A Zorzone l'orologio indicava le 6.10 ed il cielo aveva indosso ancora la sua coperta trapunta di stelle. Ho indugiato un poco all'interno dell'abitacolo così da essere sicuro che la magia quotidiana dell'avvicendarsi della luce alla notte si sarebbe verificata anche oggi. E così è stato.
Nel momento in cui le stelle sono diventate indistinguibili dal resto del cielo, sono scivolato fuori dalla mia scatoletta metallica rosso fuoco e mi intrufolo quasi furtivo nel bosco che da subito avvolge il sentiero.
Nessun rumore era avvertibile se non il crepitare delle foglie secche avanzate dal precedente autunno. Un po' polarizzato dall'aver saputo che nei paraggi sono state ritrovate sepolte parecchie ossa d'orso e che un orso pare essere stato avvistato qualche tempo addietro in zona, con lo stesso frontalino acceso a rischiarare la traccia tutt'ora ombreggiata dalle sommità degli alberi, perlustravo i fianchi del bosco nella speranza di non incrociare degli occhi accesi intenti a fissarmi.
Raggiunto il punto decisivo fra la direzione panoramica o quella diretta, mi butto senza esitare nella vegetazione di quest'ultima. Nel frattempo si è fatto più giorno e la luce artificiale non aggiunge visibilità al sentiero. Spengo ed in una intima radura osservo il colorirsi dell'aria.
