Foppolo, domenica 17 Giugno 2012 - da L'Eco di Bergamo
Foppolo, escursionista salvo dopo un volo di cento metri
Paura per un escursionista cinquantasettenne di Monza che, nel primo pomeriggio di ieri, è precipitato per un centinaio di metri mentre effettuava un'escursione assieme ad alcuni amici a Foppolo. A dare l'allarme sono stati proprio i suoi compagni di escursione, che hanno chiamato il 118: il cinquantasettenne è stato soccorso e trasportato agli Ospedali Riuniti di Bergamo. Ha riportato diverse contusioni ed escoriazioni per la caduta, oltre a un serio trauma cranico. L'incidente montano si è verificato attorno alle 14,30 di ieri: il gruppo di escursionisti stava camminando lungo il sentiero che si trova proprio sotto il passo di Porcile. Approfittando della bella domenica di sole gli escursionisti monzesi si sono incamminati, fino a quando il cinquantasettenne è scivolato, cominciando a ruzzolare per complessivi cento metri. Una caduta lunga, che si è conclusa più a valle: l'uomo è scivolato sulla parete montana, tra erba, sassi e arbusti, che hanno provocato al monzese diverse escoriazioni. Gli amici hanno subito telefonato al 118, che ha inviato a Foppolo l'elisoccorso. In pochi minuti il ferito è stato individuato: era cosciente, nonostante le ferite riportate nella caduta. Soccorso e caricato a bordo del velivolo, il cinquantasettenne è stato trasportato ai Riuniti e sottoposto a tutti gli esami diagnostici del caso. Dell'incidente montano è stato informato anche il Soccorso alpino, che ha inviato nella zona una propria squadra per supportare l'intervento dell'elisoccorso del 118.
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Foppolo, escursionista salvo dopo un volo di cento metri
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Re: News - Cronaca dalla Valle Brembana
Da L'Eco di Bergamo - San Pellegrino Terme
San Pellegrino, scontro tra due auto, traffico in tilt in Val Brembana
Incidente poco dopo le ore 8.00 a San Pellegrino sulla ex statale 470. Tutta la Val Brembana è paralizzata dal punto di vista viabilistico, con lunghe code causate da uno scontro tra due vetture. Ferite 3 persone, paiono in serie condizioni. Sul posto due ambulanze e un'automedica, oltre agli agenti della polizia stradale di Bergamo.
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Incidente poco dopo le ore 8.00 a San Pellegrino sulla ex statale 470. Tutta la Val Brembana è paralizzata dal punto di vista viabilistico, con lunghe code causate da uno scontro tra due vetture. Ferite 3 persone, paiono in serie condizioni. Sul posto due ambulanze e un'automedica, oltre agli agenti della polizia stradale di Bergamo.
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Ciclista milanese morto a Branzi, era orfano
da L'Eco di Bergamo di Eleonora Arizzi
Ciclista milanese morto a Branzi, era orfano: non si trovano parenti
Branzi - Si trova ancora nella camera mortuaria del cimitero di Branzi Emanuele Cabrani, il ciclista milanese di 51 anni morto d'infarto sabato mattina. Sembra sempre più difficoltosa, infatti, la ricerca dei parenti che dovrebbero riconoscerne la salma. L'uomo, colpito da infarto e caduto dalla sua bici mentre stava pedalando in via Ponte Redorta, non è però rimasto abbandonato. In molti si sono mobilitati per collaborare con le forze dell'ordine nella ricerca dei suoi parenti. «Dal cellulare che aveva con sé siamo riusciti a contattare alcuni colleghi di Cabrani che da subito si sono resi disponibili – spiega il maresciallo Giovanni Antoniello, della stazione dei carabinieri Branzi –. Gli amici dicono che fosse molto riservato e raramente avesse confidato la sua situazione familiare. Risulta però certo che fosse orfano e che avesse trascorso l'adolescenza in alcune case famiglia nella provincia di Varese».
