Ciao, un pò di riferimenti "normativi", poi chiedo a Pluto gentilmente, visto che è molto preparato in materia, di integrare qualora ce ne fosse la necessità.
Dunque, il Club Alpino Italiano
ha fra i suoi compiti istituzionali sanciti dall’articolo 2 comma b) della Legge 24/12/1985 n° 776 quello di “provvedere al tracciamento, alla realizzazione ed alla manutenzione di sentieri, opere alpine ed attrezzature alpinistiche”; la responsabilità è altra cosa, ma comunque non è da imputare neanche al gestore di un rifugio, in tal senso riguardo al Benigni abbiamo tolto quell'erronea interpretazione operata in anni passati.
Veniamo alla normativa regionale lombarda, dove si legge tra le altre cose:
Tipologia E – Segnaletica sentieri
Per le indicazioni dei sentieri presenti all’interno delle aree protette regionali, o che conducono ad esse, viene adottata la segnaletica ufficiale del Club Alpino Italiano in quanto già collaudata e diffusa sul territorio regionale e nazionale. Gli Enti gestori delle aree protette dovranno pertanto uniformarvisi.
Questo significa che potenzialmente in Lombardia, da normativa, qualunque ente può segnalare sentieri con la segnaletica CAI, ma questo naturalmente non significa che il CAI ne sia responsabile; maggiore responsabilità viene invece da sentieri numerati (e non solo quindi segnati) dal CAI, e quindi riconosciuti e inseriti ad esempio in sistemi come il Geoportale realizzato dal CAI Bergamo.
Se una sezione CAI segna un sentiero e lo numera logicamente è maggiormente responsabile della sua manutenzione, se non è in grado di provvedervi allora meglio che gli tolga il numero e cancelli le segnalazioni, e questo avviene ad esempio in sentieri esposti e difficilmente proteggibili (ad esempio in Val Brembana il sentiero alto che dalla Bocchetta d'Inferno conduce al Giarolo).
Altro caso di responsabilità evidente è se una sezione costruisce vie ferrate o comunque tratti con catene, che devono essere revisionati ogni anno da personale competente (Guide Alpine) e tenuti in ottima e costante manutenzione.
In genere il CAI segna e numera sentieri per i quali i pericoli oggettivi, e quindi la responsabilità connessa, siano bassi; per tale motivo non numera quasi mai sentieri che conducono alla cima delle montagne, mentre se la cima è molto frequentata possono comparire altri bolli non connessi al CAI, oppure, con l'assenso del Soccorso Alpino, può contribuire a segnalare il percorso che conduce in vetta a cime alpinistiche frequentate: questo è successo ad esempio per il Diavolo di Tenda, cima dove negli scorsi decenni si registrarono diversi incidenti anche mortali sulla via normale tipicamente in caso di nebbia, a causa della perdita dell'orientamento che, una volta arrivati sulla cresta finale, "invitava" alcuni sfortunati escursionisti e sbagliare costolone e restare impegolati nel fatale versante nord; anche a causa di questi episodi si segnalò il percorso della normale con triangolini, questo ha avuto successo perché gli incidenti sono diminuiti di molto.
Tornando nell'argomento del topic, questa lunga premessa fa sì che capiate che il CAI è una associazione formata da volontari, che riceve nulle risorse pubbliche dagli enti locali in Lombardia e che vive grazie al tesseramento e ai fondi di pochi illuminati enti: innanzitutto il BIM e la Fondazione della Comunità Bergamasca.
Si sopperisce con la passione, ma questo sul fronte della responsabilità da una parte ci tutela, dall'altro ci impedisce di prenderne di ben maggiori, non essendo nè i proprietari dei sentieri nè essendoci da nessuna parte scritto nemmeno che li abbiamo in gestione, ma che solo li segnaliamo e li manutentiamo, come sancisce il nostro statuto.
Per questo a Valtorta, in sintesi, non è assolutamente possibile che il CAI "domo sua" un bel giorno salga a Ceresola, metta dei paletti e faccia il percordo per le ciaspole, perché:
- non possiamo attraversare le piste perché la legge ce lo vieta e il gestore non ci sente (quindi esclusa l'ipotesi "Nube Bianca").
- non possiamo neanche salire dal Cedrino, perché una volta raggiunto il Passo del Cedrino o si prende lo skiweg che raggiunge l'arrivo della quadriposto (e quindi si sale lungo la pista, e quindi non abbiamo il permesso), oppure si sale lungo il costolone che arriva in cima al Monte Cedrino, ma il percorso è ripido, esposto e valanghivo sul versante Valsassinese, nessun ente di buon senso si prenderebbe la responsabilità di segnalare un percorso che salga da lì.
Allora dovrebbe esserci l'intervento o del comune o dell'ITB che ci consenta di utilizzare almeno lo skiweg dal Passo Cedrino all'arrivo della seggiovia, dove ci si collegherebbe al tracciato appena realizzato da ITB... senza quello non si può far nulla, e altre vie non ce ne sono.
Scusate la lunghezza, ora mi taccio!
