Tra i differenti tipi di osservazione di orso, le predazioni e i danni sono stati i più frequenti, il secondo tipo per importanza è stato gli avvistamenti, seguiti dalle impronte
I segni di presenza di orso hanno interessato 24 comuni.
Il maggior numero di osservazioni è stato registrato nei comuni di Ardesio, Dossena, Serina e Lenna
Tornano orsi e lupi sulle Orobie
Recinti e cani per difendere il bestiame
La presenza dei lupi e degli orsi nel Parco delle Orobie Bergamasche non è ancora stabile e i segni della loro presenza sono notevolmente diminuiti nel corso del 2010. Questo però è il segnale che le montagne bergamasche potrebbero essere oggetto di una futura colonizzazione. E' questa la conclusione a cui sono giunti gli esperti Chiara Crotti e Pietro Milanese - guidati da Alberto Meriggi, ricercatore del Dipartimento di Biologia Animale dell'Università di Pavia -, che hanno studiato le segnalazioni di avvistamenti diretti e le tracce del transito di questi predatori sul nostro territorio, come impronte, graffi, peli ed escrementi. In particolare l'orso, da quando JJ5 è tornato a casa, sulle montagne dell'Adamello, sembra quasi scomparso dal Parco delle Orobie: le osservazioni sono scese dalle 91 registrate da maggio 2008 a settembre 2009 alle 15 del periodo compreso tra settembre 2009 e ottobre 2010.
Nello stesso periodo però si sono intensificate le osservazioni di orso nelle provincia di Brescia e di Sondrio, segno di una continua dispersione di questi animali che potrebbe portare altri orsi a insediarsi temporaneamente o stabilmente sulle montagne bergamasche. Le osservazioni riguardanti il lupo sono allo stesso modo in discesa e sono passate da 30 a 7, con un'intensificazione in certi periodi e diradamento in altri. Per entrambe le specie si tratta delle classiche modalità di colonizzazione di nuovi territori da parte di individui che si sono allontanati da nuclei riproduttivi o da zone con presenze stabili. “Di solito nelle fasi iniziali di una colonizzazione si osserva una presenza instabile e l'assenza di eventi riproduttivi. In seguito, man mano che la colonizzazione procede, la presenza si fa più prolungata, il numero degli esemplari che si stabilizzano aumenta e infine si arriva alla riproduzione – ha spiegato il Presidente del Parco delle Orobie Bergamasche Franco Grassi -. A questo punto la presenza può considerarsi stabilizzata e l'area colonizzata, sempre che nel frattempo eventi esterni, come le uccisioni illegali, non turbino l'equilibro che si è creato.”
Il fatto che recentemente sia stata individuata una tana di lupo e due esemplari di questo animale siano stati visti insieme, rafforza la tesi che le Alpi Orobiche Bergamasche abbiano caratteristiche ambientali idonee per tornare ad essere, come in passato, un'importante area di colonizzazione spontanea da parte di queste due specie di grandi carnivori. In particolare sarebbe l'elevata disponibilità di frutti, insetti e carcasse di animali e la massiccia presenza sulle nostre montagne di ungulati selvatici, come i camosci, a rappresentare le attrattive maggiore rispettivamente per orsi e lupi, con tutti i vantaggi che questo comporta per la conservazione della biodiversità nelle nostre montagne.
“L'orso e il lupo svolgono una funzione chiave nella regolazione della fauna locale, grazie alla loro predilezione per animali giovani e inesperti o vecchi e malati, contribuendo così a tenere sotto controllo i tassi di crescita di molte specie – prosegue Grassi -. L'orso inoltre si nutre di carogne, svolgendo un ruolo di polizia sanitaria, utile a impedire l'insorgere di malattie e migliorando le condizioni di salute degli animali.” Perché si possa assistere a una vera ricolonizzazione è però fondamentale la tutela di aree protette dalla caccia e un atteggiamento non ostile delle popolazione verso questi animali. Per questo il Parco ha promosso un'inchiesta per capire che sentimenti nutre la popolazione residente nelle valli bergamasche verso il lupo e l'orso, da cui è emersa tanta confusione sull'argomento e qualche timore.
“Gli intervistati hanno dimostrato di conoscere poco come stanno veramente le cose e infatti la maggioranza vorrebbe avere più informazioni. La minoranza invece non li considera, a ragione, animali pericolosi e infatti difficilmente si avvicinano all'uomo, tanto da prediligere zone molto tranquille, lontane dai circuiti turistici e dai percorsi escursionistici – conclude Grassi -. È fondamentale però riuscire a coinvolgere di più la popolazione perché la conservazione dei predatori è un problema più culturale che tecnico. Servono soluzioni condivise che consentano di sopire i timori, specialmente quelli degli allevatori. È chiaro che la presenza di grandi predatori determina un'inevitabile modificazione delle tecniche di allevamento. Ma misure di difesa e prevenzioni efficaci per difendere il bestiame dagli orsi e dai lupi esistono, sono semplici e molto efficaci, come i cani da guardia e i recinti”.
