ZERNEZ - Dopo numerosi spostamenti, l'orso M13 ha deciso di trascorrere il fine settimana nel Parco nazionale svizzero, in Engadina. Georg Brosi, capo dell'Ufficio della caccia del canton Grigioni, ha confermato una notizia in proposito della "Südostschweiz". Grazie al suo collare GPS che invia segnali ogni ora, M13 può essere rintracciato quando entra in territorio svizzero. Il sistema però non funziona sempre, in quanto l'orso ama frequentare zone alpine con poca copertura satellitare. Secondo Brosi, l'animale si sta comportando piuttosto bene e non si avvicina troppo alle abitazioni. Per questo motivo solo poche persone hanno avuto occasione di avvistarlo. L'unica traccia lasciata è qualche pecorella uccisa qua e là. Il 30 aprile M13 era stato urtato da un treno in corsa, senza tuttavia riportare ferite serie. Noncurante dei controlli doganali, ha poi soggiornato un mese in Italia, prima di tornare in terra confederata. Un nuovo collare gli è stato applicato ad inizio mese, in quanto il primo era rimasto danneggiato nell'incidente ferroviario.
Dipende sempre da come si riporta la notizia.......
Tratto dal trentino Corriere Alpi di Silvia Siano
A testimonianza «Il plantigrado ci ha guardati, e poi ha deciso di andarsene»
SAN LORENZO IN BANALE. Immobile con gli occhi fissi a guardare quell’animale bianco intento a scavare con le zampe anteriori, lungo il sentiero che da Moline di Deggia risale a San Lorenzo in Banale....
SAN LORENZO IN BANALE. Immobile con gli occhi fissi a guardare quell’animale bianco intento a scavare con le zampe anteriori, lungo il sentiero che da Moline di Deggia risale a San Lorenzo in Banale. A Mauro Miserendino e a suo figlio Tommaso, di Milano, in villeggiatura nelle valli giudicarie, sono serviti pochi secondi per realizzare che lunedì nel tardo pomeriggio, ad otto metri da loro, si trovava un orso. Signor Miserendino, che cosa ha fatto? Prima ho pensato fosse un grosso cane randagio, poi ho messo a fuoco e mi sono reso conto che si trattava di un orso. Sono rimasto impietrito, bloccato dalla paura. Ho pensato a mio figlio, gli ho detto di mettersi dietro di me e di continuare a parlare, come se nulla fosse. Gli ho spiegato che se l’orso ci fosse venuto incontro, avrebbe dovuto correre ed arrampicarsi sull’albero. Tommaso è stato più coraggioso di me, ha continuato a chiacchierare e si è liberato dei bastoni che aveva con sé, per evitare che il plantigrado si spaventasse.
E poi?
Ora sorrido, ma in quel momento l’agitazione era tale, che ho composto il 118, invece che il numero dei vigili del fuoco. Nel giro di pochi minuti sono stato raggiunto telefonicamente anche dai tecnici del progetto Ursus, che hanno cercato di tranquillizzarmi, ma dall’altro capo del filo si sentiva che erano agitati anche loro.
Che cosa l’ha spaventata di più?
Il fatto che oltre all’orso più grande, ce n’era un altro più piccolo, forse un cucciolo, sul costone alla mia destra. Mi sentivo come accerchiato, non avevo vie di fuga.
E l’orso?
Aveva uno sguardo fiero, ma nessuna intenzione di interagire. Ha continuato a fissarci finchè non se ne è andato. L’avventura è durata una decina di minuti, poi sono arrivati i vigili del fuoco e ci hanno riportato a casa, spiegandoci che in questo periodo gli orsi si trovano anche a valle perché cercano cibo. Cosa pensa della convivenza con l’orso? Il Trentino ha un’organizzazione tale da potersi permettere la presenza dell'orso. Se gli animali vengono monitorati non c'è pericolo per l’uomo. Se ci si affida agli esperti, la convivenza con il plantigrado non può fare danni.
