Tratto dal corriere della sera:
Altri quattro orsi rischiano la pelle
M13, il giovane maschio ucciso in Svizzera, era stato tra i primi ad uscire dal letargo
Dall'Alta Valtellina alle Orobie, dalla Valvestino alla Val di Scalve, e su su ai ghiacciai dell'Ortles Cevedale: tutte zone a ridosso o comunque non troppo lontane dal confine svizzero, quello da non superare per gli orsi «lombardi» che durante il 2012 hanno lasciato qui la traccia del loro passaggio oppure - spesso - sono stati visti e fotografati. «Nel 2012 sono stati identificati con certezza cinque animali» dice Antonio Tagliaferri, che presso la Regione è anche il responsabile del progetto Life Arctos, al quale è affidato il futuro dell'orso sulle Alpi (partecipano Lombardia, Veneto, Provincia di Trento, Corpo forestale, Parchi e Wwf).
Uno di loro era proprio M13, incontrato a più riprese nei pressi di Livigno e della diga di Cancano, poi fotografato (il 25 agosto) al rifugio V Alpini, in Val Zebrù. «Difficile prevedere quanti orsi vedremo in Lombardia nel 2013: nelle valli lombarde, in questi anni, abbiamo sempre visto giovani maschi in dispersione» aggiunge Tagliaferri. M13, il giovane maschio ucciso in Svizzera, era stato tra i primi ad uscire dal letargo: altri lo faranno in queste settimane. Qualcuno può aver scelto la sua tana proprio in una delle valli lombarde: potrebbe averlo fatto anche una femmina gravida. I piccoli, nelle tane calde come una vera e propria incubatrice, sono già nati: «Da anni ormai abbiamo diverse cucciolate di almeno due orsetti» dice Claudio Groff dal servizio Foreste e fauna della Provincia Autonoma di Trento.
Il 6 marzo presenteranno il rapporto «Orso 2012» con il bilancio annuale: si sa, per ora, che i 9 arrivati dalla Slovenia e liberati tra il 1999 e il 2001, sono diventati più di 50. Troppi? «No, siamo a 2-3 animali ogni 100 chilometri quadrati. Di questi 50 soltanto 2 sono problematici». Problematici vuol dire che, come M13, hanno troppa facilità ad avvicinare l'ambiente dell'uomo. Non fanno i selvatici, e perciò vengono tolti dal progetto (eliminati come M13 o messi in un recinto). «E comunque i primi dieci anni di questo progetto sono pochi per un bilancio: ce ne vorranno almeno altrettanti».
Intanto in Lombardia si sono preparati: «Abbiamo formato 15 veterinari e 60 agenti della Forestale e delle polizie provinciali di Lecco, Sondrio, Brescia e Bergamo - spiega ancora Tagliaferri. - Ora sono in grado di intervenire per allontanare l'orso, anche narcotizzandolo con i proiettili appositi, e di dare informazioni agli allevatori e agli apicoltori». «Il progetto Life Arctos è nato proprio per questo - dice da Wwf Massimiliano Rozzo. -. Riconquistare la convivenza con l'orso per il benessere di tutto l'ambiente alpino».
Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
- claudio valce
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
U, a che if? - Me a ó a öa. E u? - Me a ó a ì.
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Aiuto, un orso mi insegue" paura nel Ragusano
da Sicilia Live
Aiuto, un orso mi insegue" paura nel Ragusano
CHIARAMONTE GULFI (RG) - Curiosa vicenda a Chiaramonte Gulfi, nel ragusano, dove un cittadino romeno, intento a raccogliere asparagi nelle campagne di contrada "Cassarello", è stato inseguito, a suo dire, da un orso di medie dimensioni. L'uomo ha subito denunciato l'accaduto ai carabinieri della stazione locale, che si sono recati sul posto insieme agli uomini del corpo forestale, senza, tuttavia, trovare tracce utili a comprovare il passaggio dell'animale.
Aiuto, un orso mi insegue" paura nel Ragusano
CHIARAMONTE GULFI (RG) - Curiosa vicenda a Chiaramonte Gulfi, nel ragusano, dove un cittadino romeno, intento a raccogliere asparagi nelle campagne di contrada "Cassarello", è stato inseguito, a suo dire, da un orso di medie dimensioni. L'uomo ha subito denunciato l'accaduto ai carabinieri della stazione locale, che si sono recati sul posto insieme agli uomini del corpo forestale, senza, tuttavia, trovare tracce utili a comprovare il passaggio dell'animale.
