né a suo favore né contro. Tante ipotesi e ragionamenti, ma mai in un tribunale finora. Invece adesso Genè è stato chiamato a presentarsi a processo. La prima (e definitiva) udienza sarà il 6 dicembre alle 17 nella sala del consiglio di Roana a Canove. Non si tratta di uno scherzo, ma di un proces so vero e proprio. Tanto che il giudice chiamato a dare il giudizio finale sarà l’ex procuratore di Vicenza, Ivano Nelson Salvarani. «Ha già chiesto gli incartamenti, con i dati dei danni e degli animali sbranati – spiega Giliano Carli, presidente dell’associazione culturale Conteiner, che ha organizzato il processo-spettacolo Tribunale Scalzo – l’esito non sarà scontato». In difesa dell’orso ci sarà l’avvocato padovano Marco Paggi, per l’accusa invece si presenterà in veste di pubblico ministero l’avvocato Marco Antonio Dal Ben.
Ci saranno per entrambe le parti dei testimoni: pro alcuni specialisti del settore, contro i malgari che hanno subito danni e hanno trascorso l’estate a proteggere le loro bestie dalla grande fame di Genè. Ma il protagonista sarà lui, perché il processo non sarà di certo in contumacia. Non potendo rintracciarlo, gli organizzatori hanno pensato di farlo interpretare al guardiacaccia scrittore Giancarlo Ferron. Il giudice, inoltre, si avvarrà di un consulente tecnico sopra le parti, ovvero Daniele Zovi, comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato. «Il processo è serio, tanto che non sappiamo quale sarà l’esito - sottolinea l’esperto - io racconterò la storia dell’orso, come si è comportato e quali azioni sono state fatte per controllare le sue malefatte. Sarà un modo per riflettere sulla questione a bocce ferme, per far parlare i malghesi e per riflettere sul ritorno dei grandi carnivori». È proprio questo l’intento degli organizzatori dello speciale processo ad un orso: «Riflettere sulla contrapposizione tra civiltà e natura, tra ragione ed istinto – afferma Carli – tra coloro che sostengono che l’orso vada abbattuto, o quanto meno catturato, e coloro che difendono i diritti dell’animale. E, pensando al Medioevo, quando i processi agli animali venivano presi seriamente, abbiamo deciso di farne uno. La sentenza non la conosciamo, ma di sicuro Genè non sarà messo al rogo».
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
da Valtellina News
L'orso M25 esce dal letargo e comincia a cibarsi, per "primo": un'asinella
M25 è uscito ufficialmente dal letargo, le temperature si stanno alzando, le giornate si allungano e all'orso è tornata la fame. Come apprendiamo dalla stampa locale, il mammifero ha sbranato un'asinella lasciata libera di pascolare nei boschi tra Pian del Gembro e Trivigno, tra i comuni di Villa e Tirano. A fare la macabra scoperta, il proprietario dell'asina che nella mattinata di martedì 3 marzo è salito in quota per portarle da mangiare e l'ha trovata vittima della voracità del plantigrado. Immediata la chiamata alla Polizia provinciale che, accompagnata dal veterinario dell'Asl, ha potuto accertare la responsabilità dell'orso affezionato alla Valtellina. I segni sulla carcassa, un'impronta sulla neve, la traccia del radio collare non lasciano dubbio: è stato M25. La preda aggredita e poi stata spostata in un luogo nascosto, secondo gli uomini della Polizia, questo è dovuto al fatto che, molto probabilmente, l'orso intenda continuare a cibarsi della povera asinella capitata tra le sue fauci. Infine sembra che l'allevatore non avrà problemi a ricevere il risarcimento dalla regione, ad aggredire l'asino è indubbio sia stato l'orso M25, giusta consolazione difronte alla furia della Natura. Quest'ultimo episodio non fa ben sperare sul comportamento che il quadrupede terrà durante la bella stagione, la Valtellina è piena di allevamenti di bestiame in alta montagna, ed è chiaro come M25 non abbia problemi a compiere le sue razzie, che siano le sue prede in un recinto o libere al pascolo.
