da L'Eco di Bergamo di Stefano Serpellini
Dalla truffa alla corruzione Nei guai anche 21 carabinieri
Soldi che sparivano durante i sequestri, indagini parallele e prezzolate, straordinari e presenze contabilizzati arbitrariamente, patenti di guida risparmiate, denunce omesse a volte in cambio di denaro, auto di servizio usate per i propri comodi. Era l’ambiente sotterraneo in cui - se saranno provate le accuse - si sarebbero mossi alcuni carabinieri della compagnie di Zogno e di Bergamo e della tenenza di Seriate. Un modo di lavorare «border line» che per 4 anni è stato scandagliato dal pm Franco Bettini, giunto alla conclusione di un’inchiesta che vede 49 indagati (tra cui 21 militari dell’Arma; in questi articoli vengono menzionate le posizioni di maggior rilievo o di una certa rilevanza) e 77 capi di incolpazione (è il termine tecnico) per reati che vanno dalla corruzione all’abuso d’ufficio, dalla truffa al furto, alla rivelazione del segreto d’ufficio, al favoreggiamento, al peculato.
Un’indagine complicata, tenuta insieme dal filo rosso delle intercettazioni, e funestata dal suicidio di due indagati: Pierluigi Gambirasio, brigadiere del nucleo operativo radiomobile di Zogno che tre anni fa si era tolto la vita nel suo ufficio con la pistola d’ordinanza, e Silvana Sonzogni, imprenditrice di Zogno e convivente del capitano Filippo Bentivogli, all’epoca comandante della compagnia. Pure l’ufficiale è sotto inchiesta, insieme a un altro capitano, Giuseppe Regina, che all’epoca comandava la tenenza di Seriate. Tutto era partito nel febbraio del 2009, quando alcuni automobilisti rimasti feriti in incidenti s’erano visti capitare a casa emissari di agenzie per il recupero degli indennizzi. Come facevano ad avere i loro dati personali? s’erano chiesti prima di correre a denunciare (l’approfondimento nella pagina accanto). Da lì, mettendo sotto intercettazione i telefoni, gli inquirenti erano giunti ai carabinieri, soprattutto ad alcuni militari dell’Arma di Zogno.
La figura centrale dell’intaroli chiesta è il maresciallo Vito Cavallo, all’epoca comandante del nucleo operativo radiomobile. È quello a cui il pm addebita 32 contestazioni, tra cui la rivelazione a Silvana Sonzogni di alcune notizie coperte da segreto. Nell’agosto del 2010, stando al pm, il maresciallo avrebbe dirottato una pattuglia di sottoposti, «distogliendoli dal servizio d’istituto, al fine di effettuare attività preventiva di vigilanza presso la villa di... (un medico, ndr), posta fuori dalla giurisdizione di competenza, del quale era stato paziente e al quale, dopo un mese e mezzo, richiedeva una prestazione professionale, rammentandogli la "cortesia" fatta nell’occasione precedente». Il sottufficiale, per l’accusa, in più occasioni avrebbe poi preteso passaggi con l’auto di servizio e, con il maresciallo Nicola Spera, comandante dell’aliquota operativa del Norm di Zogno, il 21 maggio 2010 avrebbe disposto l’utilizzo di un’auto di servizio per accompagnare un carabiniere in chiesa il giorno del suo matrimonio. Gli viene inoltre contestata, insieme ad altri militari (Annibale Pisanò, Stefano Gentile, Massimo Quartaroli), una serie di false annotazioni di servizio da cui sarebbero scaturiti straordinari e indennità (Cavallo 996,37 euro; Pisanò 679,65; Gentile 850,10; Quartaroli 1.256,24) che il pm considera frutto di una truffa.