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Orso marsicano, il parco dice no alla riproduzione in cattiv
da National Geographic
Orso marsicano, il parco dice no alla riproduzione in cattività
Questa definizione si adatta magistralmente al più grande carnivoro presente in Europa, l'orso bruno, presente addirittura con due sottospecie in Italia: l'orso bruno europeo (Ursus arctos arctos), sulle Alpi del Nord-Est in un'area compresa tra il Trentino la Carinzia e la Slovenia e l'orso marsicano (Ursus arctos marsicanus) in Centro Italia, in Abruzzo, Lazio e Molise. La popolazione del nord-est, grazie ad un sapiente programma di reintroduzione a opera del Parco dell'Adamello-Brenta, è oggi in ripresa e mostra un marcato aumento demografico, al punto di sollevare qualche perplessità tra i residenti della zona; la popolazione dell'Italia centrale invece è in stasi, con un numero di individui stimato intorno alla quarantina di individui che non varia da alcune decadi.
Nel tentativo di scuotere questo status quo, all'inizio di gennaio 2013 Corradino Guacci, presidente della Società di Storia della Fauna "Giuseppe Altobello", ha lanciato un appello in rete per spingere le autorità del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) ad iniziare un programma di "captive breeding", ossia riproduzione in cattività: "Riteniamo siano maturi i tempi per valutare e porre concretamente in essere un progetto di allevamento, in condizioni controllate, dell'orso marsicano", recita il comunicato della Società. "Avvalendosi anche della rete internazionale dei giardini zoologici, e delle specifiche competenze lì esistenti, si potrà costituire uno stock genetico utile sia per favorire la diffusione della specie che per interventi di reintroduzione nel caso si verificasse un crollo attuale della popolazione". Il captive breeding è un intervento molto diffuso negli zoo di tutto il mondo per salvare specie sull'orlo dell'estinzione: basti ricordare il salvataggio di specie quali l'orice del deserto o il cavallo di Przewalski, solo per citare due tra i grandi mammiferi salvati in questo modo e attualmente in ripresa nel loro ambiente naturale, dopo interventi di risanamento sull'habitat e sulla popolazione per garantire che gli animali non vengano più cacciati. "Con tutti gli orsi che sono passati in questi anni per il giardino zoologico del Parco a Pescasseroli, perché non si è provato a farli riprodurre?", si chiede Guacci. "Mi risulta che la riproduzione degli orsi in cattività non presenta alcun tipo di problema. Ma, ripeto, sono domande che rivolgo agli esperti e dai quali mi piacerebbe avere delle risposte".
La risposta degli esperti, ovvero delle autorità del PNALM, arriva qualche giorno dopo tramite un comunicato stampa, ed è negativa: "L'Ente Parco, prendendo atto dello spirito positivo che anima l'iniziativa e ringraziando la Società Altobello per l'attenzione che dimostra per l'orso marsicano e i suoi problemi, ritiene per ora non praticabile quanto proposto, per ragioni di carattere logistico e per ragioni etiche e di conservazione". "Se è vero, come è vero", riporta ancora il comunicato, "che l'esigua popolazione di orso marsicano, di 40-50 esemplari, è la stessa degli anni Ottanta del secolo scorso, ciò significa che comunque per un certo numero di anni è stata assicurata la vita ad almeno un numero minimo di esemplari, grazie all'opera, seppure parziale, del Parco Nazionale. Non si comprende pertanto per quale motivo si debba o si possa ritenere ormai praticamente perduta la battaglia per l'orso marsicano. È evidente comunque che qualcosa non va, se il rischio di estinzione resta immutato e il numero di individui non aumenta, anzi si teme possa diminuire. Si tratta, forse, di ricorrere alla adozione di adeguati e a volte più decisi provvedimenti di conservazione, che non sempre è facile individuare e soprattutto fare accettare agli umani destinatari".
Infine, conclude il comunicato, "meglio lasciare il maschio e la femmina liberi di accoppiarsi e riprodursi nelle foreste del Parco, considerato che a oggi la popolazione ha femmine fertili", e ancora: "Prima di pensare a riproduzioni in cattività, qualora ve ne fosse bisogno, è opportuno e necessario operare con il massimo impegno per eliminare gli attuali problemi dell'orso marsicano [...] Andrebbero ad esempio considerate il maggior il controllo delle riserve integrali [sic], evitandone qualsiasi tipo di utilizzo economico per assicurare quiete e tranquillità all'orso e il miglioramento dell'accesso alle risorse alimentari anche sperimentando o tornando a sperimentare qualche intervento di allevamento e coltivazione tradizionali. Sarebbe poi necessario regolamentare in modo più deciso il pascolo del bestiame domestico per favorire l'antico allevamento ovino e scoraggiare il pascolo brado".