Un ciclista esperto
Nato a Firenze, ma residente a Milano, il ciclista si trovava a Branzi per un'escursione, da solo. Intorno alle 12,40, nella zona alta del paese, lungo la strada provinciale 2 che porta a Foppolo, ha accusato un malore, forse a causa della calura, che gli è stato fatale. A prestargli i primi soccorsi e a lanciare l'allarme al 118 è stato un automobilista che ha trovato il cicloturista a terra. Prima dell'arrivo dell'ambulanza della Croce Rossa di Lenna e dell'elisoccorso, sul posto è subito intervenuto un medico residente nelle vicinanze, Cristian Salaroli. Vani i soccorsi, perché l'uomo è deceduto sul colpo. «Dall'equipaggiamento è certo che era un ciclista esperto» spiega un residente accorso sul luogo.
Venuto in valle apposta
Dalle informazioni raccolte sembra che l'uomo, impiegato bancario nel capoluogo lombardo, non si trovasse in Valle Brembana in villeggiatura: dovrebbe aver lasciato l'auto nel fondovalle, per poi voler raggiungere Foppolo in sella alla sua bici. Sul luogo dell'accaduto numerose persone di Branzi che hanno facilitato l'operazione dei soccorritori, anche trasportando con i propri mezzi l'équipe dell'elisoccorso dalla zona di atterraggio alla via Ponte Redorta. «Quando ho saputo della tragedia sono subito accorso alla camera mortuaria per la benedizione della salma e la preghiera con alcune persone della comunità – spiega il parroco, don Alfio Signorini –. Abbiamo ricordato Emanuele anche nella preghiera delle Messe domenicali». Intanto continuano le ricerche dei parenti. «Domani (oggi per chi legge, ndr) una delegazione di colleghi di Cabrani, con il direttore della banca, farà visita alla salma – precisa il maresciallo Antoniello – e, in collaborazione con i Comuni di Branzi, Milano e Firenze, continueremo nella ricerca dei parenti».
Ciclista milanese morto a Branzi, era orfano: non si trovano parenti
Branzi - Si trova ancora nella camera mortuaria del cimitero di Branzi Emanuele Cabrani, il ciclista milanese di 51 anni morto d'infarto sabato mattina. Sembra sempre più difficoltosa, infatti, la ricerca dei parenti che dovrebbero riconoscerne la salma. L'uomo, colpito da infarto e caduto dalla sua bici mentre stava pedalando in via Ponte Redorta, non è però rimasto abbandonato. In molti si sono mobilitati per collaborare con le forze dell'ordine nella ricerca dei suoi parenti. «Dal cellulare che aveva con sé siamo riusciti a contattare alcuni colleghi di Cabrani che da subito si sono resi disponibili – spiega il maresciallo Giovanni Antoniello, della stazione dei carabinieri Branzi –. Gli amici dicono che fosse molto riservato e raramente avesse confidato la sua situazione familiare. Risulta però certo che fosse orfano e che avesse trascorso l'adolescenza in alcune case famiglia nella provincia di Varese».
Un ciclista esperto
Nato a Firenze, ma residente a Milano, il ciclista si trovava a Branzi per un'escursione, da solo. Intorno alle 12,40, nella zona alta del paese, lungo la strada provinciale 2 che porta a Foppolo, ha accusato un malore, forse a causa della calura, che gli è stato fatale. A prestargli i primi soccorsi e a lanciare l'allarme al 118 è stato un automobilista che ha trovato il cicloturista a terra. Prima dell'arrivo dell'ambulanza della Croce Rossa di Lenna e dell'elisoccorso, sul posto è subito intervenuto un medico residente nelle vicinanze, Cristian Salaroli. Vani i soccorsi, perché l'uomo è deceduto sul colpo. «Dall'equipaggiamento è certo che era un ciclista esperto» spiega un residente accorso sul luogo.