Leggo questo
“L'orso e il lupo svolgono una funzione chiave nella regolazione della fauna locale, grazie alla loro predilezione per animali giovani e inesperti o vecchi e malati, contribuendo così a tenere sotto controllo i tassi di crescita di molte specie – prosegue Grassi -. L'orso inoltre si nutre di carogne, svolgendo un ruolo di polizia sanitaria, utile a impedire l'insorgere di malattie e migliorando le condizioni di salute degli animali.”
I giovani sono sempre inesperti o troviamo qualche giovane che nasce esperto ?
I vecchi malati per colpa di chi ?
Orsi e lupi sono pronti a colonizzare le Orobie Lo dicono gli studiosi del Parco Avvistamenti in calo, ma è segno che «stanno tastando il terreno»
Orsi e lupi potrebbero tornare, stabilmente, a vivere sulle nostre montagne. Lo dicono gli esperti del Parco delle Orobie bergamasche, nonostante le tracce della presenza dei due grandi predatori siano notevolmente calate nell'ultimo anno. Le «toccata e fuga» dei grandi predatori nel 2010, infatti, potrebbe essere la classica modalità di colonizzazione di nuovi territori da parte di esemplari attratti da un territorio con caratteristiche ottimali per la loro sopravvivenza. A queste conclusioni sono giunti Chiara Crotti e Pietro Milanese, guidati da Alberto Meriggi, ricercatore del Dipartimento di Biologia animale dell'Università di Pavia.
La ritirata di JJ5
In particolare l'orso, da quando JJ5 è tornato a casa sull'Adamello, sembra quasi scomparso dal Parco delle Orobie: le osservazioni sono scese dalle 91 registrate da maggio 2008 a settembre 2009, alle 15 del periodo compreso tra settembre 2009 e ottobre 2010. Nello stesso periodo, però, si sono intensificate le osservazioni di orso nelle province di Brescia e di Sondrio, segno di una continua dispersione di questi animali che potrebbe portare altri orsi a insediarsi temporaneamente o stabilmente sulle montagne bergamasche.
Il lupo, avvistamenti in calo
Le osservazioni riguardanti il lupo sono allo stesso modo in discesa, da 30 a 7. «Di solito nelle fasi iniziali di una colonizzazione si osserva una presenza instabile e l'assenza di eventi riproduttivi. In seguito la presenza si fa più prolungata, il numero degli esemplari che si stabilizzano aumenta e, infine, si arriva alla riproduzione – ha spiegato il presidente del Parco delle Orobie Bergamasche, Franco Grassi –. A questo punto la presenza può considerarsi stabilizzata e l'area colonizzata, sempre che nel frattempo eventi esterni, come le uccisioni illegali, non turbino l'equilibro che si è creato».
La tana e la coppia
Il fatto che recentemente sia stata individuata una tana di lupo e due esemplari di questo animale siano stati visti insieme, rafforza la tesi che le Alpi Orobiche bergamasche abbiano caratteristiche ambientali idonee per tornare ad essere, come in passato, un'importante area di colonizzazione spontanea da parte di queste due specie di grandi carnivori. Perché si possa assistere a una vera ricolonizzazione è fondamentale la tutela di aree protette dalla caccia e un atteggiamento non ostile delle popolazione verso questi animali. Per questo il Parco ha promosso un'inchiesta per capire che sentimenti nutre la popolazione Delle valli verso il lupo e l'orso, da cui è emersa tanta confusione sull'argomento e qualche timore. «Gli intervistati hanno dimostrato di conoscere poco come stanno veramente le cose e infatti la maggioranza vorrebbe avere più informazioni. La minoranza invece non li considera, a ragione, animali pericolosi e difficilmente si avvicinano all'uomo, tanto da prediligere zone molto tranquille, lontane dai circuiti turistici e dai percorsi escursionistici» conclude Grassi.
Cade con gli sci e sveglia un orso in letargo: azzannato dodicenne
Brutta avventura per un ragazzino che si era spinto fuori pista ed è finito della tana dell'animale
Non ti avventurare nei fuoripista, è pericoloso»: è la classica raccomandazione del babbo, quando il figliolo si lancia sulle piste da sci. Non deve averla troppo recepita un dodicenne svedese di Funasdalen, stazione invernale al centro del Paese scandinavo.
UN BRUSCO RISVEGLIO - Abbandonato il tracciato ufficiale, il ragazzino è caduto in una buca: ahilui, quella era la tana di un grande orso bruno che si stava godendo il suo sacrosanto letargo. Svegliatosi di soprassalto, il bestione evidentemente inferocito, si è avventato sul piccolo malcapitato, azzannandolo alle gambe e graffiandolo sul fondoschiena. Per sua fortuna, il ragazzo è riuscito a divincolarsi e a scappare. E se la caverà, visto che all'ospedale della vicina Ostersund, dove è stato ricoverato, i medici hanno dichiarato che «sta bene, tenuto conto delle circostanze». E pure il povero orso (alla fine stava solo dormendo) non dovrà pagare per l'azzardato «fuoripista»: la protezione ambientale svedese ha deciso che non rappresenta un pericolo per l'uomo e quindi, non sarà necessario abbatterlo. Morale della favola: sempre meglio ascoltare i consigli del babbo...
