M.Serafini ha scritto:Sugli spit la mia filosofia è utilizzarli quando non è sicuro salire senza, su una via che valga la pena attrezzare perennemente.
Non credo nell'alpinismo del pericolo, dove eroi rischiano la vita per gioco. Sono dell'idea, mia personale opinione, che l'arrampicata sia un'attività ricreativa e che debba essere sicura. Non priva di rischio, ma sicura.
Quando leggo report di alpinisti molto più bravi di me che si vantano dei rischi corsi, lo trovo infantile e immaturo; come il ragazzino che si vanta di aver rischiato il collo correndo con lo scooter.
Stiamo arrampicando su gradi non particolarmente difficili, ma dove l'alpinista della domenica fa fatica e cade. Certo, se passa Ezio Malier o Yuri Parimbelli, mettono un friend ogni 5 spit nostri, ma se dovessimo confrontarci con chi lo fa di professione, dovremmo stare tutti a casa a guardare.
Le nostre vie sono sicure per tutti, soprattutto per noi che dobbiamo passarci ore ad attrezzare

Dove i friend non bastano, mettiamo gli spit; dove bastano i friend, andiamo più veloci, più leggeri e ci divertiamo di più!
Ci sono un sacco di vie per l'alpinista che deve rischiare la vita ogni domenica, ma non è il mio sport, come non lo è il tennis o il parapendio

E' un discorso molto lungo e complesso. Io la vedo in modo diverso.
Ma ci sono argomentazioni da una parte e dall'altra.
E poi ci sono anche le sensibilità personali.
Ad esempio c'è una via molto molto bella (secondo me) che io e il mio socio con riusciamo a chiudere e il cantiere è aperto.
Ma nè io nè lui intendiamo bucare la roccia. Allo stesso tempo non ci va di chiedere aiuto a qualcuno più forte per finire la via e così resta lì, con il vago intento di completarla magari con un po' di artificiale o attrezzandola, a chiodi, dall'alto o di avere il tempo un anno di costruire il grado in falesia.
Ma di mettere degli spit proprio non ci viene in mente e molto probabilmente rimarrà lì, non finita, finchè qualcuno col grado non la scoprirà per i fatti suoi e completerà.
Certo se arrivasse qualcuno e la spittasse mi incazzerei e lo riterrei uno sfregio alla montagna.
Direi che è evidente che la possibilità di passare trad c'è, e che bucare è una scorciatoia che svilisce la salita.
Ma ovviamente so che alla fine alla montagna di come uno passa non importa nulla, e che quello che fai non definisce nulla se non te stesso, e che ognuno definisce se stesso in modo personale e diverso.
Ecco perchè sono discorsi che girano da sempre. Preuss schifava Dulfer per l'uso di corda e chiodi.
Per il mondo alpinistico degli anni '40 Cassin passava a forza di chiodi di progressione.
Quando è venuto fuori lo spit in montagna è venuto fuori un putiferio.
Alla fine è sempre una rincorsa a qualcosa di astratto e indefinibile come l'etica alpinistica.
E già io contesto che possa esistere un "etica" condivisa in senso generale...
Bellissimo il video.