L'orso M25 esce dal letargo e comincia a cibarsi, per "primo": un'asinella
M25 è uscito ufficialmente dal letargo, le temperature si stanno alzando, le giornate si allungano e all'orso è tornata la fame. Come apprendiamo dalla stampa locale, il mammifero ha sbranato un'asinella lasciata libera di pascolare nei boschi tra Pian del Gembro e Trivigno, tra i comuni di Villa e Tirano. A fare la macabra scoperta, il proprietario dell'asina che nella mattinata di martedì 3 marzo è salito in quota per portarle da mangiare e l'ha trovata vittima della voracità del plantigrado. Immediata la chiamata alla Polizia provinciale che, accompagnata dal veterinario dell'Asl, ha potuto accertare la responsabilità dell'orso affezionato alla Valtellina. I segni sulla carcassa, un'impronta sulla neve, la traccia del radio collare non lasciano dubbio: è stato M25. La preda aggredita e poi stata spostata in un luogo nascosto, secondo gli uomini della Polizia, questo è dovuto al fatto che, molto probabilmente, l'orso intenda continuare a cibarsi della povera asinella capitata tra le sue fauci. Infine sembra che l'allevatore non avrà problemi a ricevere il risarcimento dalla regione, ad aggredire l'asino è indubbio sia stato l'orso M25, giusta consolazione difronte alla furia della Natura. Quest'ultimo episodio non fa ben sperare sul comportamento che il quadrupede terrà durante la bella stagione, la Valtellina è piena di allevamenti di bestiame in alta montagna, ed è chiaro come M25 non abbia problemi a compiere le sue razzie, che siano le sue prede in un recinto o libere al pascolo.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
da Il Giorno
Torna l’orso mangia asine e in Valtellina ricomincia una travagliata convivenza
Villa di Tirano (Sondrio), 8 marzo 2015 - M25, l'orso bruno trentino da qualche tempo stanziato sulle montagne valtellinesi, si è svegliato dal letargo invernale alquanto affamato, tanto da aggredire e mangiare un’asina. La razzia è avvenuta nei boschi tra Pian di Gembro e Trivigno, sul versante orobico del Comune di Villa di Tirano e a farne le spese è stata la bestiola allevata da una famiglia del posto, che gestisce un agriturismo nella nota località dall’elevato interesse naturalistico. La sgradita sorpresa ha riacceso i riflettori sul problema della convivenza tra i valtellinesi e il plantigrado, ma più in generale con i grandi predatori, visto che nelle scorse settimane è ricomparso anche il lupo nei boschi attorno ad Aprica. Gli stessi residenti si dividono tra pro e contro la presenza dell’orso bruno ribattezzato M25, monitorato dalla Polizia provinciale e dai tecnici dell’Ufficio Faunistico della provincia di Sondrio, attraverso il radio collare indossato dall’animale e collegato a sistema gps, dal quale è possibile registrarne gli spostamenti e localizzarne la posizione. Lunga la “fedina penale” del plantigrado che lo scorso anno ha fatto infuriare gli allevatori tra razzie di pecore nel Tiranese, in Valposchiavo, oltre a diversi asini predati, tra cui ben quattro nella Val di Togno.
Una strage quest’ultima, che aveva spinto l’allora presidente della Provincia Massimo Sertori a chiedere al Trentino di riprendersi indietro il plantigrado. Una presenza dimenticata fino ad oggi a causa del letargo che aveva spinto M25 a ritirarsi per alcuni mesi sulle cime del Mortirolo, ma il ritiro per il lungo sonno invernale non è la regola per questi esemplari, nell’inverno del 2013 ad esempio, come riferiscono gli esperti, M25 non aveva chiuso occhio: «Può aver inciso il clima mite che non ha portato abbondanti nevicate e gelate in quota – aveva spiegato Maria Ferloni dell’Ufficio faunistico di Palazzo Muzio -. Sono animali imprevedibili, in generale il letargo inizia da novembre sino a marzo». Da parte dell’amministrazione provinciale continuano le raccomandazioni agli allevatori di custodire il bestiame, e in questo caso gli asini di cui sembra essere ghiotto M25, in luoghi sicuri, con recinzioni elettriche.
