AGI
Trento, impugnata da Ministero ordinanza cattura Orso M2
L'ordinanza di cattura dell'orso pericoloso in Trentino firmata dal governatore Lorenzo Dellai e' stata impugnata dal ministero dell'Ambiente. Lo comunica la provincia autonomia di Trento. L'orso "M2" era stato considerato animale a rischio per "l'incolumita' e la pubblica sicurezza" dal presidente della Provincia autonoma di Trento, con un atto del 13 luglio 2012. Alla base del ricorso presentato dal ministero guidato da Corrado Clini, vi e' la contestazione di un "eccesso di potere" esercitato dall'ente provinciale trentino e la convinzione che la decisione finale - se rimuovere o meno un orso - spetti solo al Ministero (da qui la non autorizzazione concessa a Trento per la cattura del quadrupede) e che vi siano altre modalita' preventive da adottare prima della rimozione finale. (AGI)
Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
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Trento, impugnata da Ministero ordinanza cattura Orso M2
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Usa, una donna urla all’orso: l’animale scappa via
dal Corriere della Sera
Usa, una donna urla all’orso: l’animale scappa via
Negli Usa, una donna di nome Nishanto riesce a mandare via dal cortile di casa sua un orso bruno, probabilmente in cerca di cibo. Un animale del genere dovrebbe incutere timore a causa della gigantesca mole: l’orso invece, di fronte alle urla scomposte della signora è battuto in ritirata. Il video nel frattempo è diventato “virale” ed in 4 giorni ha collezionato già più di 710 mila clic.
[youtube]zM1D-r-0cGo[/youtube]
Usa, una donna urla all’orso: l’animale scappa via
Negli Usa, una donna di nome Nishanto riesce a mandare via dal cortile di casa sua un orso bruno, probabilmente in cerca di cibo. Un animale del genere dovrebbe incutere timore a causa della gigantesca mole: l’orso invece, di fronte alle urla scomposte della signora è battuto in ritirata. Il video nel frattempo è diventato “virale” ed in 4 giorni ha collezionato già più di 710 mila clic.
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Compagno Orso, la testimonianza dei pastori Trentini
Compagno Orso, la testimonianza dei pastori Trentini
Filmato, incontro e riflessione sul tema dell'orso nelle nostre valli promosso da Araba Fenice e dal Comune di Ardesio. Giovedì 4 ottobre alle 21 al teatro dell’oratorio di Ardesio sarà proiettato il film di Valentina De Marchi Compagno Orso, testimonianza dei pastori Trentini basato sulle riprese amatoriali girate dal pastore trentino Lorenzo, che raccontano la storia di un rapporto conflittuale antico come il mondo tra il pastore e il suo gregge e l’orso. Saranno presenti alcuni pastori transumanti trentini e Tino Ziliani, presidente dei Pastori Camuni, che racconteranno la loro esperienza di coesistenza, ormai da anni, con l’orso bruno. Invitati speciali alla serata di giovedì 4 ottobre alle 21 al teatro dell’oratorio di Ardesio gli agricoltori e allevatori locali oltre a di tutti gli interessati. Ingresso libero.
Filmato, incontro e riflessione sul tema dell'orso nelle nostre valli promosso da Araba Fenice e dal Comune di Ardesio. Giovedì 4 ottobre alle 21 al teatro dell’oratorio di Ardesio sarà proiettato il film di Valentina De Marchi Compagno Orso, testimonianza dei pastori Trentini basato sulle riprese amatoriali girate dal pastore trentino Lorenzo, che raccontano la storia di un rapporto conflittuale antico come il mondo tra il pastore e il suo gregge e l’orso. Saranno presenti alcuni pastori transumanti trentini e Tino Ziliani, presidente dei Pastori Camuni, che racconteranno la loro esperienza di coesistenza, ormai da anni, con l’orso bruno. Invitati speciali alla serata di giovedì 4 ottobre alle 21 al teatro dell’oratorio di Ardesio gli agricoltori e allevatori locali oltre a di tutti gli interessati. Ingresso libero.
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L'orso superstar fa "scoprire" anche l'esistenza dei pastori
tratto da Ruralpini di Michele Corti
L'orso superstar fa "scoprire" anche l'esistenza dei pastori
L’amministrazione comunale di Ardesio, insieme all’associazione Araba Fenice ha organizzato per la serata di giovedì 4 ottobre 2012 alle ore 21 presso il Teatro dell’Oratorio di Ardesio, un incontro sul tema dell’orso nelle valli bergamasche, dal titolo “L’orso: la testimonianza dei pastori trentini“ (clicca qui per visualizzare la locandina della serata). nell'ambito dell'evento sarà proiettato per la prima volta in Lombardia un film molto emblematico: "Compagno orsetto". Il titolo del film richiama il racconto per ragazzi di Mario Rigoni Stern "compagno orsetto" eliminando il diminutivo in omaggio ad una visione senza filtri dell'orso. Un animale che, per volontà politica di alcuni, si trova suo malgrado a rioccupare uno spazio antropizzato e a confrontarsi con un pastoralismo per molti versi fragile e comunque diverso da quello del passato che aveva saputo trovare un suo equilibrio (non certo "pacifista") con il plantigrado. Autrice l'antropologa veneta Valentina De Marchi che ha utilizzato il copioso materiale girato dal pastore Lorenzo con una videocamera amatoriale nel corso di quattro stagioni d'alpeggio alla Malga Ghirlo, nel Parco dell’Adamello Brenta.