Venuto in valle apposta
Dalle informazioni raccolte sembra che l'uomo, impiegato bancario nel capoluogo lombardo, non si trovasse in Valle Brembana in villeggiatura: dovrebbe aver lasciato l'auto nel fondovalle, per poi voler raggiungere Foppolo in sella alla sua bici. Sul luogo dell'accaduto numerose persone di Branzi che hanno facilitato l'operazione dei soccorritori, anche trasportando con i propri mezzi l'équipe dell'elisoccorso dalla zona di atterraggio alla via Ponte Redorta. «Quando ho saputo della tragedia sono subito accorso alla camera mortuaria per la benedizione della salma e la preghiera con alcune persone della comunità – spiega il parroco, don Alfio Signorini –. Abbiamo ricordato Emanuele anche nella preghiera delle Messe domenicali». Intanto continuano le ricerche dei parenti. «Domani (oggi per chi legge, ndr) una delegazione di colleghi di Cabrani, con il direttore della banca, farà visita alla salma – precisa il maresciallo Antoniello – e, in collaborazione con i Comuni di Branzi, Milano e Firenze, continueremo nella ricerca dei parenti».
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Re: News - Cronaca dalla Valle Brembana
Da L'Eco di Bergamo del Lunedi' 18 Giugno 2012 - Foppolo
Negli sci club grande serietà, gli abusi non sono tollerabili
La Fisi interviene sul caso dell´istruttore di sci di Foppoloche avrebbe avuto rapporti sessuali con allieve
Dissociarsi da «questi episodi», e tutelare il lavoro dei molti che agiscono «con serietà e impegno dentro e fuori i campi da sci». È l'obiettivo di un comunicato diramato dalla presidenza provinciale della Fisi (la Federazione degli sport invernali) di Bergamo. La nota arriva dopo la notizia di un maestro di sci di squadre agonistiche femminili accusato (l'udienza preliminare è in programma per settembre) di violenza sessuale su minore perché avrebbe avuto rapporti sessuali – seppur consenzienti – con ragazzine sotto i 16 anni. A scoprire la vicenda è stato il padre di una delle ragazze: era così scattata la denuncia e dunque l'inchiesta.
«Episodi deplorevoli»
Ora la Fisi interviene per «esprimere la propria posizione al riguardo dei deplorevoli episodi riportati dalla stampa locale. Ciò al fine di tutelare l'operato e l'attività che viene svolta con serietà e impegno dentro e fuori i campi da sci e di gara dalle numerose società aderenti alla Federazione». Si parte da un punto fermo: «Chi si avvicina allo sport, ancor più se giovane adolescente, deve essere posto nelle condizioni migliori per poterlo svolgere nel pieno rispetto della persona e delle regole. Lo sci club può diventare una seconda famiglia e comunque un ambiente serio ove si fa sport e si socializza in perfetta armonia e rispetto reciproco. Non sono comprensibili né tollerabili casi di abuso di potere da parte di tutto il team, tantomeno un comportamento scorretto e lesivo della dignità degli atleti da parte degli istruttori, di preparatori e dell'intero staff tecnico. I valori dello sport e di chi lo pratica ai vari livelli devono essere posti al centro della nostra attività ed attenzione». Di qui l'importanza di tenere alta la guardia: «Affinché certi episodi non abbiamo più a ripetersi – prosegue la nota – la presidenza Fisi della provincia di Bergamo richiederà alle società federate di incrementare ulteriormente il proprio impegno e attenzione, volti a garantire il massimo livello di servizio e di sicurezza di tutti gli atleti». Inoltre la Fisi, «nell'interpretare la volontà di tutti gli sci club della Bergamasca nel dissociarsi da questi episodi, vuole esprimere la propria vicinanza alle giovani atlete coinvolte e alle loro famiglie». Il documento è siglato anche da numerosi sci club della nostra provincia: 13 Clusone, Selvino, Orezzo, Zogno, Brembo Ski, Roncobello, Colere, Cus Bergamo Sci, Altitude, Cai Treviglio, Schilpario, Valserina, Presolana Monte Pora, Gromo, Piazzatorre, Agonistico Foppolo, Valgandino, Baz Snow&race, Ski&fun.
Negli sci club grande serietà, gli abusi non sono tollerabili
La Fisi interviene sul caso dell´istruttore di sci di Foppoloche avrebbe avuto rapporti sessuali con allieve
Dissociarsi da «questi episodi», e tutelare il lavoro dei molti che agiscono «con serietà e impegno dentro e fuori i campi da sci». È l'obiettivo di un comunicato diramato dalla presidenza provinciale della Fisi (la Federazione degli sport invernali) di Bergamo. La nota arriva dopo la notizia di un maestro di sci di squadre agonistiche femminili accusato (l'udienza preliminare è in programma per settembre) di violenza sessuale su minore perché avrebbe avuto rapporti sessuali – seppur consenzienti – con ragazzine sotto i 16 anni. A scoprire la vicenda è stato il padre di una delle ragazze: era così scattata la denuncia e dunque l'inchiesta.