Torna l’orso mangia asine e in Valtellina ricomincia una travagliata convivenza
Villa di Tirano (Sondrio), 8 marzo 2015 - M25, l'orso bruno trentino da qualche tempo stanziato sulle montagne valtellinesi, si è svegliato dal letargo invernale alquanto affamato, tanto da aggredire e mangiare un’asina. La razzia è avvenuta nei boschi tra Pian di Gembro e Trivigno, sul versante orobico del Comune di Villa di Tirano e a farne le spese è stata la bestiola allevata da una famiglia del posto, che gestisce un agriturismo nella nota località dall’elevato interesse naturalistico. La sgradita sorpresa ha riacceso i riflettori sul problema della convivenza tra i valtellinesi e il plantigrado, ma più in generale con i grandi predatori, visto che nelle scorse settimane è ricomparso anche il lupo nei boschi attorno ad Aprica. Gli stessi residenti si dividono tra pro e contro la presenza dell’orso bruno ribattezzato M25, monitorato dalla Polizia provinciale e dai tecnici dell’Ufficio Faunistico della provincia di Sondrio, attraverso il radio collare indossato dall’animale e collegato a sistema gps, dal quale è possibile registrarne gli spostamenti e localizzarne la posizione. Lunga la “fedina penale” del plantigrado che lo scorso anno ha fatto infuriare gli allevatori tra razzie di pecore nel Tiranese, in Valposchiavo, oltre a diversi asini predati, tra cui ben quattro nella Val di Togno.
Una strage quest’ultima, che aveva spinto l’allora presidente della Provincia Massimo Sertori a chiedere al Trentino di riprendersi indietro il plantigrado. Una presenza dimenticata fino ad oggi a causa del letargo che aveva spinto M25 a ritirarsi per alcuni mesi sulle cime del Mortirolo, ma il ritiro per il lungo sonno invernale non è la regola per questi esemplari, nell’inverno del 2013 ad esempio, come riferiscono gli esperti, M25 non aveva chiuso occhio: «Può aver inciso il clima mite che non ha portato abbondanti nevicate e gelate in quota – aveva spiegato Maria Ferloni dell’Ufficio faunistico di Palazzo Muzio -. Sono animali imprevedibili, in generale il letargo inizia da novembre sino a marzo». Da parte dell’amministrazione provinciale continuano le raccomandazioni agli allevatori di custodire il bestiame, e in questo caso gli asini di cui sembra essere ghiotto M25, in luoghi sicuri, con recinzioni elettriche.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
da Arena.it di Barbara Bertassi
L'orso è sul Baldo e torna caccia
Sul Baldo l'orso s'è svegliato. È stato visto, sotto la Vetta delle Buse, come fa sapere Giuliana Steccanella, 54 anni, commessa in un negozio sportivo in un centro commerciale, che abita a Spiazzi di Caprino. «Verso le 13,15 ero a cima Costabella, sulla dorsale che guarda verso il lago, a quota 2053 metri - racconta - ho spinto lo sguardo verso la Vetta della Buse e, poco sotto, ho scorto un grosso animale muoversi. Allora ho guardato meglio e ho capito che era proprio un plantigrado. Ero lontana circa 200 metri in linea d'aria e ho subito estratto la macchina fotografica per scattare delle foto. In una di questa il selvatico si vede lateralmente e ho provato a scattarne altre mentre inseguiva un branco di camosci».
