
Pizzo dell’Omo e Diavolo di Tenda, inediti da Carona
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- Franchino
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Re: Pizzo dell’Omo e Diavolo di Tenda, inediti da Carona
Complimenti vezz!! Oltre alle foto bellissime, a me mi "gusta" tanto il giro fatto con tutti quei dislivelli!!



Re: Pizzo dell’Omo e Diavolo di Tenda, inediti da Carona
Grazie per il bellissimo racconto e le foto stupende!
Mi hai regalato emozioni difficili da provare stando davanti ad un computer. Fantastico
Se mi alleno un po' vedro' di inventarmi qualcosa anch'io; mi rendo conto tuttavia che sara' ben difficile raggiungerti
Complimenti ancora!!

Mi hai regalato emozioni difficili da provare stando davanti ad un computer. Fantastico

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Complimenti ancora!!

- vezz
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Re: Pizzo dell’Omo e Diavolo di Tenda, inediti da Carona
Grazie Franchino. Quella del dislivello è un arma a doppio taglio. Talvolta si rischia di fare la figura del poco modesto. L'ho voluto inserire nel racconto perchè è stato questa volta più di altre, parte importante del giro. Quando si becca la giornata giusta è quasi un piacere macinare dislivello. Più che altro perchè significa potersi spingere un po' più in là. Altre volte pesa assai (v. una delle prossime puntate).Franchino ha scritto:Complimenti vezz!! Oltre alle foto bellissime, a me mi "gusta" tanto il giro fatto con tutti quei dislivelli!!
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- vezz
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Re: Pizzo dell’Omo e Diavolo di Tenda, inediti da Carona
Grazie a te Franco. Temevo potesse annoiare.FrancoP ha scritto:Grazie per il bellissimo racconto e le foto stupende! Mi hai regalato emozioni difficili da provare stando davanti ad un computer. Fantastico
Se mi alleno un po' vedro' di inventarmi qualcosa anch'io; mi rendo conto tuttavia che sara' ben difficile raggiungerti Complimenti ancora!!
Capita di raggiungere traguardi insperati solo poco tempo prima. Io ad esempio il pizzo dell'Omo lo vedevo come irraggiungibile qualche anno fa. Sono certo che se vorrai potrai fare presto bei giri anche tu!
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- muro73
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Re: Pizzo dell’Omo e Diavolo di Tenda, inediti da Carona
Davvero complimenti, splendido racconto e "giro" incredibile!
Posso forse solo immaginare lontamente le sensazioni e le emozioni provate nel tratto più selvaggio del percorso.
Una domanda però: il percorso fatto una volta superato il passo Cigola, soprattutto la risalita all'Omo, è intuibile?
Ancora complimenti

Posso forse solo immaginare lontamente le sensazioni e le emozioni provate nel tratto più selvaggio del percorso.
Una domanda però: il percorso fatto una volta superato il passo Cigola, soprattutto la risalita all'Omo, è intuibile?
Ancora complimenti


Paolo
- vezz
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Re: Pizzo dell’Omo e Diavolo di Tenda, inediti da Carona
Grazie. E' lungo ma non più di altri in valle. Con costanza e sorprendendosi degli ambienti incontrati lo si fa.
La via è abbastanza intuibile.
Oltre il passo di Cigola ci sono dei bolli che dovrebbero portare all'incrocio con il sentiero delle Orobie valtellinesi. In realtà io ho trovato più comodo (avevo un po' fretta) scendere dritto per 4-500 metri cercando via via la strada più agevole. Ho perso parecchia quota ma credo fosse inevitabile e comunque meglio rispetto a tentare di stare un po' più in costa sotto la bastionata settentrionale dell'Aga.
Quando incroci il sentiero delle Orobie, lo lasci quasi subito, e, a piacere, risali l'alta val d'Ambria fin sotto alla bocchetta di Podavit (ho notato dei bolli bianchi). Una volta nei pressi della bocchetta, quando le pendenze divengono troppo elevate per far fronte agli sfasciumi, conviene tenere la sinistra e risalire le roccette puntando alla destra della cima (ma credo si possa anche salire da sinistra). Le roccette sono invitanti, ma non molto sane. E' facile finire su un terreno non propriamente "igienico" come ho fatto io. Una volta raggiunta in qualche modo la cresta, in breve e senza difficoltà si raggiunge la cima meridionale, che è la vera vetta.
Per la salita al Diavolo, occorre aggirare i tre (mi pare)torrioni sul lato valtellinese fino al passo del Diavolo. L'ultimo è quello che mi ha creato qualche grattacapo in più.
La via è abbastanza intuibile.
Oltre il passo di Cigola ci sono dei bolli che dovrebbero portare all'incrocio con il sentiero delle Orobie valtellinesi. In realtà io ho trovato più comodo (avevo un po' fretta) scendere dritto per 4-500 metri cercando via via la strada più agevole. Ho perso parecchia quota ma credo fosse inevitabile e comunque meglio rispetto a tentare di stare un po' più in costa sotto la bastionata settentrionale dell'Aga.
Quando incroci il sentiero delle Orobie, lo lasci quasi subito, e, a piacere, risali l'alta val d'Ambria fin sotto alla bocchetta di Podavit (ho notato dei bolli bianchi). Una volta nei pressi della bocchetta, quando le pendenze divengono troppo elevate per far fronte agli sfasciumi, conviene tenere la sinistra e risalire le roccette puntando alla destra della cima (ma credo si possa anche salire da sinistra). Le roccette sono invitanti, ma non molto sane. E' facile finire su un terreno non propriamente "igienico" come ho fatto io. Una volta raggiunta in qualche modo la cresta, in breve e senza difficoltà si raggiunge la cima meridionale, che è la vera vetta.
Per la salita al Diavolo, occorre aggirare i tre (mi pare)torrioni sul lato valtellinese fino al passo del Diavolo. L'ultimo è quello che mi ha creato qualche grattacapo in più.
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- elio.biava
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Re: Pizzo dell’Omo e Diavolo di Tenda, inediti da Carona
che dire? troppo inusuale e avventuroso ! bella prolissa ma interessante l'introduzione e non il solito commento tecnico ...vezz ha scritto:Il curioso pizzo dell’Omo dai pressi della bocchetta del Diavolo



(Io l'Omo non lo scorderò mai per un Giro dei Rifugi sotto il temporale con tuoni e fulmini: Il fragore della cima che sembrava un parafulmine e le scariche di sassi che scendevano a valle. Volevamo piangere io e l'allora mia ragazza, ma ormai eravamo a metà dal Brunone...alla fine ci salvò dallo sconforto totale l'incontro con un raggazzo poliomelitico che con con le stampelle continuava imperterrito a macinare sentiero. Lui ed il suo accompagnatore ogni dieci minuti si fermavano, aprivano l'ombrellino, come se servisse a qualcosa in mezzo a quel diluvio, intonavano una canzone e poi ripartivano







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"tra i monti Alben e Regaduro nel canalone i suoi compagni lo trasportarono per sentieri scoscesi tra boschi e pascoli fino a Sottochiesa, adagiato su una rozza scala a pioli ricoperta di fronde"
"tra i monti Alben e Regaduro nel canalone i suoi compagni lo trasportarono per sentieri scoscesi tra boschi e pascoli fino a Sottochiesa, adagiato su una rozza scala a pioli ricoperta di fronde"