«Episodi deplorevoli»
Ora la Fisi interviene per «esprimere la propria posizione al riguardo dei deplorevoli episodi riportati dalla stampa locale. Ciò al fine di tutelare l'operato e l'attività che viene svolta con serietà e impegno dentro e fuori i campi da sci e di gara dalle numerose società aderenti alla Federazione». Si parte da un punto fermo: «Chi si avvicina allo sport, ancor più se giovane adolescente, deve essere posto nelle condizioni migliori per poterlo svolgere nel pieno rispetto della persona e delle regole. Lo sci club può diventare una seconda famiglia e comunque un ambiente serio ove si fa sport e si socializza in perfetta armonia e rispetto reciproco. Non sono comprensibili né tollerabili casi di abuso di potere da parte di tutto il team, tantomeno un comportamento scorretto e lesivo della dignità degli atleti da parte degli istruttori, di preparatori e dell'intero staff tecnico. I valori dello sport e di chi lo pratica ai vari livelli devono essere posti al centro della nostra attività ed attenzione». Di qui l'importanza di tenere alta la guardia: «Affinché certi episodi non abbiamo più a ripetersi – prosegue la nota – la presidenza Fisi della provincia di Bergamo richiederà alle società federate di incrementare ulteriormente il proprio impegno e attenzione, volti a garantire il massimo livello di servizio e di sicurezza di tutti gli atleti». Inoltre la Fisi, «nell'interpretare la volontà di tutti gli sci club della Bergamasca nel dissociarsi da questi episodi, vuole esprimere la propria vicinanza alle giovani atlete coinvolte e alle loro famiglie». Il documento è siglato anche da numerosi sci club della nostra provincia: 13 Clusone, Selvino, Orezzo, Zogno, Brembo Ski, Roncobello, Colere, Cus Bergamo Sci, Altitude, Cai Treviglio, Schilpario, Valserina, Presolana Monte Pora, Gromo, Piazzatorre, Agonistico Foppolo, Valgandino, Baz Snow&race, Ski&fun.
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Re: News - Cronaca dalla Valle Brembana
da L'Eco di Bergamo di Marta Todeschini e Eleonora Arizzi
Trovata la famiglia affidataria del ciclista morto a Branzi
Branzi - L'attesa e il timore che Emanuele Cabrani potesse rimanere solo nella sua sepoltura si è finalmente rotta ieri. Una telefonata ha riallacciato un rapporto mai interrotto del tutto, ma definitivamente sospeso dalla morte improvvisa, per un infarto, di quest'uomo di 51 anni, arrivato sabato mattina da Milano a Branzi sulla sua bicicletta. Per due giorni Cabrani aveva solo un nome, un'età e un mestiere: bancario nel capoluogo lombardo. Ma non una storia e tantomeno dei parenti che potessero piangerlo e riportarlo a casa, abbracciandolo nei dolorosi giorni che precedono la terra. Nel freddo linguaggio della burocrazia, che potessero riconoscerne la salma. Tra i pochi dettagli affiorati dai ricordi dei colleghi di lavoro, arrivati in valle per lui, era emerso che Cabrani era orfano e che aveva trascorso l'adolescenza in case famiglia del Varesotto.
La svolta
Ieri la svolta. «Abbiamo rintracciato la famiglia che l'aveva avuto in affido – rivela il sindaco di Branzi Gabriele Curti, al quale è toccato il compito di avvisare al telefono gli anziani genitori affidatari della scomparsa di Emanuele –. Erano rimasti in contatto: Cabrani era anche andato al matrimonio di uno dei loro figli, qualche mese fa. Ma non avevano saputo della sua morte improvvisa». Il sindaco Curti ieri non ricordava la zona dove abita questa famiglia, che questa mattina arriverà a Branzi per riconoscere il corpo di Emanuele e, forse, portarlo con sé. «Dal primo contatto che ho avuto con loro avrebbero manifestato la volontà di avvicinarlo a loro – ha detto Curti – anche se, in caso contrario, diamo la nostra disponibilità a dare sepoltura quest'uomo nel nostro cimitero».