Così come sarebbe una tentata truffa l’indennizzo per un infortunio al piede che Cavallo, per il pm con la complicità del capitano Bentivogli (per questo motivo indagato per lo stesso reato), avrebbe fatto figurare come accidentale durante il servizio. Cavallo, con l’appuntato Massimo Russo, è pure accusato di essersi appropriato (peculato) il 26.10.10 di 4.500 euro e di un navigatore satellitare sequestrati a uno spacciatore. Mentre Quartaroli è accusato di furto perché, durante una perquisizione il 16.11.10 in un’abitazione di Berbenno, si sarebbe impossessato di 3.000 euro, una catena e unanello d’oro. Una delle pratiche dei carabinieri indagati, secondo l’accusa, erano le indagini parallele, pagatea parte dai diretti interessati. Quartaroli è accusato di corruzione per aver preso in considerazione la promessa di 500 euro da parte dello scomparso brigadiere Gambirasio, il quale avrebbe ricevuto da un cittadino 2.000 euro per pedinare e acquisire informazioni sulla moglie. E per aver ricevuto soldi da una donna perché, anche «servendosi abusivamente di mezzi tecnici in dotazione alle forze dell’ordine, volte al pedinamento elettronico», rintracciasse la figlia maggiorenne, allontanasi volontariamente da casa. Altra specialità di qualche militare indagato, le mancate segnalazioni alla prefettura: quella per 15 assuntori di droga e quelle per le infrazioni di guida in stato d’ebbrezza. Nell’ottobre 2010, per tentare di salvare la patente a due automobilisti che ne avevano bisogno per lavorare, si spende pure il parroco di Stabello di Zogno, don Luciano Locatelli: finirà tra gli indagati per favoreggiamento.
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Muore schiacciato dalla sua betoniera
da L'Eco di Bergamo di Silvia Salvi
Muore schiacciato a Olmo al Brembo dalla sua betoniera
Stava facendo rientro in azienda a bordo della betoniera quando, all’altezza di una semicurva sulla provinciale che da Averara porta a Olmo al Brembo, a un chilometro dal centro abitato, ha perso il controllo delmezzo, è uscito di strada, rotolando rovinosamente lungo il pendio e finendo schiacciato dentro la sua cabina in una profonda pozza di acqua. È morto così Giorgio Locatelli, 44 anni, originario di San Giovanni Bianco ma da diversi anni con casa a Olmo al Brembo, dove viveva con la moglie e il figlioletto di sette anni. Straziante il dolore del suocero, giunto sul posto poco dopo, insieme a tre pattuglie dei carabinieri (Piazza Brembana, Branzi e San Pellegrino), vigili del fuoco, Soccorso alpino e automedica. Le operazioni di recupero dell’autista sono state complicate: si sono protratte fino alle 22 quelle per il recupero della salma, mentre il mezzo da cantiere verrà recuperato oggi. «Erano le 17, la betoniera viaggiava davanti a me, ci separava solo un’altra vettura – racconta Viola, di Santa Brigida –. Ero in auto con mio cugino e mio zio quando abbiamo assistito alla scena: la betoniera ha dapprima grattato contro il guardrail a destra, quindi lo ha travolto ed è precipitato lungo il pendio, rotolando più volte e finendo sul greto del torrente. Ci siamo fermati e, dai prati dall’altra parte della strada, due signori sono accorsi per cercare di salvare l’autista, mentre io e mio cugino chiamavamo i soccorsi».
Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco, anche con un mezzo speleo alpino fluviale e, poiché era calato il buio, una colonna faro per illuminare la zona. I tre paesi a monte del punto in cui si è verificata la tragedia – Averara, Santa Brigida e Cusio – sono rimasti temporaneamente isolati e in diversi hanno dovuto attendere i familiari oltre la chiusura della strada per riuscire a fare rientro a casa. Sul posto sono subito arrivati anche i colleghi di Giorgio Locatelli, il titolare della ditta per cui lavorava, la «Regazzoni» di Olmo al Brembo e tantissima gente proveniente dal paese che, appresa la notizia, è giunta sul posto per assistere alle operazioni di recupero. Sul luogo anche il capitano dei carabinieri della compagnia di Zogno, Andrea Pietracupa, e il caporeparto dei vigili del fuoco Giovanni Cremaschi.
«Giorgio lavorava con noi da almeno 15 anni – spiega Mauro Regazzoni –. Era un giovane esperto, un bravo operaio, un autista d’oro e anche un ottimo meccanico. Non riesco ancora a capacitarmi di come sia potuta accadere una simile disgrazia: il punto in cui è uscito non è particolarmente critico e anche se avesse perso il controllo del mezzo, uscendo di strada, non comprendo come non sia riuscito a buttarsi fuori dalla cabina. Penso che possa avere avuto un malore perché altrimenti è davvero inspiegabile. I testimoni dicono che viaggiava a 40 chilometri allora ed era regolare. Poi improvvisamente l’uscita di strada». Verso sera l’autogrù è riuscita a sollevare il pesante mezzo, quel tanto che è bastato ai soccorritori per individuare il corpo dell’autista: il medico è stato quindi accompagnato per la constatazione del decesso, per poi procedere con il recupero della salma. Sul posto, verso le 21, è arrivata anche un’autoscala dei pompieri: hanno esteso la scala orizzontalmente sopra la valletta in fondo alla quale si trovava il mezzo e con delle procedure speciali si sono calati e hanno recuperato la salma, successivamente trasportata nella camera mortuaria dell’ospedale di San Giovanni Bianco per una serie di accertamenti e per l’autopsia. Oggi si provvederà al recupero del mezzo.