Dato che non era chiaro come mai il Parco non abbia già messo in atto queste semplici misure negli ultimi 30 anni, visto che si trattava della salvaguardia della loro specie ombrello, abbiamo rivolto qualche domanda direttamente alle autorità del PNALM.
Dopo un lungo periodo di riflessione, Dario Febbo, direttore del parco, ha così illuminato la natura del problema: "Attualmente i fondi per la protezione dell'orso sono quelli provenienti dal bilancio dell'Ente Parco e quelli derivanti dall'attuazione del progetto Life-Arctos finanziato dall'Unione Europea. una piccola popolazione [...] vivente in un ambito naturale limitato [...], un ridotto numero di femmine riproduttrici e una bassa variabilità genetica con problematiche legati all'imbreeding, [...] lunghe cure parentali, [...] alta mortalità dei cuccioli nel primo anno di vita, superiore al 50%, [...] elevata mortalità dovuta a cause antropiche, [...] problematiche sanitarie legate alla compresenza di animali domestici. Il progetto Life-Arctos in atto sta intervenendo per rimuovere i fattori derivanti da cause antropiche [...]; i fattori su cui non si può intervenire, almeno direttamente, sono quelli legati alla biologia propria del plantigrado. I progetti relativi sono quelli contenuti nel progetto Life-Arctos dell'Unione Europea, mentre altre azioni, come per es. la sorveglianza sono attuati con fondi dell'Ente Parco. Il Parco non ritiene che per ora sia necessario un programma di captive-breeding per l'orso bruno marsicano, sia perché questo presenta degli aspetti tecnici di difficile soluzione, se non insormontabili (infatti non ci risulta che ad oggi sia stato mai attuato per il genere Ursus), ma, soprattutto, perché prima di questo è necessario rimuovere tutti i fattori limitanti che condizionano la crescita della popolazione. [...] Il Patom è al momento l'unico Piano di Gestione a lungo termine e a larga scala e il progetto ARCTOS garantirà la realizzazione di molte delle azioni previste dal Piano".
Ci si chiede: come mai è possibile il captive breeding del panda, specie che notoriamente ha serie difficoltà a riprodursi, ma non quello dell'orso bruno? È il caso di aspettare di avere un ambiente naturale perfetto prima di cominciare a considerare strade alternative? Siamo sicuri che il PNALM stia facendo il massimo per assicurare la sopravvivenza della sua specie ombrello?
Orso marsicano, il parco dice no alla riproduzione in cattività
Questa definizione si adatta magistralmente al più grande carnivoro presente in Europa, l'orso bruno, presente addirittura con due sottospecie in Italia: l'orso bruno europeo (Ursus arctos arctos), sulle Alpi del Nord-Est in un'area compresa tra il Trentino la Carinzia e la Slovenia e l'orso marsicano (Ursus arctos marsicanus) in Centro Italia, in Abruzzo, Lazio e Molise. La popolazione del nord-est, grazie ad un sapiente programma di reintroduzione a opera del Parco dell'Adamello-Brenta, è oggi in ripresa e mostra un marcato aumento demografico, al punto di sollevare qualche perplessità tra i residenti della zona; la popolazione dell'Italia centrale invece è in stasi, con un numero di individui stimato intorno alla quarantina di individui che non varia da alcune decadi.
Nel tentativo di scuotere questo status quo, all'inizio di gennaio 2013 Corradino Guacci, presidente della Società di Storia della Fauna "Giuseppe Altobello", ha lanciato un appello in rete per spingere le autorità del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) ad iniziare un programma di "captive breeding", ossia riproduzione in cattività: "Riteniamo siano maturi i tempi per valutare e porre concretamente in essere un progetto di allevamento, in condizioni controllate, dell'orso marsicano", recita il comunicato della Società. "Avvalendosi anche della rete internazionale dei giardini zoologici, e delle specifiche competenze lì esistenti, si potrà costituire uno stock genetico utile sia per favorire la diffusione della specie che per interventi di reintroduzione nel caso si verificasse un crollo attuale della popolazione". Il captive breeding è un intervento molto diffuso negli zoo di tutto il mondo per salvare specie sull'orlo dell'estinzione: basti ricordare il salvataggio di specie quali l'orice del deserto o il cavallo di Przewalski, solo per citare due tra i grandi mammiferi salvati in questo modo e attualmente in ripresa nel loro ambiente naturale, dopo interventi di risanamento sull'habitat e sulla popolazione per garantire che gli animali non vengano più cacciati. "Con tutti gli orsi che sono passati in questi anni per il giardino zoologico del Parco a Pescasseroli, perché non si è provato a farli riprodurre?", si chiede Guacci. "Mi risulta che la riproduzione degli orsi in cattività non presenta alcun tipo di problema. Ma, ripeto, sono domande che rivolgo agli esperti e dai quali mi piacerebbe avere delle risposte".