Lavoro di squadra
A questa famiglia si è risaliti grazie a un lavoro di squadra che ha coinvolto Comuni, forze dell'ordine e amici di Cabrani. «Ci eravamo messi in contatto con i Comuni di Milano, dove risiedeva, Firenze, nel quale è nato, e anche Bollate, paese nel quale il cicloturista ha abitato alcuni anni addietro». Alla fine, grazie ad alcuni amici, si è arrivati alla sua famiglia affidataria. In attesa della decisione di questi che risultano essere i suoi unici parenti seppure, per definizione, «a tempo», la salma di Cabrani rimane nella camera mortuaria del cimitero del paese. «Qui domenica alcuni colleghi sono venuti in visita – spiegano della stazione dei carabinieri del paese – e hanno confermato la sua timidezza nel confidare la sua situazione familiare». La triste storia di Cabrani, colpito da infarto sabato dopo il mezzogiorno in via Ponte Redorta mentre era in sella alla sua bici, forse a causa della calura, ha colpito gli abitanti di Branzi. Numerose persone del paese hanno fatto visita al camposanto per una preghiera o per deporre un fiore, anche se la porta della camera mortuaria è rimasta chiusa. «Speriamo che trovino almeno un parente, ma se dovessero seppellirlo qui io non mancherò al suo funerale», sussurrava ieri un'anziana al cancello del cimitero, non sapendo del ritrovamento della famiglia affidataria. Forse ora l'affido continuerà.
Trovata la famiglia affidataria del ciclista morto a Branzi
Branzi - L'attesa e il timore che Emanuele Cabrani potesse rimanere solo nella sua sepoltura si è finalmente rotta ieri. Una telefonata ha riallacciato un rapporto mai interrotto del tutto, ma definitivamente sospeso dalla morte improvvisa, per un infarto, di quest'uomo di 51 anni, arrivato sabato mattina da Milano a Branzi sulla sua bicicletta. Per due giorni Cabrani aveva solo un nome, un'età e un mestiere: bancario nel capoluogo lombardo. Ma non una storia e tantomeno dei parenti che potessero piangerlo e riportarlo a casa, abbracciandolo nei dolorosi giorni che precedono la terra. Nel freddo linguaggio della burocrazia, che potessero riconoscerne la salma. Tra i pochi dettagli affiorati dai ricordi dei colleghi di lavoro, arrivati in valle per lui, era emerso che Cabrani era orfano e che aveva trascorso l'adolescenza in case famiglia del Varesotto.
La svolta
Ieri la svolta. «Abbiamo rintracciato la famiglia che l'aveva avuto in affido – rivela il sindaco di Branzi Gabriele Curti, al quale è toccato il compito di avvisare al telefono gli anziani genitori affidatari della scomparsa di Emanuele –. Erano rimasti in contatto: Cabrani era anche andato al matrimonio di uno dei loro figli, qualche mese fa. Ma non avevano saputo della sua morte improvvisa». Il sindaco Curti ieri non ricordava la zona dove abita questa famiglia, che questa mattina arriverà a Branzi per riconoscere il corpo di Emanuele e, forse, portarlo con sé. «Dal primo contatto che ho avuto con loro avrebbero manifestato la volontà di avvicinarlo a loro – ha detto Curti – anche se, in caso contrario, diamo la nostra disponibilità a dare sepoltura quest'uomo nel nostro cimitero».
