Non riguarda nello specifico un orso "orobico", ma mi sembra comunque interessante perché parla di un incontro avvenuto in territori a noi abbastanza vicini: in attesa che qualche esemplare torni in bergamasca tanto vale informarsi su cosa succede nelle altre zone italiane caratterizzate dalla presenza di orsi.
L'articolo e il video che illustrano l'incontro tra l'orso e l'uomo sono tratti dall'edizione odierna di La Repubblica" on-line:
Incontro ravvicinato con l'orso
"Dillo a tutti che sei buono"Insolito faccia a faccia nelle Dolomiti del Brenta, durante una passeggiata in montagna. E il nostro lettore lancia un allarme per la tutela della colonia di plantigradi, messa a rischio anche dai politicidi ANNA ZIPPEL
Un uomo e un orso, il racconto di un incontro speciale
"DILLO a tutti che non sei pericoloso!". Si è trovato faccia a faccia con l'orso bruno passeggiando su un sentiero delle Dolomiti, ha avuto la lucidità di riprendere tutto, e perfino di lanciare un messaggio. Si chiama Giuseppe Alberti e fa la guida e l'educatore ambientale nel Parco naturale Adamello-Brenta 1. Con lui, sabato scorso alle 18, c'erano la moglie e il nipotino di 4 anni. Ed è stato lui a vedere per primo l'animale, prima che questo si accorgesse di loro, a circa 15 metri di distanza: "Un esemplare di orso bruno, con il pelo ancora semi-invernale scuro e folto, alto circa un metro e mezzo; come fanno gli animali, non è scappato via subito ma, dopo essersi alzato sulle zampe posteriori per vedermi meglio, è rimasto per qualche istante a fissarmi incuriosito. I nostri sguardi si sono incontrati, c'è stato un confronto. Per me è stata una grandissima emozione".
Ne è venuto fuori questo "spot spontaneo" per affermare la non pericolosità dell'orso. Giuseppe Alberti, che nel parco organizza anche progetti per scolaresche di ogni età e attività estive per gruppi di visitatori, racconta che alla fine degli anni '90 in tutte le Dolomiti erano rimasti solo tre orsi bruni. Unici superstiti di una persecuzione secolare, che li aveva in sostanza portati sull'orlo dell'estinzione, nonostante l'Ursus Arctos fosse specie protetta già dal 1939. Per correre ai ripari parte nel '99 il progetto di ripopolamento Life Ursus, finanziato dall'Unione Europea e condotto in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento e l'Istituto nazionale per la Fauna selvatica; nell'arco di pochi anni vengono introdotti nell'area dieci esemplari provenienti dalle riserve di caccia della Slovenia; i plantigradi si ambientano ben presto nel nuovo habitat, dando origine a una popolazione che consiste oggi, in tutte le Alpi centrali, in 30 esemplari, tutti costantemente monitorati attraverso radiocollari e studi su peli ed escrementi che vengono ritrovati nei boschi, dai quali emerge che sono per il 70% erbivori e insettivori e che nutrendosi di carcasse di altri animali svolgono anche una funzione di "pulizia".
"Malgrado oggi - ci spiega Alberti - fra i residenti nelle Dolomiti gli amici degli orsi siano la maggioranza, trattandosi peraltro di coloro che più frequentano e amano la montagna, la sopravvivenza degli animali è messa in pericolo da alcune proposte portate avanti da partiti come Lega Nord e SVP." Facendo leva sul tema "sicurezza", sulla paura e dunque su episodi negativi che hanno per protagonisti gli orsi (qualche gregge aggredito, arnie distrutte, pollai attaccati) si vorrebbe infatti arrivare all'eliminazione degli "scomodi plantigradi", con l'improbabile soluzione di rispedirli (con un "foglio di via" come i clandestini?) lì da dove sono venuti (in Slovenia), chiuderli in aree riservate o, addirittura, dando il via libera al grilletto dei cacciatori.
"Mi è venuto spontaneo dare voce all'orso perché viene ora strumentalizzato a fini politici: chi vive qui sa che neanche i più anziani ricordano aggressioni da parte di orsi bruni; la Provincia di Trento copre inoltre tutte le spese nel caso di danni a greggi o allevamenti, oltre a quelle per i recinti elettrici a messi protezione di campi e animali." Simbolo delle Alpi e delle Dolomiti, il più grande mammifero d'Europa fa anche parte delle cosiddette "specie ombrello", quelle che avendo più elevate esigenze ecologiche giocano un ruolo-chiave negli ecosistemi, dando all'uomo il polso della situazione sullo stato in cui versa l'ambiente in cui vivono. "Un ambiente in cui l'uomo è sì, ormai, dominatore, ma che per forza di cose non potrà - e non dovrà, pena la sua stessa sopravvivenza - mai essere di sua esclusiva proprietà".