Muore schiacciato a Olmo al Brembo dalla sua betoniera
Stava facendo rientro in azienda a bordo della betoniera quando, all’altezza di una semicurva sulla provinciale che da Averara porta a Olmo al Brembo, a un chilometro dal centro abitato, ha perso il controllo delmezzo, è uscito di strada, rotolando rovinosamente lungo il pendio e finendo schiacciato dentro la sua cabina in una profonda pozza di acqua. È morto così Giorgio Locatelli, 44 anni, originario di San Giovanni Bianco ma da diversi anni con casa a Olmo al Brembo, dove viveva con la moglie e il figlioletto di sette anni. Straziante il dolore del suocero, giunto sul posto poco dopo, insieme a tre pattuglie dei carabinieri (Piazza Brembana, Branzi e San Pellegrino), vigili del fuoco, Soccorso alpino e automedica. Le operazioni di recupero dell’autista sono state complicate: si sono protratte fino alle 22 quelle per il recupero della salma, mentre il mezzo da cantiere verrà recuperato oggi. «Erano le 17, la betoniera viaggiava davanti a me, ci separava solo un’altra vettura – racconta Viola, di Santa Brigida –. Ero in auto con mio cugino e mio zio quando abbiamo assistito alla scena: la betoniera ha dapprima grattato contro il guardrail a destra, quindi lo ha travolto ed è precipitato lungo il pendio, rotolando più volte e finendo sul greto del torrente. Ci siamo fermati e, dai prati dall’altra parte della strada, due signori sono accorsi per cercare di salvare l’autista, mentre io e mio cugino chiamavamo i soccorsi».
Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco, anche con un mezzo speleo alpino fluviale e, poiché era calato il buio, una colonna faro per illuminare la zona. I tre paesi a monte del punto in cui si è verificata la tragedia – Averara, Santa Brigida e Cusio – sono rimasti temporaneamente isolati e in diversi hanno dovuto attendere i familiari oltre la chiusura della strada per riuscire a fare rientro a casa. Sul posto sono subito arrivati anche i colleghi di Giorgio Locatelli, il titolare della ditta per cui lavorava, la «Regazzoni» di Olmo al Brembo e tantissima gente proveniente dal paese che, appresa la notizia, è giunta sul posto per assistere alle operazioni di recupero. Sul luogo anche il capitano dei carabinieri della compagnia di Zogno, Andrea Pietracupa, e il caporeparto dei vigili del fuoco Giovanni Cremaschi.
«Giorgio lavorava con noi da almeno 15 anni – spiega Mauro Regazzoni –. Era un giovane esperto, un bravo operaio, un autista d’oro e anche un ottimo meccanico. Non riesco ancora a capacitarmi di come sia potuta accadere una simile disgrazia: il punto in cui è uscito non è particolarmente critico e anche se avesse perso il controllo del mezzo, uscendo di strada, non comprendo come non sia riuscito a buttarsi fuori dalla cabina. Penso che possa avere avuto un malore perché altrimenti è davvero inspiegabile. I testimoni dicono che viaggiava a 40 chilometri allora ed era regolare. Poi improvvisamente l’uscita di strada». Verso sera l’autogrù è riuscita a sollevare il pesante mezzo, quel tanto che è bastato ai soccorritori per individuare il corpo dell’autista: il medico è stato quindi accompagnato per la constatazione del decesso, per poi procedere con il recupero della salma. Sul posto, verso le 21, è arrivata anche un’autoscala dei pompieri: hanno esteso la scala orizzontalmente sopra la valletta in fondo alla quale si trovava il mezzo e con delle procedure speciali si sono calati e hanno recuperato la salma, successivamente trasportata nella camera mortuaria dell’ospedale di San Giovanni Bianco per una serie di accertamenti e per l’autopsia. Oggi si provvederà al recupero del mezzo.