Lavoro di squadra
A questa famiglia si è risaliti grazie a un lavoro di squadra che ha coinvolto Comuni, forze dell'ordine e amici di Cabrani. «Ci eravamo messi in contatto con i Comuni di Milano, dove risiedeva, Firenze, nel quale è nato, e anche Bollate, paese nel quale il cicloturista ha abitato alcuni anni addietro». Alla fine, grazie ad alcuni amici, si è arrivati alla sua famiglia affidataria. In attesa della decisione di questi che risultano essere i suoi unici parenti seppure, per definizione, «a tempo», la salma di Cabrani rimane nella camera mortuaria del cimitero del paese. «Qui domenica alcuni colleghi sono venuti in visita – spiegano della stazione dei carabinieri del paese – e hanno confermato la sua timidezza nel confidare la sua situazione familiare». La triste storia di Cabrani, colpito da infarto sabato dopo il mezzogiorno in via Ponte Redorta mentre era in sella alla sua bici, forse a causa della calura, ha colpito gli abitanti di Branzi. Numerose persone del paese hanno fatto visita al camposanto per una preghiera o per deporre un fiore, anche se la porta della camera mortuaria è rimasta chiusa. «Speriamo che trovino almeno un parente, ma se dovessero seppellirlo qui io non mancherò al suo funerale», sussurrava ieri un'anziana al cancello del cimitero, non sapendo del ritrovamento della famiglia affidataria. Forse ora l'affido continuerà.
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Malore nel centro di Serina, muore casalinga di 47 anni
da L'Eco di Bergamo
Malore nel centro di Serina, muore casalinga di 47 anni
Lascia tre figli Rinella Muttoni, la 47enne di Serina che nella tarda mattinata di lunedì 25 giugno si è sentita male mentre si trovava fuori dalla sua abitazione, in paese. La donna si trovava in via Roma quando ha avuto un malore e si è accasciata a terra. Subito sono stati chiamati i soccorsi e i medici del 118 hanno tentato più volte di rianimare la donna con un massaggio cardiaco. Tutti i tentativi sono però risultati vani e la donna è morta sul colpo, probabilmente per un attacco cardiaco. La notizia della morte di Rinella Muttoni, casalinga e conosciuta in paese, si è subito diffusa a Serina. Allestita la camera mortuaria, da definire la data dei funerali.
Malore nel centro di Serina, muore casalinga di 47 anni
Lascia tre figli Rinella Muttoni, la 47enne di Serina che nella tarda mattinata di lunedì 25 giugno si è sentita male mentre si trovava fuori dalla sua abitazione, in paese. La donna si trovava in via Roma quando ha avuto un malore e si è accasciata a terra. Subito sono stati chiamati i soccorsi e i medici del 118 hanno tentato più volte di rianimare la donna con un massaggio cardiaco. Tutti i tentativi sono però risultati vani e la donna è morta sul colpo, probabilmente per un attacco cardiaco. La notizia della morte di Rinella Muttoni, casalinga e conosciuta in paese, si è subito diffusa a Serina. Allestita la camera mortuaria, da definire la data dei funerali.
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Una donna anziana investita mentre attraversa sulle strisce
da Bergsamo NEWS
Zogno - Una donna anziana investita mentre attraversa sulle strisce
Non sono gravi le condizione della dona investita a Zogno mentre attraversava sulle strisce pedonali. L'incidente è avvenuto intorno alle 7.40 di martedì mattina, ad una signora anziana che stava attraversando all’altezza della farmacia di Zogno, quando un Fiat Punto sopraggiungeva dalla Valle Brembana. Per motivi ancora al vaglio della Polizia Locale l’impatto è stato inevitabile. La donna è rimasta cosciente fin da subito e non ha mostrato ferite gravi. Sul luogo è giunta subito un ambulanza e i carabinieri di Zogno. Forti disagi al traffico vallare che è rimasto bloccato in entrambi i sensi di marcia per più di un’ora proprio nell’orario di punta.
Zogno - Una donna anziana investita mentre attraversa sulle strisce
Non sono gravi le condizione della dona investita a Zogno mentre attraversava sulle strisce pedonali. L'incidente è avvenuto intorno alle 7.40 di martedì mattina, ad una signora anziana che stava attraversando all’altezza della farmacia di Zogno, quando un Fiat Punto sopraggiungeva dalla Valle Brembana. Per motivi ancora al vaglio della Polizia Locale l’impatto è stato inevitabile. La donna è rimasta cosciente fin da subito e non ha mostrato ferite gravi. Sul luogo è giunta subito un ambulanza e i carabinieri di Zogno. Forti disagi al traffico vallare che è rimasto bloccato in entrambi i sensi di marcia per più di un’ora proprio nell’orario di punta.