La risposta degli esperti, ovvero delle autorità del PNALM, arriva qualche giorno dopo tramite un comunicato stampa, ed è negativa: "L'Ente Parco, prendendo atto dello spirito positivo che anima l'iniziativa e ringraziando la Società Altobello per l'attenzione che dimostra per l'orso marsicano e i suoi problemi, ritiene per ora non praticabile quanto proposto, per ragioni di carattere logistico e per ragioni etiche e di conservazione". "Se è vero, come è vero", riporta ancora il comunicato, "che l'esigua popolazione di orso marsicano, di 40-50 esemplari, è la stessa degli anni Ottanta del secolo scorso, ciò significa che comunque per un certo numero di anni è stata assicurata la vita ad almeno un numero minimo di esemplari, grazie all'opera, seppure parziale, del Parco Nazionale. Non si comprende pertanto per quale motivo si debba o si possa ritenere ormai praticamente perduta la battaglia per l'orso marsicano. È evidente comunque che qualcosa non va, se il rischio di estinzione resta immutato e il numero di individui non aumenta, anzi si teme possa diminuire. Si tratta, forse, di ricorrere alla adozione di adeguati e a volte più decisi provvedimenti di conservazione, che non sempre è facile individuare e soprattutto fare accettare agli umani destinatari".
Infine, conclude il comunicato, "meglio lasciare il maschio e la femmina liberi di accoppiarsi e riprodursi nelle foreste del Parco, considerato che a oggi la popolazione ha femmine fertili", e ancora: "Prima di pensare a riproduzioni in cattività, qualora ve ne fosse bisogno, è opportuno e necessario operare con il massimo impegno per eliminare gli attuali problemi dell'orso marsicano [...] Andrebbero ad esempio considerate il maggior il controllo delle riserve integrali [sic], evitandone qualsiasi tipo di utilizzo economico per assicurare quiete e tranquillità all'orso e il miglioramento dell'accesso alle risorse alimentari anche sperimentando o tornando a sperimentare qualche intervento di allevamento e coltivazione tradizionali. Sarebbe poi necessario regolamentare in modo più deciso il pascolo del bestiame domestico per favorire l'antico allevamento ovino e scoraggiare il pascolo brado".
Dato che non era chiaro come mai il Parco non abbia già messo in atto queste semplici misure negli ultimi 30 anni, visto che si trattava della salvaguardia della loro specie ombrello, abbiamo rivolto qualche domanda direttamente alle autorità del PNALM.
Dopo un lungo periodo di riflessione, Dario Febbo, direttore del parco, ha così illuminato la natura del problema: "Attualmente i fondi per la protezione dell'orso sono quelli provenienti dal bilancio dell'Ente Parco e quelli derivanti dall'attuazione del progetto Life-Arctos finanziato dall'Unione Europea. una piccola popolazione [...] vivente in un ambito naturale limitato [...], un ridotto numero di femmine riproduttrici e una bassa variabilità genetica con problematiche legati all'imbreeding, [...] lunghe cure parentali, [...] alta mortalità dei cuccioli nel primo anno di vita, superiore al 50%, [...] elevata mortalità dovuta a cause antropiche, [...] problematiche sanitarie legate alla compresenza di animali domestici. Il progetto Life-Arctos in atto sta intervenendo per rimuovere i fattori derivanti da cause antropiche [...]; i fattori su cui non si può intervenire, almeno direttamente, sono quelli legati alla biologia propria del plantigrado. I progetti relativi sono quelli contenuti nel progetto Life-Arctos dell'Unione Europea, mentre altre azioni, come per es. la sorveglianza sono attuati con fondi dell'Ente Parco. Il Parco non ritiene che per ora sia necessario un programma di captive-breeding per l'orso bruno marsicano, sia perché questo presenta degli aspetti tecnici di difficile soluzione, se non insormontabili (infatti non ci risulta che ad oggi sia stato mai attuato per il genere Ursus), ma, soprattutto, perché prima di questo è necessario rimuovere tutti i fattori limitanti che condizionano la crescita della popolazione. [...] Il Patom è al momento l'unico Piano di Gestione a lungo termine e a larga scala e il progetto ARCTOS garantirà la realizzazione di molte delle azioni previste dal Piano".