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Re: News - Cronaca dalla Valle Brembana
da L'Eco di Bergamo
San Giovanni Bianco: incidente in galleria, tre feriti, uno è in gravi condizioni
Grave incidente nella galleria «Cornello» di San Giovanni Bianco: verso le 17 di martedì 29 ottobre c'è stato un frontale tra due auto e il bilancio è di tre feriti, di cui uno in condizioni molto serie. Pesanti ripercussioni al traffico. Per il momento non si hanno tanti dettagli sullo schianto. Quel che si sa è che un'Alfa Romeo, guidata da un 52enne dell'alta valle, stava salendo verso casa quando si è scontrata frontalmente con una Fiat Panda sulla quale c'erano un 43enne e una 38enne. Non si conosce ancora esattamente la dinamica dell'incidente. L'impatto è stato molto forte e ad avere la peggio è stato il 52enne, mentre i due occupanti dell'utilitaria della Fiat hanno accusato ferite non gravi. Sul posto, con i carabinieri di Zogno e San Pellegrino, sono intervenute due automediche e tre ambulanze del 118. Circolazione in tilt, anche perché era l'ora di punta. L'ex statale 470 è stata chiusa per consentire i soccorsi e il traffico è stato deviato sulla strada vecchia, poi l'arteria principale della Valle Brembana è stata riaperta e ancora chiusa per completare la pulizia del manto stradale, cosicché si sono formate lunghissime code. La situazione sta progressivamente migliorando.
San Giovanni Bianco: incidente in galleria, tre feriti, uno è in gravi condizioni
Grave incidente nella galleria «Cornello» di San Giovanni Bianco: verso le 17 di martedì 29 ottobre c'è stato un frontale tra due auto e il bilancio è di tre feriti, di cui uno in condizioni molto serie. Pesanti ripercussioni al traffico. Per il momento non si hanno tanti dettagli sullo schianto. Quel che si sa è che un'Alfa Romeo, guidata da un 52enne dell'alta valle, stava salendo verso casa quando si è scontrata frontalmente con una Fiat Panda sulla quale c'erano un 43enne e una 38enne. Non si conosce ancora esattamente la dinamica dell'incidente. L'impatto è stato molto forte e ad avere la peggio è stato il 52enne, mentre i due occupanti dell'utilitaria della Fiat hanno accusato ferite non gravi. Sul posto, con i carabinieri di Zogno e San Pellegrino, sono intervenute due automediche e tre ambulanze del 118. Circolazione in tilt, anche perché era l'ora di punta. L'ex statale 470 è stata chiusa per consentire i soccorsi e il traffico è stato deviato sulla strada vecchia, poi l'arteria principale della Valle Brembana è stata riaperta e ancora chiusa per completare la pulizia del manto stradale, cosicché si sono formate lunghissime code. La situazione sta progressivamente migliorando.
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Re: News - Cronaca dalla Valle Brembana
dal L'Eco di Bergamo
Val Brembana, scontro in galleria, è morto il 49 enne di Piazzatore
Non ce l'ha fatta il 49 enne di Piazzatorre, G. G., rimasto gravemente ferito ieri in un incidente nella galleria «Cornello» di Camerata. L'uomo è morto nella notte durante un disperato intervento chirurgico cui era stato sottoposto all'Ospedale Papa Giovanni.
L'incidente - un terribile scontro frontale con due auto accartocciate e feriti - era accaduto intorno alle 17, a circa 200 metri dallo svincolo nord con l'ingresso all'abitato di Camerata. Coinvolte due auto, una Fiat Panda e un'Alfa Romeo station wagon. Dalle prime ricostruzioni, sembrerebbe che l'auto che saliva verso Piazza Brembana, l'Alfa Romeo guidata da un 49enne di Piazzatorre, abbia invaso la corsia opposta dove transitava la Fiat Panda, con a bordo una coppia di coniugi di San Pellegrino, con due gatti e un cane. Lo scontro è stato molto potente e l'Alfa è andata anche a cozzare contro la parete a monte della galleria. La situazione era apparsa subito molto critica per l'automobilista della station wagon che, soccorso, è risultato incosciente. Meno gravi le condizioni degli occupanti dell'altra auto, anche se la donna, che era sul lato passeggero, è rimasta incastrata nelle lamiere e per estrarla si è reso necessario l'intervento dei vigili del fuoco. La centrale di Bergamo del 118 aveva inviato tre ambulanze (due della Croce Rossa e una della Vab Brembilla) e due automediche da San Giovanni Bianco e Bergamo. Il primo a essere soccorso era stato proprio il 49enne di Piazzatorre: subito evidenti i traumi da schiacciamento e un rigonfiamento del torace. Poi la corsa all'Ospedale, l'intervento chirurgico e nella notte il decesso.
Val Brembana, scontro in galleria, è morto il 49 enne di Piazzatore
Non ce l'ha fatta il 49 enne di Piazzatorre, G. G., rimasto gravemente ferito ieri in un incidente nella galleria «Cornello» di Camerata. L'uomo è morto nella notte durante un disperato intervento chirurgico cui era stato sottoposto all'Ospedale Papa Giovanni.