Anche il mese di giugno, così come quello precedente, è stato caratterizzato da un discreto numero di danni che hanno riguardato principalmente il patrimonio zootecnico (soprattutto in val Rendena ed alta val di Sole) e quello apistico. Va peraltro evidenziato come numerosi patrimoni danneggiati fossero sprovvisti di idonea recinzione elettrica o la stessa non fosse correttamente funzionante. In data 4 giugno si è registrato presso Vezzano un investimento a carico di un orso dal mantello molto chiaro che la genetica ha confermato essere M3, maschio di 4 anni. Il sopralluogo condotto tempestivamente in loco dal personale forestale con l'ausilio di cani formati sull'orso ha consentito di accertare che il plantigrado si è allontanato da solo dal luogo dell'impatto; la sua sorte non è comunque, ad oggi, nota. Pochi giorni dopo (8 giugno) un altro orso, ancora un giovane maschio (M12 di 2 anni di età) è stato investito ed ucciso questa volta in Alto Adige, tra Bolzano e Merano. In entrambi i casi non si sono registrati danni fisici per i conducenti ed i passeggeri dei veicoli coinvolti.
Per quanto concerne l'incidente occorso durante le fasi di cattura di un orso a Monte Terlago lo scorso 12 giugno le analisi genetiche hanno consentito di stabilire che si tratta del maschio JJ5, di 6 anni di età. E' uno dei due esemplari che ripetutamente avevano predato pollai e visitato cassonetti dei rifiuti anche nelle immediate vicinanze di case e centri abitati. L'autopsia è stata eseguita ed i risultati saranno resi noti a breve, essendo in questa fase in corso di svolgimento gli ultimi esami di laboratorio sui campioni prelevati nell'occasione. A fronte delle perdite citate si registra però una stagione con un buon indice di natalità: sono almeno cinque infatti le cucciolate osservate nella primavera 2012. Va infine ricordato in questo primo semestre il "ritrovamento" fuori provincia, grazie al monitoraggio genetico, di tre esemplari (maschi giovani) ritenuti "mancanti" in quanto non rilevati negli ultimi tempi per almeno due anni consecutivi.
... e il primo orso per il quale fu inventato il divieto "di fotografia" per legge...
Moderatore Immagini Antiche "tra i monti Alben e Regaduro nel canalone i suoi compagni lo trasportarono per sentieri scoscesi tra boschi e pascoli fino a Sottochiesa, adagiato su una rozza scala a pioli ricoperta di fronde"
Camosci e orsi nel parco d’Abruzzo, la visita è a numero chiuso
PESCARSSEROLI. Anche quest’anno numero controllato per i visitatori in alcune zone del Parco nazionale d’Abruzzo. Fino al 9 settembre, nelle aree frequentate dal Camoscio, Val di Rose, Valle Jannanghera, Monte Amaro e Monte Meta, l’accesso è riservato esclusivamente a piedi e a gruppi prenotati di massimo 50 persone al giorno, cento nei festivi, con l’accompagnamento di una guida del Parco. Dal 12 agosto e fino al 7 ottobre sarà regolamentato anche l’accesso agli escursionisti nelle aree di altitudine frequentate dall’Orso marsicano ricadenti fra i comuni di Pescasseroli, Villavallelonga e Campoli Appennino. L’acceso al Valico di Monte Tranquillo, Rifugio di Iorio, Valle Caprara, Schienacavallo, Monte Marcolano e Rocca Genovese potrà avvenire esclusivamente lungo alcuni sentieri autorizzati, che escludono l’area di alimentazione dell’Orso. «Tutte queste zone - spiega il direttore Dario Febbo – si caratterizzano per la presenza di una particolare concentrazione di camosci e di orsi che rappresentano la peculiarità faunistica più preziosa del Parco. Tutte e due le popolazioni sono da tempo oggetto di una particolare attenzione da parte del Parco volta alla loro salvaguardia essendo l’Orso marsicano e il Camoscio d’Abruzzo sottospecie ben distinte e uniche al mondo.
L’afflusso indiscriminato di turisti può arrecare grave disturbo agli animali rendendo precaria la loro possibilità di alimentarsi e di svolgere il normale ritmo di attività biologiche quotidiane. Considerato l’esito positivo ottenuto negli anni attraverso l’adozione del numero chiuso controllato, il Parco ritiene opportuno disporre nell’interesse della conservazione della specie anche per quest’anno, una regolamentazione del flusso turistico».