Ci si chiede: come mai è possibile il captive breeding del panda, specie che notoriamente ha serie difficoltà a riprodursi, ma non quello dell'orso bruno? È il caso di aspettare di avere un ambiente naturale perfetto prima di cominciare a considerare strade alternative? Siamo sicuri che il PNALM stia facendo il massimo per assicurare la sopravvivenza della sua specie ombrello?
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La mozione «anti orso» blocca il consiglio
dal quotidiano Il Trentino
La mozione «anti orso» blocca il consiglio
MORI. Oltre ad aver deliberato sulle limitazioni alle nuove slot machine, il consiglio comunale di Mori, in doppia seduta, si è occupato anche dell'esame della mozione “anti-orso” presentata dalla Lega Nord. «Non siamo per ammazzare l'orso - ha spiegato il consigliere del Carroccio Girardelli - ma per il suo allontanamento. Ci vuole più interesse per le popolazioni rurali, quelle che devono fare i conti con questo animale. La specie è protetta, ma non c'era alcun dovere di reintroduzione: un'operazione complicata e costosa». «La reintroduzione - ha replicato il sindaco Caliari - è un progetto europeo: la Provincia nell'adottarlo è all'avanguardia. Ci sono di certo ogni tanto dei danni, ma anche dei vantaggi per il Trentino e non solo. Solitamente l'orso non attacca l'uomo, in Europa non ha mai ucciso una persona. Sono più pericolosi i cacciatori, dell'orso. Il presidente della Provincia ha già risposto che si stanno monitorando gli orsi sul Baldo, dove sono da molti anni. Intendono dotare l'esemplare apparentemente più aggressivo di un radiocollare ed eventualmente catturarlo e spostarlo in una zona meno antropizzata».
«In realtà in altri Paesi - ha controreplicato Girardelli - c'è stato qualche attacco mortale. E i radiocollari durano poco: si staccano e la guardie stesse non sanno dove si trovino gli animali. E ricordiamo che ce ne sono anche sullo Stivo. Non voglio certo che si mettano a sparare, ma che ci siano controlli più rigorosi con l'eventuale allontanamento, di sicuro riducendo il numero: nel 2001 ci furono 46 danni, nel 2011 256 (con 122.000 euro di rimborso), col progetto che solo dal 2001 al 2004 è costato 1.032.000 euro».
«La mozione - ha commentato il consigliere Gobbi del Pd - ha politicizzato l'orso, mettendo in secondo piano alcuni aspetti fondanti e fondamentali per il progetto. La sopravvivenza dell'orso è un indicatore di salubrità dell'ambiente. In altura, dove non ci sono altre fonti di cibo, può capitare che l'animale finisca per cibarsi di pecore del gregge, coi pastori indennizzati. Ma il numero degli esemplari persi per gli attacchi dell'orso è paragonabile a quello delle pecore disperse in un giorno di nebbia. Numeri che non fanno paura. L'introduzione nell'orso su un terreno dove era già vissuto è un elemento qualificante. Le faine fanno più danni ai pollai, i caprioli all'agricoltura». Dopo che Gurlini si è espresso in maniera sostanzialmente favorevole alla mozione, è stata proposta una modifica del provvedimento in senso meno radicale: poi la trattazione è stata sospesa e rimessa all'ordine del giorno per il prossimo consiglio comunale. (m.c.)
La mozione «anti orso» blocca il consiglio
MORI. Oltre ad aver deliberato sulle limitazioni alle nuove slot machine, il consiglio comunale di Mori, in doppia seduta, si è occupato anche dell'esame della mozione “anti-orso” presentata dalla Lega Nord. «Non siamo per ammazzare l'orso - ha spiegato il consigliere del Carroccio Girardelli - ma per il suo allontanamento. Ci vuole più interesse per le popolazioni rurali, quelle che devono fare i conti con questo animale. La specie è protetta, ma non c'era alcun dovere di reintroduzione: un'operazione complicata e costosa». «La reintroduzione - ha replicato il sindaco Caliari - è un progetto europeo: la Provincia nell'adottarlo è all'avanguardia. Ci sono di certo ogni tanto dei danni, ma anche dei vantaggi per il Trentino e non solo. Solitamente l'orso non attacca l'uomo, in Europa non ha mai ucciso una persona. Sono più pericolosi i cacciatori, dell'orso. Il presidente della Provincia ha già risposto che si stanno monitorando gli orsi sul Baldo, dove sono da molti anni. Intendono dotare l'esemplare apparentemente più aggressivo di un radiocollare ed eventualmente catturarlo e spostarlo in una zona meno antropizzata».