Sondrio, 31 marzo 2011 - Arriva la primavera e, puntualmente, ricominciano gli avvistamenti di tracce e segnali dell’evidente presenza di uno o più orsi bruni, si pensa maschi vaganti. Le zone più frequentate sono quelle a ridosso della città di Sondrio, tra Spriana-Arquino e Triangia (ultima segnalazione), utilizzando il collegamento della Val di Togno con la vicina Svizzera. Dato per estinto negli anni della Prima Guerra Mondiale (1915-18 quando un esemplare fu catturato nei pressi del bosco di Zandila, dove è poi caduta la frana di Val Pola), il plantigrado ha fatto la sua ricomparsa quasi un secolo dopo, anche se, attorno al 1920 le “réclame” sui giornali del rinomato Riufigio Saffratti a San Salvatore di Albosaggia proponevano ancora lo “stufato d’orso” come specialità della casa.
In Valtellina, infatti, si è ritornato a parlare di questo animale solo da un paio d’anni, dopo che sui nevai della zona dei Forni (Valfurva) sono state individuate le impronte da parte degli esperti del servizio nivo-meteo. Successivamente un orso è stato avvistato nella vallata di Livigno dove l’assenza di alberi e la presenza di numerosi punti panoramici d’avvistamento, rendono possibile l’osservazione con il binocolo e le foto con teleobbiettivo. Il passaggio successivo è avvenuto in Val Poschiavo nella zona dell’Alpe Grum, sotto il Bernina. E’ quindi naturale la presenza in bassa Valmalenco, ad Arquino, accertata dalla Polizia provinciale che ha acquisito da un privato alcune foto eloquenti. Poco dopo, un esemplare maschio veniva immortalato da una foto-trappola all’infrarosso nella notte fra il 6 e il 7 ottobre 2010 nei boschi di Arcoglio, a circa 2000 metri di quota, nel territorio di Torre Santa Maria. Bisogna tener conto che la vasta zona circostante la frana di Spriana è abbandonata dagli anni ’60 e costituisce un ambiente tranquillo di rifugio per il plantigrado. A monte di Sondrio, ci sono poi contrade come Bàssola che è disabitata dai tempi della peste del ‘600: si tratta di un luogo “stregato”, sconosciuto persino agli abitanti della zona. Gli avvistamenti sono proseguiti anche nelle ultime settimane a Berbenno, Ardenno, Civo e Mello.
Il biologo ed esperto faunista Franco Mari, ha studiato per anni l’orso nel Parco d’Abruzzo e sta seguendo di recente, in collaborazione con la Regione Lombardia, l’evoluzione delle popolazioni dei plantigradi sulle Alpi. "Oltre alle valli italiane di confine, gli orsi vaganti, sono arrivati anche nella vicina Svizzera – spiega - ma non è detto che si tratti necessariamente di più esemplari. Anzi è più probabile che l’orso avvistato continuamente in Valtellina sia sempre lo stesso e cioè quello contrassegnato con la sigla JJ5 (e cioè il quinto figlio dell’orsa Jurka del Trentino) che si avventura verso occidente e che, da quanto sappiamo, attualmente è rientrato in val di Genova. L’orso è un forte scalatore, soprattutto se giovane, al pari di un uomo dotato di ramponi e può superare valichi impervi.
Questo fatto è stato provato sperimentalmente sugli orsi muniti di radiocollare che, in due ore, sono stati capaci di portarsi dal piano a oltre 2.000 metri di quota superando difficoltà da 4° grado. Quindi è possibile che due presunti orsi avvistati in due giorni successivi su due versanti di una stessa montagna all’apparenza invalicabile, siano in realtà un esemplare solo". "In genere vengono messe delle bande di filo spinato che, in caso di passaggio, trattengono dei ciuffi di peli. Quelli con attaccato il bulbo pilifero sono ideali per l’esame del Dna – spiega il biologo - che ci permettono di stabilire con precisioni che si tratta proprio di peli di orso. E’ invece più difficile trovare tracce di sterco perché, a differenza del lupo, il plantigrado non marca con le feci il territorio". "Se si accerta un danno ad animali domestici o arnie – confermano all’Ufficio faunistico della Provincia - bisogna comunicarlo al Servizio caccia e pesca, entro 24 ore dalla constatazione. E’ molto importante che gli animali predati non vengano spostati o manipolati, per poter accertare con precisione la causa della morte, evitando inoltre di calpestare la zona e confondere così eventuali tracce".