Torrione nord della Cornetta, parete nord
20 ottobre 2018, Fabio Mazzoleni e Davide Noli a comando alternato
Quando Davide mi propone di tornare per l'ennesima volta in Cornetta aggiunge subito, come a giustificarsi: "Questa è l'ultima, promesso". Il fatto è che la Cornetta "l'ho (ri)scoperta io", ma il socio se ne è innamorato di più. Gli ha preso la voglia e di certo il gusto di andare ad esplorare posti "dove nessuno si è mai spinto prima". Che siano una lontana galassia o un diedro di 50 metri, nascosto tra le pieghe di una montagnetta bergamasca (c'è anche quello in effetti, prima o poi me lo proporrà di sicuro).
Io, a dirla tutta, avrei voglia di una bella parete solatia, magari ben attrezzata, dove poter scalare in maglietta e riscaldarmi le ossa e una spalla dolorante.
E poi so che linea Davide vuole andare a vedere e non ho fretta:
la fredda e ombrosa parete Nord del torrione che chiude la cresta della Cornetta in direzione dei Bruciati. Un trapezio di roccia di 200 metri attraversato da un colatoio che tende a trasformarsi in diedro e sormontato da una torre strapiombante di 60 metri, striato di gialli e di neri, che in natura si sa sono colori che nascondono non troppo velate minacce (come per api, tigri, leopardi..).
Sicuramente è la linea più logica e continua tra quelle che abbiamo individuato ma, dal mio punto di vista, anche una umida salita al freddo per 200 metri e una probabile palata nei denti negli ultimi 60. Ma siccoma è "l'ultima" -sia mai che qualcuno ce la soffi- e dovrebbe essere comunque una salita veloce che fa comodo ad entrambi..si va!
Però a Davide, mentre facciamo colazione, chiarisco subito che sento puzza di salita del ca...volo.
E invece mi sono proprio sbagliato.
E invece è stata proprio una bella salita, continua, logica, a suo modo elegante ed avventurosa. Mettere insieme 6 nuovi tiri così, tranquilli ma non banali, in Orobie, nel 2018, non è niente male.
L'umido l'abbiamo trovato (in particolare l'ultimo tratto di diedro prima dello strapiombo finale, che sarebbe da affrontare in dulfer, era fradicio e ci ha costretto a spostarci su una parete di roccia rotta e aleatoria). La roccia varia dal delicato allo spettacolare. Però, per me, è una via che andrebbe ripetuta, specificando che è una salita per cordate abituate a terreno non addomesticato da protezioni in loco e non pulita dalle ripetizioni, magari da qualcuno capace di forzare l'"head wall" finale con 60 metri di arrampicata tecnica e sostenuta su strapiombo. Sarebbe la ciliegina sulla torta e c'è una linea evidente. Per noi, almeno ieri, era un po' troppo dura.
Metto qualche immagine. Se servono informazioni c'è la relazione su On-Ice e comunque chiedete pure qui.
La parete (in secondo piano) dietro la struttura su cui passano le vie spittate Diedrone e Padania, vista dalla zona dei Bruciati.

E vista dal basso. La via attacca in corrispondenza della fessura/grotta nera e risale il diedro al centro, per poi spostarsi sullo spigolo sinistro del torrione sommitale (che in foto non si riesce a distinguere dalla parete retrostante)