«In realtà in altri Paesi - ha controreplicato Girardelli - c'è stato qualche attacco mortale. E i radiocollari durano poco: si staccano e la guardie stesse non sanno dove si trovino gli animali. E ricordiamo che ce ne sono anche sullo Stivo. Non voglio certo che si mettano a sparare, ma che ci siano controlli più rigorosi con l'eventuale allontanamento, di sicuro riducendo il numero: nel 2001 ci furono 46 danni, nel 2011 256 (con 122.000 euro di rimborso), col progetto che solo dal 2001 al 2004 è costato 1.032.000 euro».
«La mozione - ha commentato il consigliere Gobbi del Pd - ha politicizzato l'orso, mettendo in secondo piano alcuni aspetti fondanti e fondamentali per il progetto. La sopravvivenza dell'orso è un indicatore di salubrità dell'ambiente. In altura, dove non ci sono altre fonti di cibo, può capitare che l'animale finisca per cibarsi di pecore del gregge, coi pastori indennizzati. Ma il numero degli esemplari persi per gli attacchi dell'orso è paragonabile a quello delle pecore disperse in un giorno di nebbia. Numeri che non fanno paura. L'introduzione nell'orso su un terreno dove era già vissuto è un elemento qualificante. Le faine fanno più danni ai pollai, i caprioli all'agricoltura». Dopo che Gurlini si è espresso in maniera sostanzialmente favorevole alla mozione, è stata proposta una modifica del provvedimento in senso meno radicale: poi la trattazione è stata sospesa e rimessa all'ordine del giorno per il prossimo consiglio comunale. (m.c.)
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La premiata fabbrica Trentino spa ha sfornato 16 orsacchiott
tratto da Ruralpini di Michele Corti
La premiata fabbrica Trentino spa ha sfornato 16 nuovi orsacchiotti nel 2012
La macchina degli orsi gira a pieno regime e le menti di Life Ursus se la ridono delle proteste e delle indagini demospopiche che dicono che la maggior parte dei trentini di orsi ne vorrebbero di meno. Super protetti, messi in condizione di predare animali domestici senza neanche cacciarli ma rifornendosi come in un supermercato, gli orsi trentini si riproducono allegramente. Lo scorso anno riferiscono gongolando i responsabili del servizio forestale sono nate ben 7 cucciolate con 16 orsetti. Dal momento che la sopravvivenza è pari al 90% si può ben immaginare l'aumento della popolazione. Il fatto, che i sostentitori ad ogni costo della reintroduzione dell'orso bruno sulle Alpi fingono di ignorare, è che grandi spazi liberi da strade e centri abitati si trovano - limitatamente anche lì peraltro- solo nel Trentino occidentale.
Quando gli orsi si irradiano verso le altre regioni e verso la Svizzera trovano territori solcati da numerose vallate. In Svizzera, fanno giustamente osservare gli oppositori della reontroduzione del plantigrado, la montagna non presenta densità di popolazione elevate ma in relazione a modelli di insediamento ereditati dal passato e dalla politica di sostegno all'agricoltura di montagna la popolazione è ben distribuita sul territorio e con essa la fauna domestica. I nuovi orsi saranno destinati a creare nuove tensioni e nuovi conflitti. Le plateali prese di posizione orsofile dell'animalismo urbano (vedi le raccolte di firme, i cortei e le proteste per l'abbattimento dlel'orso pericoloso M13 in val Poschiavo) bucano i media dominati dalla cultura urbanocentrica dell'ambientalismo emotivo e ideologico che coincide con gli interessi dei padroni dei media (i grandi gruppi molto finanziari sempre meno industriuali). Ma sul territorio - come ben sanno i naturalisti seri - l'opposizione di una popolazione montanara poco numerosa e sparsa, pur meno visibile e appariscente è molto più dura. In montagna chi si mobilità contro l'orso difende la sua libertà, la possibilità di vivere e di lavorare. Se l'orso diventa il simbolo dell'oppressione dei poteri dei media e dell'opinione pubblica dei grandi centri urbani sull'animale il risentimento socialie dei montanari si trasferirà sull'orso. Un fallimento di una vera politica di conservazionismo. Ma con il conservazionismo serio Life Ursus non ha mai avuto niente a che fare in quanto progetto ideologico, di marketing, di natura-spettacolo.