Per Val Di Rose, Valle Jannanghera e Monte Amaro già da sabato scorso, è scattato il numero chiuso. Per il Monte Meta, la limitazione partirà dal 7 agosto. I permessi di accesso possono essere richiesti all’ufficio informazioni del Parco di Barrea, al Museo del Lupo di Civitella Alfedena, al Museo del Camoscio di Opi e al Centro visita di Pescasseroli. Per quanto riguarda la tutela dell’orso marsicano il numero chiuso scatterà il 12 agosto e si protrarrà fino all’inizio dell’autunno. L’ingresso sarà consentito ad un massimo di 20 persone al giorno esclusivamente nei giorni di martedì, mercoledì e sabato con l’accompagnamento di una guida messa a disposizione dalla società Ecotur di Pescasseroli, dove sarà possibile ritirare il permesso
Comitato orso Trentino Alto Adige preoccupato da ipotesi riduzione numero 'L'impressione e' che presidente Dellai voglia levarsi grane'
TRENTO, 18 LUG - Preoccupazione viene espressa dal Comitato per l'orso Trentino Alto Adige-Suedtirol per la tutela dell'orso bruno nel territorio alpino. E' per l'intenzione espressa dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, sull'eventualita' di ridurre la popolazione di orsi sul territorio. ''La nostra impressione - spiega il comitato in una nota - e' che le scelte siano dettate dalla volonta' politica del presidente Dellai di levarsi di torno qualsiasi grana e non da una seria valutazione tecnica sulle situazioni 'problematiche'''.
L'ombra dell'orso ha riscatenato nelle ultime settimane la psicosi in Valcamonica. L'ultimo avvistamento risale a pochissimi giorni fa: il plantigrado è stato localizzato a Piamborno, in precedenza era stato avvistato tra Paline e la Val di Scalve. Una paura generalmente immotivata perché l'orso è animale schivo, che fa il possibile per evitare di incontrare l'uomo. Ma un conto è filosofeggiare un altro è ritrovarselo davanti questo animaletto che può arrivare a oltre 2 metri di altezza per la bellezza di 250 chili di peso: hai voglia a dire che è timoroso... Ma i camuni (e non solo loro) possono tranquillizzarsi, perché presto saranno operative le squadre di emergenza orso.
La Giunta regionale della Lombardia ha infatti approvato nei giorni scorsi il documento tecnico che dà il via all'iniziativa; ora si attende ovviamente il recepimento da parte della Provincia: le squadre saranno infatti composte da agenti di polizia locale e provinciale. L'iniziativa rientra nel Piano d'azione interregionale per la conservazione dell'orso bruno nelle Alpi centro orientali. Prima di addentarci nei dettagli del progetto è bene fare alcune precisazioni su questo gigante dei boschi.
Come dicevamo, contrariamente a quanto si pensa gli orsi (come del resto tutti i grandi carnivori) sono animali diffidenti e timorosi, soprattutto nei confronti dell'uomo. Ne avvertono la presenza a distanza, grazie ad un olfatto e a un udito particolarmente sviluppati, e quasi sempre si sottraggono all'incontro senza dare alcuna avvisaglia della loro presenza. Ma un incontro ravvicinato, per quanto imprevisto, può sempre capitare, la cosa migliore da fare è (per quanto possibile) mantenere la calma: per non spaventare l'animale e non correre rischi derivanti da una (reciproca) errata valutazione delle circostanze. Fin qui tutto chiaro, ma la realtà può essere ben più complessa, e problematica. Proprio per questo scendono in campo le squadre di emergenza. Il documento di indirizzo della Regione definisce gli ambiti e le modalità di intervento delle squadre che dovranno gestire i vari orsi bruni che si trovano in condizioni critiche o che sono individuati come orsi problematici. È dannoso perché arreca ripetutamente danni materiali alle cose (fa preda del bestiame domestico, distrugge gli alveari o fa danni ai frutteti) o perché utilizza in modo ripetuto fonti di cibo legate alla presenza umana. Lo ripetiamo: questo non è il suo comportamento abituale; tali situazioni si verificano quando l'orso ha perso la sua naturale diffidenza nei confronti dell'uomo. Un orso che causa un solo grave danno (o che ne causa solo sporadicamente) non è da considerarsi come dannoso.
