"Laura da Fuipiano ha scritto:Ti racconto quello che raccontavano a me da bambina: Pelandì è il soprannome di una famiglia di Fuipiano, gli Zuccala (famiglia della mia nonna peraltro), che salivano in alpeggio tra i Canti e i Tre Faggi. Pare che uno di questi Pelandì fosse uno scavezzacollo, e si fosse lanciato in qualche patto con il diavolo...belzebù un giorno tornò a reclamare l'anima del Pelandì, che da allora si aggira ululando nelle notti più tetre proprio tra i Canti e i Tre Faggi, sotto forma anche di fuochi fatui, facendo delle capatine anche nel Cimitero di Fuipiano...io avevo paurissima quando mi raccontavano di questo simpatico antenato! Vicino alla forra effettivamente è possibile vedere dei fuochi fatui, fenomeno non inconsueto negli alpeggi sopra Fuipiano. Spero di averti aiutato!

innanzitutto la ringrazio per la descrizione del personaggio che ora non è più leggendario, anche se lo sono i fatti che lo descrivono. Oltre a quello che lei mi racconta vorrei aggiungere ciò che anni fa mi raccontavano in Peghera, paese che si trova in Val Taleggio sul versante dei Canti opposto a Fuipiano:
Il Pelandì, dopo una vita sregolata, alla sua morte, non poteva essere sepolto in un cimitero cristiano, ma doveva essere portato in un luogo dove non si sentissero suonare le campane. Il parroco del paese decise dunque di scegliere quattro giovani coraggiosi e dopo averli resi brilli a suon di bevute li incaricò di portare il corpo del Pelandi fin nella forra sui Canti che avrebbe poi preso il suo nome. Si avviarono dunque i quattro portantini davanti col feretro e dietro li seguiva il parroco vestito con gli arredi sacri. la cotta, la stola, il tricorno (cappello usato dai sacerdoti fino a poco tempo fa),e l'aspersorio con l'acqua santa. Nel frattempo le campane suonavano continuamente per tenere lontano il diavolo, e ad ogni sosta il buon parroco dava un sorsetto di grappa ad ogni portantino perchè non si facessero prendere dalla paura.
Nel frattempo due diavoli li seguivano poco distanti in attesa di arrivare a destinazione e prendersi l'anima del Pelandì che al momento non potevano prendere per gli esorcismi del sacerdote. Come furono giunti nella forra sopra i Canti, le campane non si sentivano più nè da Fuipiano, nè da Peghera, perchè le onde sonore passavano alte sopra le rocce che circondavano la fossa. Allora i portantini posarono la bara con il corpo del Pelandì e si allontanarono assieme al parroco che continuò con le sue orazioni finchè furono fuori dalla forra. Allora come una vampata di fuoco i due diavoli si precipitarono sulla bara abbandonata in fondo alla fossa e sparirono con essa tra le fiamme altissime. I quattro portantini, tornati a casa, andarono a dormire ed il giorno dopo si risvegliarono con un gran mal di testa e senza ricordarsi più di niente. Questo è ciò che mi ricordo, spero che concordi con ciò che sà lei. Ora se c'è qualcuno che aggiunge altri fatti alla nostra narrazione, sono bene accetti: vuol dire che quando saremo al completo tireremo le somme e aggiungeremo un'altra leggenda alle altre della Valle Brembana.