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Cavo d'alta tensione si spezza, Fiamme e danni in una baita
Olmo al Brembo, da L'Eco di Bergamo di Eleonora Arizzi
Olmo al Brembo - Cavo d'alta tensione si spezza, Fiamme e danni in una baita
Olmo al Brembo - Momenti di paura, ieri sera, nella frazione Frola di Olmo al Brembo. Un incendio ha distrutto una cucina e reso inagibili alcune stanze di una baita ai piedi della Corna del Dente, uno sperone di roccia che sovrasta il paese, dietro la parrocchiale. La stima del danno non è stata ancora fatta, ma non si esclude possa essere consistente. Nessuno è rimasto ferito o intossicato, perché i proprietari non erano nell'edificio, ma l'illuminazione pubblica è saltata in gran parte del paese e la linea telefonica risultava muta. Le fiamme si sono sviluppate poco prima delle 19,30: un cavo dell'alta tensione della Terna, la società che gestisce la trasmissione della corrente ad alta e altissima tensione, si è spezzato per cause in fase di accertamento.
Sono stati alcuni abitanti di Olmo ad avvisare il 115, intervenuto sul posto con una squadre arrivata dal comando di Zogno. I vigili del fuoco hanno lavorato per quasi mezz'ora per spegnere il rogo e mettere in sicurezza la parte di baita danneggiata. Sul posto anche i carabinieri della stazione di Branzi. «Sembra che il cavo dell'alta tensione si sia spezzato per mancanza di manutenzione, perché non ci sono stati né fulmini né folate di vento che potessero causare questo danno – dice il vicesindaco Carmelo Goglio –. È inaccettabile che il cavo a terra abbia continuato ad alimentare corrente per dieci minuti, senza che si siano attivate le protezioni. C'è da chiedersi: cosa sarebbe successo se non avesse piovuto poco prima o se si fosse spezzato un cavo in paese?». Goglio sostiene, inoltre, che «la corrente è stata riattivata una seconda volta e infatti abbiamo consigliato al gruppo dei volontari dell'antincendio boschivo del paese di evitare di recarsi in prossimità della baita per evitare il peggio». In paese l'illuminazione pubblica è parzialmente saltata e le linee telefoniche erano mute. «Verificheremo ulteriori danni e chiederemo a Terna una relazione dell'accaduto». I proprietari della baita hanno preferito non rilasciare dichiarazioni sull'accaduto. L'incendio ha spaventato tutti residenti di Olmo al Brembo. Racconta un uomo: «Si è sentito un boato, sembrava un elicottero schiantato al suolo». Anche alcuni ragazzi, nelle vicinanze dell'impianto sportivo comunale, hanno assistito all'accaduto: «È stato spettacolare: c'erano fiamme alte dieci metri e per fortuna il prato era bagnato dalla pioggia scesa poco prima, altrimenti le fiamme avrebbero raso al suolo il bosco».
Olmo al Brembo - Cavo d'alta tensione si spezza, Fiamme e danni in una baita
Olmo al Brembo - Momenti di paura, ieri sera, nella frazione Frola di Olmo al Brembo. Un incendio ha distrutto una cucina e reso inagibili alcune stanze di una baita ai piedi della Corna del Dente, uno sperone di roccia che sovrasta il paese, dietro la parrocchiale. La stima del danno non è stata ancora fatta, ma non si esclude possa essere consistente. Nessuno è rimasto ferito o intossicato, perché i proprietari non erano nell'edificio, ma l'illuminazione pubblica è saltata in gran parte del paese e la linea telefonica risultava muta. Le fiamme si sono sviluppate poco prima delle 19,30: un cavo dell'alta tensione della Terna, la società che gestisce la trasmissione della corrente ad alta e altissima tensione, si è spezzato per cause in fase di accertamento.