La potenziale pericolosità dell'animale può arrivare col tempo a causa di una progressiva abituazione all'uomo causata dalla facilità di contatto. Ovviamente una mamma orso con i suoi piccoli è molto pericolosa. Ma questo non c'è neppure bisogno di dirlo. A seconda delle situazioni le squadre entreranno in azione: col codice bianco si presidia una zona per tranquillizzare i residenti; col giallo si parte con azioni di disturbo e dissuasione; col rosso si procede con la cattura.
Lo avevano addormentato per mettergli un radiocollare e seguire in tempo reale i suoi spostamenti (divenuti piuttosto turbolenti negli ultimi tempi), ma non ha retto l'anestesia. È morto nei boschi del Trentino l'orso JJ5 che tra il 2008 e il 2009 soggiornò sulle Orobie assaltando pollai e greggi tra le proteste degli allevatori e la curiosità della popolazione. La notizia è stata ufficializzata dalla Provincia autonoma di Trento, che ha completato le analisi genetiche sui campioni biologici prelevati dalla carcassa dell'esemplare di 6 anni: il sospetto che fosse JJ5 aleggiava già al momento del decesso, che risale al 12 giugno, ma la conferma è arrivata solo attraverso il Dna.
Una cattura finita male
La cattura si era resa necessaria quando l'orso aveva iniziato a rubacchiare galline e rovistare nei cassonetti dei rifiuti nelle vicinanze di case e centri abitati, a giugno in particolare intorno a Terlago e Monte Terlago (Trento). Il team che gestisce il progetto «Life Ursus» per la salvaguardia dell'orso bruno aveva quindi deciso di catturarlo e di mettergli un radiocollare per controllare meglio i suoi movimenti. Era stata piazzata una trappola a tubo nei boschi intorno a Monte Terlago e la mattina del 12 giugno la squadra della Provincia di Trento, composta da forestali e veterinari, era salita fino alla trappola in attesa dell'orso. Appena l'animale si era infilato nel tubo i veterinari lo avevano anestetizzato per poterlo misurare e mettergli il radiocollare, come prevede il protocollo del progetto. L'animale, però, non si è più risvegliato. «Purtroppo non ha resistito all'anestesia – spiega Claudio Groff, del Servizio foreste e fauna della Provincia di Trento –: casi simili non sono molto frequenti, ma possono capitare con gli animali selvatici. Dall'autopsia, i cui risultati saranno noti a breve, potremo avere informazioni più precise sullo stato di salute dell'animale e le cause del decesso». La morte di JJ5 ha suscitato qualche protesta nel mondo delle associazioni animaliste. L'Ente nazionale protezione animali (Enpa) ha espresso «vivo disappunto» e definito «gravissimo» l'episodio, chiedendo chiarimenti al ministero dell'Ambiente, un'interrogazione parlamentare e una revisione del progetto Life Ursus. L'associazione si è riservata anche di intraprendere azioni legali per accertare le eventuali responsabilità.
Imbalsamato al museo?
Fotografato, ricercato, studiato, osteggiato dagli allevatori preoccupati per il bestiame, guardato con curiosità e simpatia dai turisti, l'orso JJ5 tra il 2008 e il 2009 mise in subbuglio anche le valli bergamasche, dove uccise circa 120 capi tra pecore, capre e galline, e danneggiò una decina gli alveari. Poi tornò in Trentino, dove è rimasto fino alla morte. Al suo posto oggi sulle Orobie c'è un altro orso, di nome M7, la cui presenza suscita altrettanta curiosità e preoccupazione. Ma la vera star per ora rimane lui, il «vecchio» JJ5, che nei mesi scorsi si era guadagnato addirittura un pezzo del museo di Scienze naturali Caffi di piazza Cittadella a Bergamo, dove era stato allestito un angolo dedicato a lui. E che ora, se le condizioni della carcassa lo consentiranno, potrebbe finire imbalsamato al museo di Scienze naturali di Trento.