Valentina laureata in Antropologia culturale con tesi specialistica sui pastori vaganti del Triveneto collabora ad un progetto sul pastoralismo nel Kyrgyzstan ed utilizza film e video partecipativi, come strumento per valorizzare biodiversità culturale, saperi locali e diritti degli indigeni. Il film è stato presentato per la prima volta il 24 agosto a Bosco Chiesanuova (VE) nell'ambito del Festival cinematografico della Lessinia. Chi lo ha visto giura che in 34' molti superficiali fan urbani del plantigrado escono dalla proiezione con idee molto cambiate in tema di orso e pastori. Il fatto che il film sia proiettato ad Ardesio assume poi un significato particolare. Qui nel dicembre 2008, sull'onda della rabbia per le sanguinose scorribande bergamasche di JJ5 (l'orso "problematico" figlio di Jurka), nel corso di un'assemblea pubblica era stato proiettato il film svizzero, "Orso maleducato, orso fucilato", che narra dell’uccisione di JJ3 nel cantone svizzero dei Grigioni. Una circostanza che sollevò indignazione tra gli animal-ambientalisti pronti ad accusare l'allora sindaco di voler "fucilare" gli orsi (mentre li si voleva solo rispedire in Trentino). Ad Ardesio saranno presenti Valentina, Lorenzo e Tino Ziliani il presidente dei pastori transumanti lombardi.
L'orso superstar fa "scoprire" anche l'esistenza dei pastori
L’amministrazione comunale di Ardesio, insieme all’associazione Araba Fenice ha organizzato per la serata di giovedì 4 ottobre 2012 alle ore 21 presso il Teatro dell’Oratorio di Ardesio, un incontro sul tema dell’orso nelle valli bergamasche, dal titolo “L’orso: la testimonianza dei pastori trentini“ (clicca qui per visualizzare la locandina della serata). nell'ambito dell'evento sarà proiettato per la prima volta in Lombardia un film molto emblematico: "Compagno orsetto". Il titolo del film richiama il racconto per ragazzi di Mario Rigoni Stern "compagno orsetto" eliminando il diminutivo in omaggio ad una visione senza filtri dell'orso. Un animale che, per volontà politica di alcuni, si trova suo malgrado a rioccupare uno spazio antropizzato e a confrontarsi con un pastoralismo per molti versi fragile e comunque diverso da quello del passato che aveva saputo trovare un suo equilibrio (non certo "pacifista") con il plantigrado. Autrice l'antropologa veneta Valentina De Marchi che ha utilizzato il copioso materiale girato dal pastore Lorenzo con una videocamera amatoriale nel corso di quattro stagioni d'alpeggio alla Malga Ghirlo, nel Parco dell’Adamello Brenta.
Valentina laureata in Antropologia culturale con tesi specialistica sui pastori vaganti del Triveneto collabora ad un progetto sul pastoralismo nel Kyrgyzstan ed utilizza film e video partecipativi, come strumento per valorizzare biodiversità culturale, saperi locali e diritti degli indigeni. Il film è stato presentato per la prima volta il 24 agosto a Bosco Chiesanuova (VE) nell'ambito del Festival cinematografico della Lessinia. Chi lo ha visto giura che in 34' molti superficiali fan urbani del plantigrado escono dalla proiezione con idee molto cambiate in tema di orso e pastori. Il fatto che il film sia proiettato ad Ardesio assume poi un significato particolare. Qui nel dicembre 2008, sull'onda della rabbia per le sanguinose scorribande bergamasche di JJ5 (l'orso "problematico" figlio di Jurka), nel corso di un'assemblea pubblica era stato proiettato il film svizzero, "Orso maleducato, orso fucilato", che narra dell’uccisione di JJ3 nel cantone svizzero dei Grigioni. Una circostanza che sollevò indignazione tra gli animal-ambientalisti pronti ad accusare l'allora sindaco di voler "fucilare" gli orsi (mentre li si voleva solo rispedire in Trentino). Ad Ardesio saranno presenti Valentina, Lorenzo e Tino Ziliani il presidente dei pastori transumanti lombardi.
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Orso e pastori in un film, ma convivere resta difficile
da L'Eco di Bergamo di Sofia Petruccelli
Orso e pastori in un film, ma convivere resta difficile
Orso protagonista giovedì ad Ardesio. Nella sala dell'oratorio l'antropologa Valentina De Marchi ha presentato un filmato su questi animali che è stato lo spunto per un vivace dibattito. Il documentario è stato girato personalmente da un pastore, Lorenzo Froner nella malga dell'Adamello-Brenta. Tutto il materiale è stato consegnato a Valentina De Marchi un paio di anni fa: sette ore di filmati a colori, con scene singolari raccolte con costanza dallo stesso Lorenzo nell'arco di ben 4 anni. Il titolo del documentario è «Compagno orso», ed è stato girato spesso in situazioni di pericolo dove orso e pastore entravano in conflitto poiché entrambi si contendevano le stesse risorse: le pecore. Ma non sono mancati momenti di solidarietà perché il pastore a sua volta si sentiva anche lui un po' «orso». Infatti in alcune parti del filmato Lorenzo Froner non chiama l'orso solo nemico bensì «socio», «compagno», «amico» e riesce in certi momenti persino ad identificarsi in lui e nei suoi obiettivi.
Il pubblico era numeroso alla serata dedicata al «re della montagna» visto che l'argomento è molto sentito e non solo dai pastori della zona. Il sindaco Alberto Bigoni ha invitato il pubblico a porre domande e subito hanno fatto sentire la loro voce coloro che sono danneggiati dalla presenza di questo animale. I proprietari di greggi hanno espresso chiaramente la loro insoddisfazione sostenendo di non avere voce in capitolo su questo problema che da tempo li affligge. Si sono però alternati pareri favorevoli e contrari. C'è chi è favorevole al fatto che gli orsi rimangano nel loro habitat, dicendo che è stato l'essere umano a rovinare il bello della montagna, costruendo rifugi, baite, stalle, rovinando così l'ecosistema. Il fronte pro plantigrado ha aggiunto che i problemi reali dei pastori non riguardano l'orso, ma le vere difficoltà degli allevatori sono altre. Alcuni hanno osservato che l'orso ha atteggiamenti diversi rispetto al passato: «Era più schivo e non scendeva a bassa quota, ammazzava solo una pecora per nutrirsi e non sterminava interi greggi come ora». Si è ipotizzato che l'orso si senta disturbato, sotto controllo, per certi versi perseguitato. Una soluzione a questa convivenza difficile non è stata individuata: del resto il pastore fa il suo lavoro e l'orso pure.