Sono stati alcuni abitanti di Olmo ad avvisare il 115, intervenuto sul posto con una squadre arrivata dal comando di Zogno. I vigili del fuoco hanno lavorato per quasi mezz'ora per spegnere il rogo e mettere in sicurezza la parte di baita danneggiata. Sul posto anche i carabinieri della stazione di Branzi. «Sembra che il cavo dell'alta tensione si sia spezzato per mancanza di manutenzione, perché non ci sono stati né fulmini né folate di vento che potessero causare questo danno – dice il vicesindaco Carmelo Goglio –. È inaccettabile che il cavo a terra abbia continuato ad alimentare corrente per dieci minuti, senza che si siano attivate le protezioni. C'è da chiedersi: cosa sarebbe successo se non avesse piovuto poco prima o se si fosse spezzato un cavo in paese?». Goglio sostiene, inoltre, che «la corrente è stata riattivata una seconda volta e infatti abbiamo consigliato al gruppo dei volontari dell'antincendio boschivo del paese di evitare di recarsi in prossimità della baita per evitare il peggio». In paese l'illuminazione pubblica è parzialmente saltata e le linee telefoniche erano mute. «Verificheremo ulteriori danni e chiederemo a Terna una relazione dell'accaduto». I proprietari della baita hanno preferito non rilasciare dichiarazioni sull'accaduto. L'incendio ha spaventato tutti residenti di Olmo al Brembo. Racconta un uomo: «Si è sentito un boato, sembrava un elicottero schiantato al suolo». Anche alcuni ragazzi, nelle vicinanze dell'impianto sportivo comunale, hanno assistito all'accaduto: «È stato spettacolare: c'erano fiamme alte dieci metri e per fortuna il prato era bagnato dalla pioggia scesa poco prima, altrimenti le fiamme avrebbero raso al suolo il bosco».
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Fuga di gas: esplosione in casa, ustionato
San Giovanni Bianco, domenica 8 Luglio 2012 - da L'Eco di Bergamo
Fuga di gas: esplosione in casa, ustionato, è in prognosi riservata
Si è salvato riuscendo a uscire all'esterno dell'abitazione dopo un'esplosione causata probabilmente da una fuga di gas, ma ha subìto ustioni di secondo grado ed è stato trasportato ai Riuniti di Bergamo, dov'è ricoverato in prognosi riservata. È accaduto domenica 8 luglio nella frazione San Pietro d'Orzio di San Giovanni Bianco e precisamente in via Vascullera, in una vecchia abitazione di tre piani. Erano circa le 17,30 quando si è sentito il boato ha messo in allarme tutta la zona. Un 49enne di Gorla Maggiore (Varese), nella Bergamasca in villeggiatura, dopo lo scoppio è stato in grado di abbandonare con le proprie gambe la casa e appena fuori è stato fortunato a imbattersi in due ragazzi, volontari del 118, che hanno prestato all'uomo le prime cure allertando i soccorsi. Sul posto sono accorsi lo staff medico del 118 con l'ambulanza, i vigili del fuoco di Zogno, fino a pochi minuti prima impegnati a Capizzone per un incidente stradale, e i carabinieri di San Giovanni Bianco e Piazza Brembana. La casa è stata giudicata inagibile dai vigili del fuoco a causa del soffitto pericolante.
Fuga di gas: esplosione in casa, ustionato, è in prognosi riservata
Si è salvato riuscendo a uscire all'esterno dell'abitazione dopo un'esplosione causata probabilmente da una fuga di gas, ma ha subìto ustioni di secondo grado ed è stato trasportato ai Riuniti di Bergamo, dov'è ricoverato in prognosi riservata. È accaduto domenica 8 luglio nella frazione San Pietro d'Orzio di San Giovanni Bianco e precisamente in via Vascullera, in una vecchia abitazione di tre piani. Erano circa le 17,30 quando si è sentito il boato ha messo in allarme tutta la zona. Un 49enne di Gorla Maggiore (Varese), nella Bergamasca in villeggiatura, dopo lo scoppio è stato in grado di abbandonare con le proprie gambe la casa e appena fuori è stato fortunato a imbattersi in due ragazzi, volontari del 118, che hanno prestato all'uomo le prime cure allertando i soccorsi. Sul posto sono accorsi lo staff medico del 118 con l'ambulanza, i vigili del fuoco di Zogno, fino a pochi minuti prima impegnati a Capizzone per un incidente stradale, e i carabinieri di San Giovanni Bianco e Piazza Brembana. La casa è stata giudicata inagibile dai vigili del fuoco a causa del soffitto pericolante.
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