La premiata fabbrica Trentino spa ha sfornato 16 nuovi orsacchiotti nel 2012
La macchina degli orsi gira a pieno regime e le menti di Life Ursus se la ridono delle proteste e delle indagini demospopiche che dicono che la maggior parte dei trentini di orsi ne vorrebbero di meno. Super protetti, messi in condizione di predare animali domestici senza neanche cacciarli ma rifornendosi come in un supermercato, gli orsi trentini si riproducono allegramente. Lo scorso anno riferiscono gongolando i responsabili del servizio forestale sono nate ben 7 cucciolate con 16 orsetti. Dal momento che la sopravvivenza è pari al 90% si può ben immaginare l'aumento della popolazione. Il fatto, che i sostentitori ad ogni costo della reintroduzione dell'orso bruno sulle Alpi fingono di ignorare, è che grandi spazi liberi da strade e centri abitati si trovano - limitatamente anche lì peraltro- solo nel Trentino occidentale.
Quando gli orsi si irradiano verso le altre regioni e verso la Svizzera trovano territori solcati da numerose vallate. In Svizzera, fanno giustamente osservare gli oppositori della reontroduzione del plantigrado, la montagna non presenta densità di popolazione elevate ma in relazione a modelli di insediamento ereditati dal passato e dalla politica di sostegno all'agricoltura di montagna la popolazione è ben distribuita sul territorio e con essa la fauna domestica. I nuovi orsi saranno destinati a creare nuove tensioni e nuovi conflitti. Le plateali prese di posizione orsofile dell'animalismo urbano (vedi le raccolte di firme, i cortei e le proteste per l'abbattimento dlel'orso pericoloso M13 in val Poschiavo) bucano i media dominati dalla cultura urbanocentrica dell'ambientalismo emotivo e ideologico che coincide con gli interessi dei padroni dei media (i grandi gruppi molto finanziari sempre meno industriuali). Ma sul territorio - come ben sanno i naturalisti seri - l'opposizione di una popolazione montanara poco numerosa e sparsa, pur meno visibile e appariscente è molto più dura. In montagna chi si mobilità contro l'orso difende la sua libertà, la possibilità di vivere e di lavorare. Se l'orso diventa il simbolo dell'oppressione dei poteri dei media e dell'opinione pubblica dei grandi centri urbani sull'animale il risentimento socialie dei montanari si trasferirà sull'orso. Un fallimento di una vera politica di conservazionismo. Ma con il conservazionismo serio Life Ursus non ha mai avuto niente a che fare in quanto progetto ideologico, di marketing, di natura-spettacolo.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
è uscito anche il rapporto orso 2012 proprio ieri è stato realizzato anche un video
[youtube]WSkOOErewlo[/youtube]
buona visione
sperando che qualche plantigrado ci passi a trovare in primavera
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sperando che qualche plantigrado ci passi a trovare in primavera
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Finito il letargo invernale, a Gerola ricompare l'orso
dalla Provincia di Sondrio
Finito il letargo invernale, a Gerola ricompare l'orso
GEROLA ALTA - L'orso è uscito dalla tana. Ora il tradizionale richiamo alla Primavera ha un protagonista in carne ed ossa. In questi giorni, da sabato per la precisione, un plantigrado è tornato a girovagare nei boschi sopra Gerola. In particolare a Fenile, dove le orme sono state rinvenute, prima da alcuni residenti e poi dalla polizia provinciale. Il sindaco Fabio Acquistapace invita a non fare allarmismi, perché la presenza dell'orso è monitorata e non si sono verificati episodi sgradevoli. L'animale, probabilmente, è in cerca di cibo e infatti non è escluso che abbia pasteggiato con qualche capra di un allevamento sopra il paese. Ma vista la stabulazione libera degli ovini il ritrovamento di eventuali carcasse non sarà immediato. Visto che M13, l'orso ucciso a Poschiavo a febbraio, aveva scelto di stazionare sulle Retiche, questo ricomparso dovrebbe essere l'altro che ha dominato le cronache l'anno scorso, quello che stazionava sulle Orobie, tra Valtellina, Lecchese e Bergamasca.

