la gallery e' in fase di preparazione..
ci sara' anche un filmato con le interviste a Gotti,... Cassani e Eddy Mazzoleni.. ma.....sara' pubblicato dopo le festività pasquali....
ma avete notato lo sponsor di Ivan Gotti ???? BREMBO SKI
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(16 MB - si consiglia la visione con linea ADSL o superiore) Ci scusiamo per i disturbi audio causa il vento... le riprese video sono state fatte con una semplice macchina fotografica digitale...
Bergamo, ecco il Giro Presentata la tappa del Giro d'Italia che si concluderà in piazza Matteotti Amarcord di grandi campioni con Merckx, Gimondi e Moser protagonisti
Sfilata di grandi campioni, ieri al Centro Congressi, per la presentazione della tappa con arrivo in città del 90° Giro d'Italia, la Cantù-Bergamo in programma sabato 26 maggio (192 chilometri con i Gran premi della montagna del Passo San Marco e di Trinità di Dossena). Il Giro d'Italia tornerà così a Bergamo a tre anni dall'ultima apparizione, quando la nostra provincia ospitò la penultima tappa (la Bormio-Presolana, a cui si riferisce la foto) e la frazione conclusiva da Clusone a Milano che incoronò Cunego.
Sono passati tanti anni, ma il loro fascino di grandi atleti senza macchia e senza paura resiste alla corrosione del tempo. Anzi, per certi versi sembra alimentarsene. Gimondi e Merckx sono sempre amatissimi dal popolo del ciclismo. Certo, il fisico non è più lo stesso di quando incendiavano la passione popolare con le loro sfide infinite, i capelli mostrano ciuffi bianchi sempre più evidenti, gli occhi non lampeggiano più come quando gli sguardi si incrociavano, torvi, sulle montagne del Giro e del Tour. Affiora persino un filo di buonismo in questi due splendidi sessantenni, che a cavallo degli anni Sessanta-Settanta si sono scambiati soprattutto ringhi.
Sul palco del Centro Congressi, l'elegante e forbito Davide Cassani li invita a ricordare qualche tappa della loro epopea. «Un mostro, mi ha fatto fare fatiche immense, bibliche», sorride Gimondi, che a quei tempi aveva ben poco da sorridere. «E' stato il mio avversario più forte, con lui non ero sicuro di vincere fino a che non ero aldilà del traguardo», ribatte sornione il Cannibale.
Gimondi e Merckx sono qui per presentare la tappa bergamasca del 90° Giro d'Italia, la 14ª della corsa rosa, in calendario per sabato 26 maggio. Il colpaccio di metterli insieme va ascritto al merito di Giovanni Bettineschi, il «signor Promoeventi», che è ormai diventato il proconsole bergamasco della Rcs, così come lo era stato Angelo Bertocchi negli anni Novanta.
Sono qui insieme con tanti altri campioni di oggi e di ieri, i quali però, con tutto il rispetto, rimpiccioliscono al loro cospetto. Fra il 1967 e il 1976 hanno vinto complessivamente otto Giri su dieci (cinque Eddy, tre Felice), lasciando agli altri solamente gli avanzi del banchetto: un Giro allo svedese Patterson nel '71, uno al bresciano Bertoglio nel '75. In sovrammercato, Gimondi cala sul tavolo due secondi posti, sempre ovviamente alle spalle di Merckx, e quattro terzi, per un totale di nove podi, record assoluto. Una volta, nel 1974, in mezzo ai due giganti si è piazzato il giovane Baronchelli: sembrava l'inizio di un feeling e invece è stata una fiammata isolata: il filo fra Tista e la gloria non si è più riannodato sulle strade del Giro.
Naturalmente, con Gimondi e Merckx si parla tanto della prossima corsa e, in special modo, della tappa bergamasca. Nel 1976, quando arrivarono qui in città, furono primo e secondo: ovviamente verrebbe da dire, sia pure a parti invertite rispetto al solito. E stavolta, come finirà? E' opinione diffusa che, a una settimana dalla conclusione del Giro, la tappa non sarà decisiva come quella di tre anni fa sulla Presolana, anche per la collocazione nel calendario: il giorno prima ci sarà la cronoscalata di Oropa, il giorno dopo l'arrivo alle tremende Cime di Lavaredo. Dunque, una frazione interlocutoria?
«Fino a un certo punto - osserva Ivan Gotti, due volte maglia rosa a Milano (1997 e '99) e oggi vice presidente del comitato di tappa e braccio destro di Bettineschi - perché le caratteristiche della tappa sono tali da scongiurare il pericolo di una fuga bidone. Anche ammesso che qualcuno scappi in partenza, non potrebbe arrivare a Morbegno, ai piedi del San Marco, con più di cinque-sei minuti e, di conseguenza, verrebbe ripreso nei quasi 30 km di salita.
Penso che lassù al passo si formerà un gruppo con tutti i favoriti e i loro luogotenenti. Proprio qualcuno di questi, penso a un Mazzoleni o a un Sella, potrebbe avere via libera nel finale, fra la Trinità di Dossena e Colle Aperto, sfruttando il marcamento reciproco fra gli uomini di classifica, la loro stanchezza per la crono del giorno precedente e il loro timore per la tappa delle Tre Cime di Lavaredo».
Il ragionamento non fa una piega. I due monumenti annuiscono.