L'incidente - un terribile scontro frontale con due auto accartocciate e feriti - era accaduto intorno alle 17, a circa 200 metri dallo svincolo nord con l'ingresso all'abitato di Camerata. Coinvolte due auto, una Fiat Panda e un'Alfa Romeo station wagon. Dalle prime ricostruzioni, sembrerebbe che l'auto che saliva verso Piazza Brembana, l'Alfa Romeo guidata da un 49enne di Piazzatorre, abbia invaso la corsia opposta dove transitava la Fiat Panda, con a bordo una coppia di coniugi di San Pellegrino, con due gatti e un cane. Lo scontro è stato molto potente e l'Alfa è andata anche a cozzare contro la parete a monte della galleria. La situazione era apparsa subito molto critica per l'automobilista della station wagon che, soccorso, è risultato incosciente. Meno gravi le condizioni degli occupanti dell'altra auto, anche se la donna, che era sul lato passeggero, è rimasta incastrata nelle lamiere e per estrarla si è reso necessario l'intervento dei vigili del fuoco. La centrale di Bergamo del 118 aveva inviato tre ambulanze (due della Croce Rossa e una della Vab Brembilla) e due automediche da San Giovanni Bianco e Bergamo. Il primo a essere soccorso era stato proprio il 49enne di Piazzatorre: subito evidenti i traumi da schiacciamento e un rigonfiamento del torace. Poi la corsa all'Ospedale, l'intervento chirurgico e nella notte il decesso.
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Re: News - Cronaca dalla Valle Brembana
dal L'Eco di Bergamo
Rogo alla Manifattura di Zogno In fiamme la zona di tessitura
Grave incendio nella prima mattinata di venerdì 1° novembre: durante l'ultimo turno di lavoro prima della giornata di festività, un rogo è scoppiato nella zona di tessitura che si trova in un'area seminterrata della Manifattura di Valle Brembana, in via Polli a Zogno, importante azienda della nostra valle bergamasca.
Il fuoco è partito da un telaio ed è poi divampato andando ad intaccare numerosi macchinari e colpendo una vasta area, circa 4 mila metri quadrati. Alcuni operai hanno tentato di spegnere le fiamme, ma invano: tutto il reparto è uscito per sicurezza dall'azienda. Sul posto ben sei squadre dei vigili del fuoco provenienti da tutta la provincia che hanno lavorato a lungo per spegnere il vasto rogo. Nessun dipendente dell'azienda è rimasto ferito.
Si parla di danni ingenti anche se non sono stati ancora stimati: sicuramente un'area della produzione è andata a fuoco e ora si dovrà capire quanto inciderà questo incidente sulla produzione dell'azienda, una delle più importanti del settore tessile bergamasco. La Manifattura di Valle Brembana risale infatti al 1907, una delle realtà più storiche della zona.
Rogo alla Manifattura di Zogno In fiamme la zona di tessitura
Grave incendio nella prima mattinata di venerdì 1° novembre: durante l'ultimo turno di lavoro prima della giornata di festività, un rogo è scoppiato nella zona di tessitura che si trova in un'area seminterrata della Manifattura di Valle Brembana, in via Polli a Zogno, importante azienda della nostra valle bergamasca.
Il fuoco è partito da un telaio ed è poi divampato andando ad intaccare numerosi macchinari e colpendo una vasta area, circa 4 mila metri quadrati. Alcuni operai hanno tentato di spegnere le fiamme, ma invano: tutto il reparto è uscito per sicurezza dall'azienda. Sul posto ben sei squadre dei vigili del fuoco provenienti da tutta la provincia che hanno lavorato a lungo per spegnere il vasto rogo. Nessun dipendente dell'azienda è rimasto ferito.
Si parla di danni ingenti anche se non sono stati ancora stimati: sicuramente un'area della produzione è andata a fuoco e ora si dovrà capire quanto inciderà questo incidente sulla produzione dell'azienda, una delle più importanti del settore tessile bergamasco. La Manifattura di Valle Brembana risale infatti al 1907, una delle realtà più storiche della zona.
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Re: News - Cronaca dalla Valle Brembana
dal L'Eco di Bergamo
In mountain-bike con gli amici a Taleggio milanese in un dirupo
Era a fare un giro in mountain-bike con degli amici sui sentieri di Olda di Taleggio quando è caduto. Incidente in montagna intorno alle 12:30 di venerdì 1° novembre. Un uomo, un 53enne di Desio, è finito in un dirupo.