Orso e pastori in un film, ma convivere resta difficile
Orso protagonista giovedì ad Ardesio. Nella sala dell'oratorio l'antropologa Valentina De Marchi ha presentato un filmato su questi animali che è stato lo spunto per un vivace dibattito. Il documentario è stato girato personalmente da un pastore, Lorenzo Froner nella malga dell'Adamello-Brenta. Tutto il materiale è stato consegnato a Valentina De Marchi un paio di anni fa: sette ore di filmati a colori, con scene singolari raccolte con costanza dallo stesso Lorenzo nell'arco di ben 4 anni. Il titolo del documentario è «Compagno orso», ed è stato girato spesso in situazioni di pericolo dove orso e pastore entravano in conflitto poiché entrambi si contendevano le stesse risorse: le pecore. Ma non sono mancati momenti di solidarietà perché il pastore a sua volta si sentiva anche lui un po' «orso». Infatti in alcune parti del filmato Lorenzo Froner non chiama l'orso solo nemico bensì «socio», «compagno», «amico» e riesce in certi momenti persino ad identificarsi in lui e nei suoi obiettivi.
Il pubblico era numeroso alla serata dedicata al «re della montagna» visto che l'argomento è molto sentito e non solo dai pastori della zona. Il sindaco Alberto Bigoni ha invitato il pubblico a porre domande e subito hanno fatto sentire la loro voce coloro che sono danneggiati dalla presenza di questo animale. I proprietari di greggi hanno espresso chiaramente la loro insoddisfazione sostenendo di non avere voce in capitolo su questo problema che da tempo li affligge. Si sono però alternati pareri favorevoli e contrari. C'è chi è favorevole al fatto che gli orsi rimangano nel loro habitat, dicendo che è stato l'essere umano a rovinare il bello della montagna, costruendo rifugi, baite, stalle, rovinando così l'ecosistema. Il fronte pro plantigrado ha aggiunto che i problemi reali dei pastori non riguardano l'orso, ma le vere difficoltà degli allevatori sono altre. Alcuni hanno osservato che l'orso ha atteggiamenti diversi rispetto al passato: «Era più schivo e non scendeva a bassa quota, ammazzava solo una pecora per nutrirsi e non sterminava interi greggi come ora». Si è ipotizzato che l'orso si senta disturbato, sotto controllo, per certi versi perseguitato. Una soluzione a questa convivenza difficile non è stata individuata: del resto il pastore fa il suo lavoro e l'orso pure.
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L'orso in Valtellina, prove di convivenza
dal quotidiano La Provincia di Sondrio
L'orso in Valtellina, prove di convivenza
SONDRIO - Non è un idillio, i problemi da affrontare sono molti, ma per l'ecosistema delle Alpi il ritorno dell'orso è un passaggio importante: per vincere la scommessa della "convivenza pacifica" servono risorse, informazione e azioni coordinate su tutto l'arco alpino. Senza sottovalutare i problemi e senza alimentare preoccupazioni indiscriminate. Le difficoltà esistono, ma si possono superare anche grazie alle esperienze che giungono da altri parti del pianeta. Su questi punti fermi hanno concordato gli esperti che ieri al Sondrio Festival hanno preso parte al convegno "Il ritorno dell'orso: strategie di conservazione e problemi di convivenza". Una presenza che finora non ha creato preoccupazioni particolari, come ha spiegato Maria Ferloni della Provincia di Sondrio: «Negli ultimi mesi ci sono stati diversi avvistamenti, ma sono ormai sei anni che l'orso è presente - ha ricordato -, ci siamo attivati per informare agricoltori e pastori sulle modalità di prevenzione dei danni e sui percorsi per ottenere gli eventuali risarcimenti e c'è una buona collaborazione. I casi finora sono limitati, si ricordano poche pecore predate in Valmasino in tre anni di presenza costante, mentre ultimamente in Valgerola sono stati segnalati dei danni su qualche gregge ma si tratta di zone in cui c'è poca presenza fissa dei pastori».
In Valle come nel resto della Lombardia si lavora nel quadro del progetto dell'Unione europea che punta a coordinare la gestione dell'orso su tutto l'arco alpino, ha spiegato Elena Tironi della Regione: «Ci stiamo attrezzando per attuare gli interventi concordati a livello europeo, portiamo avanti il colloquio con agricoltori e allevatori per fornire gli strumenti di prevenzione dei danni provocati dall'orso. C'è un coordinamento a livello regionale per i risarcimenti, anche se talvolta qualcuno prova ad approfittarsene, imputando all'orso episodi che hanno altre cause. Comunque si fa un monitoraggio costante per individuare eventuali comportamenti degli animali che richiedano interventi puntuali».
Proprio la prevenzione - cioè l'impiego di recinzioni elettrificate, ma anche l'uso dei cani da guardiania per sorvegliare le pecore, ad esempio - e il monitoraggio degli esemplari presenti sono fondamentali, ha spiegato l'esperto del Wwf Carlo Frapporti, come testimoniano le esperienze delle aree del Trentino e dell'Abruzzo in cui l'orso è un abitante "storico" dei boschi. «Se pensate che vi dica che la convivenza con gli orsi è sempre idilliaca ed è la cosa più bella del mondo, resterete delusi - ha affermato -, dove orso e uomo vivono vicini ci sono sempre danni. Ma questi danni si possono prevenire e ridurre fino al 90%».