«Sono emozionata - racconta ancora Giuliana Steccanella - perché davvero non è cosa di tutti i giorni vedere un orso sul Baldo, anche se io sono sempre in montagna dove vado almeno due o tre volte la settimana, perché mi piace sciare d'inverno e d'estate camminare. Non mi sono per niente spaventata dalla sua presenza, anzi ho guardato se riuscivo a scorgerlo ancora, anche da più vicino, ma purtroppo nulla». «In ogni caso ho voluto immortalare la sua presenza anche scattando immagini delle orme, che erano grandi una ventina di centimetri abbondanti. Ora, già oggi, tornerò sul Baldo, in particolare in quella zona, la dorsale che guarda verso il lago, perché vorrei rivedere quell'animale. L'anno scorso», ricorda, «l'orso era stato filmato da amici, che avevo considerato fortunatissimi per essere riusciti a filmarlo, non mi sarei mai aspettata che questa fortuna, proprio ora, capitasse proprio a me». Con Giuliana c'era anche un amico, Luigi Tosoni, di Verona, 68 anni, istruttore nazionale di sci alpinismo il quale dice: «Sono stato io, per primo a vedere l'orso. Saliva dal Vallone della Vetta delle Buse, dal ripetitore, ed è arrivato sul crinale che guarda giù, verso la Valdadige, dove è sceso rincorrendo un branco di animali selvatici, camosci o caprioli, che, essendo lontani, non ho potuto distinguere distinto». E aggiunge: «Ho già visto orsi nei parchi degli Stati Uniti, ma è sempre emozionante scorgere esemplari di questo genere direttamente dal vivo, scendere per un pendio innevato rincorrendo altri animali della montagna». Conclusione dell'avventura: «Siamo quindi scesi ed abbiamo ripercorso parte del tragitto da lui fatto dove abbiamo fotografato le impronte lascia mentre andava a caccia velocissimo. Non credevo che si muovessero con simile celerità».
L'orso è sul Baldo e torna caccia
Sul Baldo l'orso s'è svegliato. È stato visto, sotto la Vetta delle Buse, come fa sapere Giuliana Steccanella, 54 anni, commessa in un negozio sportivo in un centro commerciale, che abita a Spiazzi di Caprino. «Verso le 13,15 ero a cima Costabella, sulla dorsale che guarda verso il lago, a quota 2053 metri - racconta - ho spinto lo sguardo verso la Vetta della Buse e, poco sotto, ho scorto un grosso animale muoversi. Allora ho guardato meglio e ho capito che era proprio un plantigrado. Ero lontana circa 200 metri in linea d'aria e ho subito estratto la macchina fotografica per scattare delle foto. In una di questa il selvatico si vede lateralmente e ho provato a scattarne altre mentre inseguiva un branco di camosci».
«Sono emozionata - racconta ancora Giuliana Steccanella - perché davvero non è cosa di tutti i giorni vedere un orso sul Baldo, anche se io sono sempre in montagna dove vado almeno due o tre volte la settimana, perché mi piace sciare d'inverno e d'estate camminare. Non mi sono per niente spaventata dalla sua presenza, anzi ho guardato se riuscivo a scorgerlo ancora, anche da più vicino, ma purtroppo nulla». «In ogni caso ho voluto immortalare la sua presenza anche scattando immagini delle orme, che erano grandi una ventina di centimetri abbondanti. Ora, già oggi, tornerò sul Baldo, in particolare in quella zona, la dorsale che guarda verso il lago, perché vorrei rivedere quell'animale. L'anno scorso», ricorda, «l'orso era stato filmato da amici, che avevo considerato fortunatissimi per essere riusciti a filmarlo, non mi sarei mai aspettata che questa fortuna, proprio ora, capitasse proprio a me». Con Giuliana c'era anche un amico, Luigi Tosoni, di Verona, 68 anni, istruttore nazionale di sci alpinismo il quale dice: «Sono stato io, per primo a vedere l'orso. Saliva dal Vallone della Vetta delle Buse, dal ripetitore, ed è arrivato sul crinale che guarda giù, verso la Valdadige, dove è sceso rincorrendo un branco di animali selvatici, camosci o caprioli, che, essendo lontani, non ho potuto distinguere distinto». E aggiunge: «Ho già visto orsi nei parchi degli Stati Uniti, ma è sempre emozionante scorgere esemplari di questo genere direttamente dal vivo, scendere per un pendio innevato rincorrendo altri animali della montagna». Conclusione dell'avventura: «Siamo quindi scesi ed abbiamo ripercorso parte del tragitto da lui fatto dove abbiamo fotografato le impronte lascia mentre andava a caccia velocissimo. Non credevo che si muovessero con simile celerità».
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