Le sue condizioni non sono apparse gravi: l'uomo non ha perso conoscenza ma nella caduta ha subìto numerose contusioni ed escoriazioni. Subito sono scattati i soccorsi e sul posto sono arrivati gli uomini del Soccorso Alpino e dell'elisoccorso, oltre ai vigili del fuoco del Nucleo Sas.
La zona dove il 53enne è caduto è molto impervia e l'intervento di recupero non è stato semplice. Il sentiero dove si è verificato l'incidente è infatti quello che da Taleggio conduce verso la frazione di San Bartolomeo: qui l'uomo è scivolato in una scarpata per una trentina di metri.
Le persone che erano con lui hanno subito chiesto soccorso e l'individuazione è stata molto veloce, anche grazie all'immediato recupero delle coordinate tramite dispositivo Gps. Sette tecnici della VI Delegazione Orobica del Cnsas - Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico della Stazione di Valle Brembana hanno recuperato il milanese e messo in sicurezza. Con l'eliambulanza è stato poi trasportato in ospedale.
In mountain-bike con gli amici a Taleggio milanese in un dirupo
Era a fare un giro in mountain-bike con degli amici sui sentieri di Olda di Taleggio quando è caduto. Incidente in montagna intorno alle 12:30 di venerdì 1° novembre. Un uomo, un 53enne di Desio, è finito in un dirupo.
Le sue condizioni non sono apparse gravi: l'uomo non ha perso conoscenza ma nella caduta ha subìto numerose contusioni ed escoriazioni. Subito sono scattati i soccorsi e sul posto sono arrivati gli uomini del Soccorso Alpino e dell'elisoccorso, oltre ai vigili del fuoco del Nucleo Sas.
La zona dove il 53enne è caduto è molto impervia e l'intervento di recupero non è stato semplice. Il sentiero dove si è verificato l'incidente è infatti quello che da Taleggio conduce verso la frazione di San Bartolomeo: qui l'uomo è scivolato in una scarpata per una trentina di metri.
Le persone che erano con lui hanno subito chiesto soccorso e l'individuazione è stata molto veloce, anche grazie all'immediato recupero delle coordinate tramite dispositivo Gps. Sette tecnici della VI Delegazione Orobica del Cnsas - Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico della Stazione di Valle Brembana hanno recuperato il milanese e messo in sicurezza. Con l'eliambulanza è stato poi trasportato in ospedale.
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Re: News - Cronaca dalla Valle Brembana
dal L'Eco di Bergamo
Rogo Manifattura, reparto fermo «Vogliamo ripartire in 15 giorni»
3 novembre 2013
Bisognerà attendere l'inizio della prossima settimana per capire come e con che tempistica il settore produttivo della Manifattura di Valle Brembana tornerà a funzionare a pieno regime. A seguito del rogo divampato venerdì mattina all'alba e che ha distrutto almeno dieci telai della sala tessitura, sono in molti a chiedersi quale sia il futuro dei lavoratori ora che il reparto rimarrà fermo per qualche giorno.
«La situazione al momento è ferma - spiega l'amministratore delegato di Mdvb, Massimo Trabattoni - e tra lunedì e martedì stiamo organizzando tre diverse riunioni: con le assicurazioni, con la "Texma - textile machinery" (ovvero i produttori dei telai Vamatex, quelli interessati dall'incendio, ndr), e con i nostri consulenti. Quindi si partirà con la verifica dei danni effettivi, e la sistemazione di quanto può essere riparato. Da parte nostra c'è l'intenzione di mettercela tutta e fare in modo di ripartire il più presto possibile. Contiamo di ripartire a pieno regime in 15 giorni, tempistica che ci permetterebbe di mantenere i termini previsti con i clienti, nonostante quel che è successo. La voglia di ripartire è più forte dell'incendio, e riusciremo a rispettare gli impegni con i clienti, che per noi sono molto importanti».
Nel frattempo continueranno a lavorare gli altri reparti (prodotto finito e lavorazione) non interessati dal rogo, che ha invece mandato in fumo una decina di telai nella zona tessitura. L'incendio che ha causato grossi danni alla Manifattura è scoppiato venerdì mattina, a dieci minuti dalla fine del turno di notte. Dalle prime ricostruzioni pare che il motore di un telaio abbia avuto dei problemi: c'è quindi stato un cortocircuito che ha causato una fiammata, origine poi dell'incendio. Subito è entrata in azione la squadra antincendio che è riuscita a contenere i danni, seppur poi sia stata costretta a far evacuare il locale per via del fumo che l'inizio dell'incendio aveva già causato. Nessuno dei 20 operai che a quell'ora stavano ultimando la lavorazione si è fortunatamente fatto male, ma sul posto si sono dovute precipitare ben 6 squadre di vigili del fuoco per intervenire subito sul rogo.