Voce fuori dal coro, per così dire, la testimonianza raccolta da Valentina De Marchi, autrice del documentario "Compagno orso" che raccoglie i filmati registrati dal pastore Lorenzo della Malga Ghirlo, sul Brenta. «L'altra faccia della medaglia», ha spiegato la regista, il racconto di un allevatore che ha deciso di abbandonare l'alpeggio dopo le "visite" sempre più frequenti dei plantigradi, protagonisti di diversi attacchi alle pecore, e non solo: «Quando un'orsa ha attaccato mio figlio - racconta nel video - ho lasciato la malga». E sull'episodio non è mancato un piccolo dibattito, visto che secondo Frapporti «nell'ufficio della Provincia il pastore ci disse che il figlio "se l'era cercata"». Fatto sta, ha rimarcato De Marchi, che «il Parco paga gli indennizzi, ma secondo gli allevatori questi non ripagano tutti i problemi».
L'orso in Valtellina, prove di convivenza
SONDRIO - Non è un idillio, i problemi da affrontare sono molti, ma per l'ecosistema delle Alpi il ritorno dell'orso è un passaggio importante: per vincere la scommessa della "convivenza pacifica" servono risorse, informazione e azioni coordinate su tutto l'arco alpino. Senza sottovalutare i problemi e senza alimentare preoccupazioni indiscriminate. Le difficoltà esistono, ma si possono superare anche grazie alle esperienze che giungono da altri parti del pianeta. Su questi punti fermi hanno concordato gli esperti che ieri al Sondrio Festival hanno preso parte al convegno "Il ritorno dell'orso: strategie di conservazione e problemi di convivenza". Una presenza che finora non ha creato preoccupazioni particolari, come ha spiegato Maria Ferloni della Provincia di Sondrio: «Negli ultimi mesi ci sono stati diversi avvistamenti, ma sono ormai sei anni che l'orso è presente - ha ricordato -, ci siamo attivati per informare agricoltori e pastori sulle modalità di prevenzione dei danni e sui percorsi per ottenere gli eventuali risarcimenti e c'è una buona collaborazione. I casi finora sono limitati, si ricordano poche pecore predate in Valmasino in tre anni di presenza costante, mentre ultimamente in Valgerola sono stati segnalati dei danni su qualche gregge ma si tratta di zone in cui c'è poca presenza fissa dei pastori».
In Valle come nel resto della Lombardia si lavora nel quadro del progetto dell'Unione europea che punta a coordinare la gestione dell'orso su tutto l'arco alpino, ha spiegato Elena Tironi della Regione: «Ci stiamo attrezzando per attuare gli interventi concordati a livello europeo, portiamo avanti il colloquio con agricoltori e allevatori per fornire gli strumenti di prevenzione dei danni provocati dall'orso. C'è un coordinamento a livello regionale per i risarcimenti, anche se talvolta qualcuno prova ad approfittarsene, imputando all'orso episodi che hanno altre cause. Comunque si fa un monitoraggio costante per individuare eventuali comportamenti degli animali che richiedano interventi puntuali».
Proprio la prevenzione - cioè l'impiego di recinzioni elettrificate, ma anche l'uso dei cani da guardiania per sorvegliare le pecore, ad esempio - e il monitoraggio degli esemplari presenti sono fondamentali, ha spiegato l'esperto del Wwf Carlo Frapporti, come testimoniano le esperienze delle aree del Trentino e dell'Abruzzo in cui l'orso è un abitante "storico" dei boschi. «Se pensate che vi dica che la convivenza con gli orsi è sempre idilliaca ed è la cosa più bella del mondo, resterete delusi - ha affermato -, dove orso e uomo vivono vicini ci sono sempre danni. Ma questi danni si possono prevenire e ridurre fino al 90%».
Voce fuori dal coro, per così dire, la testimonianza raccolta da Valentina De Marchi, autrice del documentario "Compagno orso" che raccoglie i filmati registrati dal pastore Lorenzo della Malga Ghirlo, sul Brenta. «L'altra faccia della medaglia», ha spiegato la regista, il racconto di un allevatore che ha deciso di abbandonare l'alpeggio dopo le "visite" sempre più frequenti dei plantigradi, protagonisti di diversi attacchi alle pecore, e non solo: «Quando un'orsa ha attaccato mio figlio - racconta nel video - ho lasciato la malga». E sull'episodio non è mancato un piccolo dibattito, visto che secondo Frapporti «nell'ufficio della Provincia il pastore ci disse che il figlio "se l'era cercata"». Fatto sta, ha rimarcato De Marchi, che «il Parco paga gli indennizzi, ma secondo gli allevatori questi non ripagano tutti i problemi».
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L'orso del Baldo ha sbranato due manze
dal quotidiano l'Arena di Verona
L'orso del Baldo avvistato a Bocca di Navene? Ha sbranato due manze
Rovereto. In località Bocca di Navene e Pra’ della Stua, nella zona del monte Baldo, due grosse manze sarebbero state sbranate dall'orso pochi giorni fa: è quello che sostiene Claudio Civettini, consigliere della Lega Nord del Trentino. Una sarebbe stata letteralmente svuotata e mangiata, l'altra uccisa dall'orso e trascinata per decine di metri. È stata attivata la Forestale trentina e veneta per i rilievi.
L'orso del Baldo avvistato a Bocca di Navene? Ha sbranato due manze
Rovereto. In località Bocca di Navene e Pra’ della Stua, nella zona del monte Baldo, due grosse manze sarebbero state sbranate dall'orso pochi giorni fa: è quello che sostiene Claudio Civettini, consigliere della Lega Nord del Trentino. Una sarebbe stata letteralmente svuotata e mangiata, l'altra uccisa dall'orso e trascinata per decine di metri. È stata attivata la Forestale trentina e veneta per i rilievi.