Finito il letargo invernale, a Gerola ricompare l'orso
GEROLA ALTA - L'orso è uscito dalla tana. Ora il tradizionale richiamo alla Primavera ha un protagonista in carne ed ossa. In questi giorni, da sabato per la precisione, un plantigrado è tornato a girovagare nei boschi sopra Gerola. In particolare a Fenile, dove le orme sono state rinvenute, prima da alcuni residenti e poi dalla polizia provinciale. Il sindaco Fabio Acquistapace invita a non fare allarmismi, perché la presenza dell'orso è monitorata e non si sono verificati episodi sgradevoli. L'animale, probabilmente, è in cerca di cibo e infatti non è escluso che abbia pasteggiato con qualche capra di un allevamento sopra il paese. Ma vista la stabulazione libera degli ovini il ritrovamento di eventuali carcasse non sarà immediato. Visto che M13, l'orso ucciso a Poschiavo a febbraio, aveva scelto di stazionare sulle Retiche, questo ricomparso dovrebbe essere l'altro che ha dominato le cronache l'anno scorso, quello che stazionava sulle Orobie, tra Valtellina, Lecchese e Bergamasca.

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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
Il video dell’orso ucciso dai cacciatori
Red Hot Russia ha ripreso un video comparso su YouTube nelle ore scorse, che mostra un cacciatore impegnato in una battuta di caccia all’orso con i suoi tre cani. L’autore del video spiega che i cani erano ancora inesperti e che il giovane orso doveva essere una sorta di esercitazione. Ma il cacciatore ha fatto i conti senza l’orso, che ha attaccato uno dei tre cani, ferendolo a morte. A quel punto il cacciatore spara all’orso, uccidendolo. E, nei commenti, si scatena l’eterna diatriba tra chi considera “normale” la caccia all’orso in Russia e coloro che, invece credono nell’antica dottrina del “vivi e lascia vivere”.
(Attenzione il video potrebbe urtare la vostra sensibilità)
[youtube]jzdbzT9qGO4[/youtube]
Red Hot Russia ha ripreso un video comparso su YouTube nelle ore scorse, che mostra un cacciatore impegnato in una battuta di caccia all’orso con i suoi tre cani. L’autore del video spiega che i cani erano ancora inesperti e che il giovane orso doveva essere una sorta di esercitazione. Ma il cacciatore ha fatto i conti senza l’orso, che ha attaccato uno dei tre cani, ferendolo a morte. A quel punto il cacciatore spara all’orso, uccidendolo. E, nei commenti, si scatena l’eterna diatriba tra chi considera “normale” la caccia all’orso in Russia e coloro che, invece credono nell’antica dottrina del “vivi e lascia vivere”.
(Attenzione il video potrebbe urtare la vostra sensibilità)
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
Sono del tutto necessarie alcune precisazioni per la generalità degli utenti ..Viene affermato qaunto segue: L’autore del video spiega che i cani erano ancora inesperti e che il giovane orso doveva essere una sorta di esercitazione


Da cacciatore dico che questo è semplicemente MATTO !!
Va a caccia con quella che pare una carabina SIMONOV utilizzando le tacche di mira .. se andava con arco e frecce, o con un bastone, forse era meglio... Se poi dichiara che stava esercitando i cani, allora è ancora piu MATTO. Se stai esercitando i cani non spari alla preda da questi inseguita prima che l'orso li abbia eventualmente attaccati !!. All'inizio del video si vede infatti che l'orso sta camminando senza dare segni di eccessivo nervosismo e con i cani ben lontani: e fin qui sta bene definire la cosa come un esercitazione dei cani... Ad un certo punto piazza i primi tre colpi con il catorcio che ha in mano e NATURALMENTE sbaglia l'animale, che sicuramente ha incomiunciato ad innervosirsi....
Poi lo insegue e piazza ancora un paio di colpi prima che NATURALMENTE l'orso, probabilmente ferito, si innervosisca sicuramente e attacchi la prima cosa che ha nei paraggi, ovvero il cane bianco. Ma la cosa ancora piu assurda è che spara ancora dei colpi all'orso quando questo è sopra il suo cane! Al 90% delle probabilità le ferite riportate dal cane, che si vedono alla fine del video, sono colpi di arma da fuoco ...sparati dal padrone .....
CHE RAZZA DI COGLIONE CHE E' QUESTO !!!




P.S. non capisco cosa c'entri il video con la presenza dell'orso in valbrembana ...
GIU' LE MANI DALL'ORSO..