E dopo lo spegnimento non si è mai abbassata la guardia perché, come hanno spiegato i pompieri, il cotone è un tessuto molto infiammabile e il rischio che si riaccendessero dei focolai era molto alto. Anche per questo motivo i vigili del fuoco hanno consigliato di continuare a sorvegliare il reparto.
Rogo Manifattura, reparto fermo «Vogliamo ripartire in 15 giorni»
3 novembre 2013
Bisognerà attendere l'inizio della prossima settimana per capire come e con che tempistica il settore produttivo della Manifattura di Valle Brembana tornerà a funzionare a pieno regime. A seguito del rogo divampato venerdì mattina all'alba e che ha distrutto almeno dieci telai della sala tessitura, sono in molti a chiedersi quale sia il futuro dei lavoratori ora che il reparto rimarrà fermo per qualche giorno.
«La situazione al momento è ferma - spiega l'amministratore delegato di Mdvb, Massimo Trabattoni - e tra lunedì e martedì stiamo organizzando tre diverse riunioni: con le assicurazioni, con la "Texma - textile machinery" (ovvero i produttori dei telai Vamatex, quelli interessati dall'incendio, ndr), e con i nostri consulenti. Quindi si partirà con la verifica dei danni effettivi, e la sistemazione di quanto può essere riparato. Da parte nostra c'è l'intenzione di mettercela tutta e fare in modo di ripartire il più presto possibile. Contiamo di ripartire a pieno regime in 15 giorni, tempistica che ci permetterebbe di mantenere i termini previsti con i clienti, nonostante quel che è successo. La voglia di ripartire è più forte dell'incendio, e riusciremo a rispettare gli impegni con i clienti, che per noi sono molto importanti».
Nel frattempo continueranno a lavorare gli altri reparti (prodotto finito e lavorazione) non interessati dal rogo, che ha invece mandato in fumo una decina di telai nella zona tessitura. L'incendio che ha causato grossi danni alla Manifattura è scoppiato venerdì mattina, a dieci minuti dalla fine del turno di notte. Dalle prime ricostruzioni pare che il motore di un telaio abbia avuto dei problemi: c'è quindi stato un cortocircuito che ha causato una fiammata, origine poi dell'incendio. Subito è entrata in azione la squadra antincendio che è riuscita a contenere i danni, seppur poi sia stata costretta a far evacuare il locale per via del fumo che l'inizio dell'incendio aveva già causato. Nessuno dei 20 operai che a quell'ora stavano ultimando la lavorazione si è fortunatamente fatto male, ma sul posto si sono dovute precipitare ben 6 squadre di vigili del fuoco per intervenire subito sul rogo.
E dopo lo spegnimento non si è mai abbassata la guardia perché, come hanno spiegato i pompieri, il cotone è un tessuto molto infiammabile e il rischio che si riaccendessero dei focolai era molto alto. Anche per questo motivo i vigili del fuoco hanno consigliato di continuare a sorvegliare il reparto.
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Re: News - Cronaca dalla Valle Brembana
dal L'Eco di Bergamo
Carrozzine nel cassone del ferro lo stradino le recupera e le dona
Sedie a rotelle nel cassone del ferro della stazione ecologica di Brembilla. Una scoperta certamente insolita e ancor più sorprendente se si pensa che le due carrozzine sono perfettamente funzionanti.
A rimetterle in strada ci ha pensato l’operatore ecologico che ha scritto questa lettera alla redazione
«Sono lo stradino di Brembilla, oggi pomeriggio mi sono recato alla stazione ecologica del mio paese, è mi sono trovato nel cassone del ferro 2 sedie a rotelle. Perfettamente funzionanti. Una sono riuscito in giornata a donarla a una persona che ne aveva bisogno, L’altra sicuramente troverà l’opportuna collocazione».
«Sono consapevole che l’ asportazione dei cassoni materiali è illegale - continua l’operatore -. Ma in un caso del genere mi sono trovato costretto a infrangere le regole, per una questione di coscienza».
«Denuncio il fatto - è la conclusione - perchè è inammissibile che vengano buttati via in modo superficiale degli strumenti che possono venire utili a chi ne può aver bisogno. Spero sia di monito a chi getta oggetti di pubblica utilità, e a chi riceve nella stazione ecologica a dare consiglio sul possibile uso alternativo. Grazie per l’attenzione. Rodolfo».