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Un film-verità mette a nudo la vergogna degli orsi trentini
tratto da Ruralpini di Michele Corti
Un film-verità mette a nudo la vergogna degli orsi trentini
L'altro ieri sera ad Ardesio ho assistito alla proiezione di "Compagno orso". È sconcertante e dovrebbe fare indignare anche gli amici della natura e degli animali la realtà documentata in modo inconfutabile nel film grazie all'intelligenza e alla sensibilità del pastore Lorenzo e di Valentina De Marchi. Ciò che disvela il film va al di là di quanto ci si potrebbe immaginare. Cinque orsi che stazionano permanentemente nei pressi del gregge in attesa di avere appetito e di ... servirsi delle pecore di Lorenzo. Lorenzo che deve assistere impotente a quella che non si può neanche più definire una predazione ma è diventata una forma di alimentazione facile e sicura alle spalle del pastore che diventa, suo malgrado, colui che alleva oltre alle pecore anche gli orsi. Sì perché tra pastore e orsi si instaura un rapporto a di dir poco ambivalente. Il pastore li riconosce uno ad uno ("dalla stazza, dal colore"). "Li ho visti crescere, da cuccioli sono diventati adulti sotto i miei occhi". Anche gli orsi conoscono Lorenzo. Sanno che non non è pericoloso. Stanno ad ascoltarlo quando gli parla. Può sembrare surreale ma è così. Quando l'orsa si avvicina Lorenzo urla "Carogna, troia!" e qualche volta l'orsa si allontana.
Parlare come ai cani
Ma il pastore parla alle orse anche in altre circostanze. A dimostrazione di una "famigliarità" assurda al mattino urla all'orsa (che ha riposato senza allontanarsi dal gregge con gli orsetti al fianco): "Sveglia dormigliona". Alle urla si svegliano prima i figli e poi la madre. In una circostanza Lorenzo è riuscito a riprendere contemporaneamente due orse con due orsetti ciascuna. Forse sperava che litigassero tra loro ma una scappa. Sono tanti gli episodi significativi ed eloquanti che Lorenzo è riuscito a descrivere con la sua viedocamera amatoriale. Lo ha fatto anche in circostanze in cui un altro, forse anche un pastore esperto, avrebbe ceduto all'emozione e avrebbe pensato a tutto tranne che filmare. Così è risucito anche a riprendere un finto attacco contro il suo aiutante che si era spinto molto vicino all'orsa, a riprendere la scienza del cane "orbo" che spavaldo si avvicina all'orsa e lei non lo degna neanche di una zampata ma lo butta via con una potente nasata. Ci sono state circostanze però: "In cui non sono riuscito ad estrarre la videocamera dallo zaino, tanto succedeva in fretta". Questa osservazione fa parte dei commenti "riflessivi" quelli Il girato originale è alternato alle riprese di Valentina che ha usato il B/N per marcare le due narrazioni. Mentre nei filmati a colori è la voce originale di Lorenzo che ascoltiamo nelle riprese di Valentina è la voce di un narratore che legge il testo delle intervste al pastore. Il tutto molto efficace e senza cadute di tensione.
Un formidabile documento umano e scientifico
Le immagini ma anche la viva voce di Lorenzo rappresentano un documento eccezionale che, a mio giudizio, assume anche valore scientifico sul piano dell'etologia (mostrando come i comportamenti dell'orso non seguono gli schemi "tipici della specie" della vulgata diffusa dagli orsologi), sul piano zooantropologico (dove si mostra che il rapporto uomo-animale non segue lo schema fisso di una scienza riduzionistica che non riesce a concepire che categorie quali "domestico", "selvatico" "di affezione", "da reddito"). Ci sarebbe molto da dire anche sul piano dell'ecologia e della biodiversità. Anche se è una riflessione implicita (rispetto alla storia del film), viene spontaneo riflettere anche sul destino delle belle praterie della malga Ghirlo. Essa è stata abbandonata da Lorenzo dopo un attacco notturno dell'orsa sin dentro la rete elettrificata che è costato 14 pecore orrendamente sbranate "Quando ha fame non la ferma neppure una doppia recinzione elettrica". Cose da ficcare in gola a quelle schiere di ambientalisti di regime (e delle loro tasche) che continuano a produrre opuscoli e manuali fotocopia uno dell'altro (non ci solo i politici a sperperare denari pubblico...) per spiegare ai pastori (che li fanno da una vita) come si allestiscono i recinti e che vanno sostenendo in perfetta malafede che "le predazioni colpiscono solo i pastori che non usano i recinti elettrificati). "Ad un orsa così cosa volete che faccia una scossetina?" dice Lorenzo. Questo attacco è stato quello che aveva provocato un intervento "atipico" della squadra speciale orso del Servizio foreste della Provincia autonoma di Trento. Nel film si vede l'elicottero che arriva con un frastuono impressionante e volteggia sopra l'orsa terrorizzata per colpirla ripetutamente con una gragnuola di proiettili di gomma. "Ma dopo due ore l'orsa era ancora lì" commenta Lorenzo, a fianco al gregge pronta a colpire. Gli orsologi che si compiacciono dell'autocelebrazione che ad ogni critica tirano fuori il mantre dei "protocolli scientifici internazionali" (sempre per cercare di impressionare il vulgo ignorante) dimostrano di improvvisare, di non saper gestire le emergenze . Le ovvie critiche levatasi da tutte le parti hanno fatto sì che la fulgida esperienza della "dissuazione aerea" sia stata archiviata.