Carrozzine nel cassone del ferro lo stradino le recupera e le dona
Sedie a rotelle nel cassone del ferro della stazione ecologica di Brembilla. Una scoperta certamente insolita e ancor più sorprendente se si pensa che le due carrozzine sono perfettamente funzionanti.
A rimetterle in strada ci ha pensato l’operatore ecologico che ha scritto questa lettera alla redazione
«Sono lo stradino di Brembilla, oggi pomeriggio mi sono recato alla stazione ecologica del mio paese, è mi sono trovato nel cassone del ferro 2 sedie a rotelle. Perfettamente funzionanti. Una sono riuscito in giornata a donarla a una persona che ne aveva bisogno, L’altra sicuramente troverà l’opportuna collocazione».
«Sono consapevole che l’ asportazione dei cassoni materiali è illegale - continua l’operatore -. Ma in un caso del genere mi sono trovato costretto a infrangere le regole, per una questione di coscienza».
«Denuncio il fatto - è la conclusione - perchè è inammissibile che vengano buttati via in modo superficiale degli strumenti che possono venire utili a chi ne può aver bisogno. Spero sia di monito a chi getta oggetti di pubblica utilità, e a chi riceve nella stazione ecologica a dare consiglio sul possibile uso alternativo. Grazie per l’attenzione. Rodolfo».
U, a che if? - Me a ó a öa. E u? - Me a ó a ì.
- claudio valce
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Re: News - Cronaca dalla Valle Brembana
dal L'Eco di Bergamo
Scialpinista 50enne di Monza muore in montagna a Ornica
È un uomo di 50 anni, Marco Traversi, che risiedeva a Monza, la vittima dell’incidente sci-alpinistico verificatosi nel primo pomeriggio di domenica 8 dicembre sul versante bergamasco dell’Alta Val Gerola. Partito dalla località Pescegallo nel territorio comunale di Gerola Alta (Sondrio) è all’improvviso precipitato in un profondo canalone, mentre si apprestava ad affrontare il passo di Salmurano, nel territorio di Ornica (Bergamo). A dare subito l’allarme ai soccorsi è stato l’amico che era con lui: si è girato, durante l’escursione, e non lo ha più visto. Il monzese, infatti, era caduto nel burrone. A recuperarlo, gravemente ferito prima del decesso avvenuto in serata nell’ospedale di Bergamo, sono stati i militari del Sagf (Soccorso Alpino della Guardia di Finanza) di Sondrio, il cui comandante, Cristian Maioglio raccomanda agli escursionisti la massima prudenza nell’affrontare la montagna. In questi giorni - spiega Maioglio - anche in quota c’è poca neve, spesso ghiacciata. È facile scivolare e il forte vento rappresenta un altro ostacolo». Lunedì 9 i soccorritori del Sagf faranno un sopralluogo nel punto dove è avvenuta la tragedia, per meglio capire la dinamica dell’incidente.
Scialpinista 50enne di Monza muore in montagna a Ornica
È un uomo di 50 anni, Marco Traversi, che risiedeva a Monza, la vittima dell’incidente sci-alpinistico verificatosi nel primo pomeriggio di domenica 8 dicembre sul versante bergamasco dell’Alta Val Gerola. Partito dalla località Pescegallo nel territorio comunale di Gerola Alta (Sondrio) è all’improvviso precipitato in un profondo canalone, mentre si apprestava ad affrontare il passo di Salmurano, nel territorio di Ornica (Bergamo). A dare subito l’allarme ai soccorsi è stato l’amico che era con lui: si è girato, durante l’escursione, e non lo ha più visto. Il monzese, infatti, era caduto nel burrone. A recuperarlo, gravemente ferito prima del decesso avvenuto in serata nell’ospedale di Bergamo, sono stati i militari del Sagf (Soccorso Alpino della Guardia di Finanza) di Sondrio, il cui comandante, Cristian Maioglio raccomanda agli escursionisti la massima prudenza nell’affrontare la montagna. In questi giorni - spiega Maioglio - anche in quota c’è poca neve, spesso ghiacciata. È facile scivolare e il forte vento rappresenta un altro ostacolo». Lunedì 9 i soccorritori del Sagf faranno un sopralluogo nel punto dove è avvenuta la tragedia, per meglio capire la dinamica dell’incidente.
U, a che if? - Me a ó a öa. E u? - Me a ó a ì.