Alla fine il pastore ha ceduto perchè l'orsa ha attaccato il figlio
Chi guarda il film non può non pensare: "ma non è più logico dare al pastore dei mezzi di dissuasione?". In ogni caso l'episodio dello sfondamento delle reti elettriche e dell'elicottero non è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. "È stato quando l'orsa ha attaccato mio figlio Andrea che ho preso la decisione che qui non sarei mai più torna. Dopo Lorenzo per due anni è arrivato un altro pastore (Michele) che, però ha dovuto anch'egli mollare la spugna. La malga Ghirla adesso è senza pecore e gli orsi, in costante aumento, si saranno trasferiti altrove. Di questo passo che fine faranno le malghe trentine? Lo si chiedono molti allevatori che temono molto anche l'arrivo dei lupi e la contemporaea presenza delle due specie di predatori.
"Io ce l'ho con l'Organizzazione dell'orso"
Anche l'intervista a Lorenzo, intercalata alla riprese "live", è un documento di grande valore. Dimostra il grado di "autoriflessività" dei pastori e quella che è la loro "filosofia" verso gli animali, rispettati anche quando predatori. "Io non ce l'ho su con gli orsi ma con l'organizzazione dell'orso con il progetto Life Ursus". Hanno molto da insegnare i pastori agli intellettuali "verdi" che li disprezzano. Lorenzo, con l'aiuto di Valentina è riuscito a smontare dalle fondamenta il castello di mistificazioni su cui si regge il business dell'orso (o il carnevale dell'orso, se preferite). La vulgata narra di un grande successo e preveggenza di Life Ursus. Gli orsi in Trentino si sarebbero moltiplicati grazie ad un ambiente favorevole e incontaminato. "C'erano sempre stati e quindi l'ambiente è adatto". Questa mistificazione nasconde una verità ben diversa. Gli orsi aumentano perché sono diventati semi-domestici. Non hanno paura dell'uomo e, invece di fare i predatori, stazionano intorno alle malghe dove - quando hanno fame - si servono a piacimento di pecore. Una tragica farsa che vede i pastori impotenti ad assistere a qualcosa che non ha proprio nulla dell'equilibrio naturale ma serve a mantenere un vergognoso zoo a cielo aperto dove invece che carne si danno in pasto agli orsi animali vivi. Lorenzo spiega che gli indennizzi coprono solo una parte dei danni, la punta dlel'iceberg. "Nascono meno agnelli, gli animali crescono meno, ha più malattie". E aggiunge come tutti i pastori: "E chi lo considera poi il mio dolore per vedermi sbranare le mie pecore". Per i Verdi di regime le pecore sono "oggetti destinati al macello" e quindi non meritano alcuna considerazione, idem i pastori che - trra le righe - considerano poco più che esseri sub-umani (nei loro protocolli spiegano come 'ammorbidire' i pastori: invitarli a incontri senza che ci siano i loro rappresentanti, offrire loro cibo e gadget". Come i colonialisti regalavano le perline agli "indigeni". Identitico. Solo che i vecchi colonialisti erano meno ipocriti, questi qua si sono fatti più furbi.
Un progetto fallimentare iniziato male
Importando orsi sloveni abituati ai carnai ed inserendoli in un "teatro" in cui - a differenza della Slovenia - l'orso non è cacciato ma è un sacro totem, si è creata l'aberrazione di orsi che attraversano le strade tranquillamente in mezzo alle auto, che passeggiano sulle piste da sci. Questo sarebbe forse un aspetto divertente. Il fatto preoccupante - che motiva la fiera opposizione di tanti trentini, specie dell'area del Parco Adamello Brenbta, è il fatto che finita la stagione delle malghe questi bestioni - che non vanno più nemmeno in letargo - devono trovare alternative al "supermarket della pecora". E diventano un potenziale pericolo, non solo per gli animali domestici, ma anche per l'uomo. privi di timore si avvicinano ai paesi (spesso entrandovi), arrivano ai campi giochi, nei giardini privati. Molte delle brutte esperienze vissute dai residenti sono state tacitate dal Servizio forestale. Gli stessi protagonisti di incontri ravvicinati che hanno avuto per appendice visite e ricoveri ospedalieri e prescrizione di psicofarmaci tacciono per omertà perché in Trentino (ancor più che in altre regioni), la gente non si sente libera ma dipendente dal sistema di mamma Provincia, dal Parco. Gli orsi del padrone non vanno criticati, le notizie allarmistiche vanno soffocate. Moltissimi in privato si lamentano ma in pubblico sono pochi a muoversi. Compagno orso è in definitiva la storia di due vittime di un gioco politico ed economico. Una è il pastore, l'altra l'orso. Sosteniamo questo non da ieri (vedi l'articolo qui su Ruralpini ripreso anche da l'Adige del 10 luglio).
Per un ecologismo che rispetti pastori e contadini
Questa tragica farsa che dovrebbe far insorgere per primi i naturalisti e i conservazionisti onesti è agli antipodi di quella "ricostituzione di equilibri ecologici" e di "promozione delle biodiversità" che tutta la cricca che ruota alla "organizzazione dell'orso". Gli ecologisti e chi ama gli animali (categoria che non comprende gli animalisti accecati dall'ideologia) dovrebbero essere i primi ad insorgere, a ribellarsi alla strumentalizzazione di slogan ecologici per affermare iniziative che vanno in senso opposto. Life Ursus è stato sin dall'inizio un circo, ecologia spettacolo, a copertura di politiche antiecologiche (basti pensare all'uso dei pesticidi per la coltivazione di Melinda).
Un film-verità mette a nudo la vergogna degli orsi trentini
L'altro ieri sera ad Ardesio ho assistito alla proiezione di "Compagno orso". È sconcertante e dovrebbe fare indignare anche gli amici della natura e degli animali la realtà documentata in modo inconfutabile nel film grazie all'intelligenza e alla sensibilità del pastore Lorenzo e di Valentina De Marchi. Ciò che disvela il film va al di là di quanto ci si potrebbe immaginare. Cinque orsi che stazionano permanentemente nei pressi del gregge in attesa di avere appetito e di ... servirsi delle pecore di Lorenzo. Lorenzo che deve assistere impotente a quella che non si può neanche più definire una predazione ma è diventata una forma di alimentazione facile e sicura alle spalle del pastore che diventa, suo malgrado, colui che alleva oltre alle pecore anche gli orsi. Sì perché tra pastore e orsi si instaura un rapporto a di dir poco ambivalente. Il pastore li riconosce uno ad uno ("dalla stazza, dal colore"). "Li ho visti crescere, da cuccioli sono diventati adulti sotto i miei occhi". Anche gli orsi conoscono Lorenzo. Sanno che non non è pericoloso. Stanno ad ascoltarlo quando gli parla. Può sembrare surreale ma è così. Quando l'orsa si avvicina Lorenzo urla "Carogna, troia!" e qualche volta l'orsa si allontana.
Parlare come ai cani
Ma il pastore parla alle orse anche in altre circostanze. A dimostrazione di una "famigliarità" assurda al mattino urla all'orsa (che ha riposato senza allontanarsi dal gregge con gli orsetti al fianco): "Sveglia dormigliona". Alle urla si svegliano prima i figli e poi la madre. In una circostanza Lorenzo è riuscito a riprendere contemporaneamente due orse con due orsetti ciascuna. Forse sperava che litigassero tra loro ma una scappa. Sono tanti gli episodi significativi ed eloquanti che Lorenzo è riuscito a descrivere con la sua viedocamera amatoriale. Lo ha fatto anche in circostanze in cui un altro, forse anche un pastore esperto, avrebbe ceduto all'emozione e avrebbe pensato a tutto tranne che filmare. Così è risucito anche a riprendere un finto attacco contro il suo aiutante che si era spinto molto vicino all'orsa, a riprendere la scienza del cane "orbo" che spavaldo si avvicina all'orsa e lei non lo degna neanche di una zampata ma lo butta via con una potente nasata. Ci sono state circostanze però: "In cui non sono riuscito ad estrarre la videocamera dallo zaino, tanto succedeva in fretta". Questa osservazione fa parte dei commenti "riflessivi" quelli Il girato originale è alternato alle riprese di Valentina che ha usato il B/N per marcare le due narrazioni. Mentre nei filmati a colori è la voce originale di Lorenzo che ascoltiamo nelle riprese di Valentina è la voce di un narratore che legge il testo delle intervste al pastore. Il tutto molto efficace e senza cadute di tensione.
Un formidabile documento umano e scientifico
Le immagini ma anche la viva voce di Lorenzo rappresentano un documento eccezionale che, a mio giudizio, assume anche valore scientifico sul piano dell'etologia (mostrando come i comportamenti dell'orso non seguono gli schemi "tipici della specie" della vulgata diffusa dagli orsologi), sul piano zooantropologico (dove si mostra che il rapporto uomo-animale non segue lo schema fisso di una scienza riduzionistica che non riesce a concepire che categorie quali "domestico", "selvatico" "di affezione", "da reddito"). Ci sarebbe molto da dire anche sul piano dell'ecologia e della biodiversità. Anche se è una riflessione implicita (rispetto alla storia del film), viene spontaneo riflettere anche sul destino delle belle praterie della malga Ghirlo. Essa è stata abbandonata da Lorenzo dopo un attacco notturno dell'orsa sin dentro la rete elettrificata che è costato 14 pecore orrendamente sbranate "Quando ha fame non la ferma neppure una doppia recinzione elettrica". Cose da ficcare in gola a quelle schiere di ambientalisti di regime (e delle loro tasche) che continuano a produrre opuscoli e manuali fotocopia uno dell'altro (non ci solo i politici a sperperare denari pubblico...) per spiegare ai pastori (che li fanno da una vita) come si allestiscono i recinti e che vanno sostenendo in perfetta malafede che "le predazioni colpiscono solo i pastori che non usano i recinti elettrificati). "Ad un orsa così cosa volete che faccia una scossetina?" dice Lorenzo. Questo attacco è stato quello che aveva provocato un intervento "atipico" della squadra speciale orso del Servizio foreste della Provincia autonoma di Trento. Nel film si vede l'elicottero che arriva con un frastuono impressionante e volteggia sopra l'orsa terrorizzata per colpirla ripetutamente con una gragnuola di proiettili di gomma. "Ma dopo due ore l'orsa era ancora lì" commenta Lorenzo, a fianco al gregge pronta a colpire. Gli orsologi che si compiacciono dell'autocelebrazione che ad ogni critica tirano fuori il mantre dei "protocolli scientifici internazionali" (sempre per cercare di impressionare il vulgo ignorante) dimostrano di improvvisare, di non saper gestire le emergenze . Le ovvie critiche levatasi da tutte le parti hanno fatto sì che la fulgida esperienza della "dissuazione aerea" sia stata archiviata.
Alla fine il pastore ha ceduto perchè l'orsa ha attaccato il figlio
Chi guarda il film non può non pensare: "ma non è più logico dare al pastore dei mezzi di dissuasione?". In ogni caso l'episodio dello sfondamento delle reti elettriche e dell'elicottero non è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. "È stato quando l'orsa ha attaccato mio figlio Andrea che ho preso la decisione che qui non sarei mai più torna. Dopo Lorenzo per due anni è arrivato un altro pastore (Michele) che, però ha dovuto anch'egli mollare la spugna. La malga Ghirla adesso è senza pecore e gli orsi, in costante aumento, si saranno trasferiti altrove. Di questo passo che fine faranno le malghe trentine? Lo si chiedono molti allevatori che temono molto anche l'arrivo dei lupi e la contemporaea presenza delle due specie di predatori.
"Io ce l'ho con l'Organizzazione dell'orso"
Anche l'intervista a Lorenzo, intercalata alla riprese "live", è un documento di grande valore. Dimostra il grado di "autoriflessività" dei pastori e quella che è la loro "filosofia" verso gli animali, rispettati anche quando predatori. "Io non ce l'ho su con gli orsi ma con l'organizzazione dell'orso con il progetto Life Ursus". Hanno molto da insegnare i pastori agli intellettuali "verdi" che li disprezzano. Lorenzo, con l'aiuto di Valentina è riuscito a smontare dalle fondamenta il castello di mistificazioni su cui si regge il business dell'orso (o il carnevale dell'orso, se preferite). La vulgata narra di un grande successo e preveggenza di Life Ursus. Gli orsi in Trentino si sarebbero moltiplicati grazie ad un ambiente favorevole e incontaminato. "C'erano sempre stati e quindi l'ambiente è adatto". Questa mistificazione nasconde una verità ben diversa. Gli orsi aumentano perché sono diventati semi-domestici. Non hanno paura dell'uomo e, invece di fare i predatori, stazionano intorno alle malghe dove - quando hanno fame - si servono a piacimento di pecore. Una tragica farsa che vede i pastori impotenti ad assistere a qualcosa che non ha proprio nulla dell'equilibrio naturale ma serve a mantenere un vergognoso zoo a cielo aperto dove invece che carne si danno in pasto agli orsi animali vivi. Lorenzo spiega che gli indennizzi coprono solo una parte dei danni, la punta dlel'iceberg. "Nascono meno agnelli, gli animali crescono meno, ha più malattie". E aggiunge come tutti i pastori: "E chi lo considera poi il mio dolore per vedermi sbranare le mie pecore". Per i Verdi di regime le pecore sono "oggetti destinati al macello" e quindi non meritano alcuna considerazione, idem i pastori che - trra le righe - considerano poco più che esseri sub-umani (nei loro protocolli spiegano come 'ammorbidire' i pastori: invitarli a incontri senza che ci siano i loro rappresentanti, offrire loro cibo e gadget". Come i colonialisti regalavano le perline agli "indigeni". Identitico. Solo che i vecchi colonialisti erano meno ipocriti, questi qua si sono fatti più furbi.
Un progetto fallimentare iniziato male
Importando orsi sloveni abituati ai carnai ed inserendoli in un "teatro" in cui - a differenza della Slovenia - l'orso non è cacciato ma è un sacro totem, si è creata l'aberrazione di orsi che attraversano le strade tranquillamente in mezzo alle auto, che passeggiano sulle piste da sci. Questo sarebbe forse un aspetto divertente. Il fatto preoccupante - che motiva la fiera opposizione di tanti trentini, specie dell'area del Parco Adamello Brenbta, è il fatto che finita la stagione delle malghe questi bestioni - che non vanno più nemmeno in letargo - devono trovare alternative al "supermarket della pecora". E diventano un potenziale pericolo, non solo per gli animali domestici, ma anche per l'uomo. privi di timore si avvicinano ai paesi (spesso entrandovi), arrivano ai campi giochi, nei giardini privati. Molte delle brutte esperienze vissute dai residenti sono state tacitate dal Servizio forestale. Gli stessi protagonisti di incontri ravvicinati che hanno avuto per appendice visite e ricoveri ospedalieri e prescrizione di psicofarmaci tacciono per omertà perché in Trentino (ancor più che in altre regioni), la gente non si sente libera ma dipendente dal sistema di mamma Provincia, dal Parco. Gli orsi del padrone non vanno criticati, le notizie allarmistiche vanno soffocate. Moltissimi in privato si lamentano ma in pubblico sono pochi a muoversi. Compagno orso è in definitiva la storia di due vittime di un gioco politico ed economico. Una è il pastore, l'altra l'orso. Sosteniamo questo non da ieri (vedi l'articolo qui su Ruralpini ripreso anche da l'Adige del 10 luglio).
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Questa tragica farsa che dovrebbe far insorgere per primi i naturalisti e i conservazionisti onesti è agli antipodi di quella "ricostituzione di equilibri ecologici" e di "promozione delle biodiversità" che tutta la cricca che ruota alla "organizzazione dell'orso". Gli ecologisti e chi ama gli animali (categoria che non comprende gli animalisti accecati dall'ideologia) dovrebbero essere i primi ad insorgere, a ribellarsi alla strumentalizzazione di slogan ecologici per affermare iniziative che vanno in senso opposto. Life Ursus è stato sin dall'inizio un circo, ecologia spettacolo, a copertura di politiche antiecologiche (basti pensare all'uso dei pesticidi per la coltivazione di Melinda).
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L'orso M13 torna in Valposchiavo
dal Corriere del Ticino
L'orso M13 torna in Valposchiavo
VALPOSCHIAVO - Dopo una settimana passata in Italia M13 è tornato nei Grigioni. L’orso è stato avvistato nella notte tra domenica e lunedì in Valposchiavo. Lo conferma l’Ufficio per la caccia e la pesca grigionese. Lunedì primo ottobre il plantigrado aveva lasciato la valle grigionitaliana per avventurarsi in Valdidentro (Provincia di Sondrio). Domenica notte è stato segnalato in zona Sassablo. I guardiacaccia monitoreranno i suoi spostamenti. È probabile che raggiunga il fondovalle. Chi lo vede è invitato ad avvisare le autorità.
L'orso M13 torna in Valposchiavo
VALPOSCHIAVO - Dopo una settimana passata in Italia M13 è tornato nei Grigioni. L’orso è stato avvistato nella notte tra domenica e lunedì in Valposchiavo. Lo conferma l’Ufficio per la caccia e la pesca grigionese. Lunedì primo ottobre il plantigrado aveva lasciato la valle grigionitaliana per avventurarsi in Valdidentro (Provincia di Sondrio). Domenica notte è stato segnalato in zona Sassablo. I guardiacaccia monitoreranno i suoi spostamenti. È probabile che raggiunga il fondovalle. Chi lo vede è invitato ad avvisare le autorità.
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