Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

Le numerose specie di animali selvatici nelle Alpi Prealpi Orobie e specificatamente in Valle Brembana
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da meteo web

Orso Daniza, c’è anche chi chiede la cattura: “seria minaccia per i nostri bimbi”

“Spaventa sapere che sui monti dove si fanno passeggiate con i bambini, vi sia una seria minaccia per la propria incolumità. È grave che ad oltre 5 giorni dall’aggressione di un cercatore di funghi, nonostante il radiocollare, non si riesca a catturare l’orsa che ha manifestato predisposizione ad attaccare l’uomo”. Lo ha dichiarato Maria Rita Munizzi, presidente nazionale Moige-movimento genitori. “Sono sempre più numerosi – ha proseguito – i genitori che ci comunicano l’intenzione di evitare le vacanza in Val Rendena, per paura di incontrare orsi pericolosi durante una passeggiata nei boschi. Auspichiamo vivamente l’immediata cattura dell’animale e dei suoi piccoli e la sistemazione definitiva in recinto. Occorre ricordare che ‘prima l’uomo poi gli animali’ è un concetto ecologico ed antropologico che va assolutamente applicato e ribadito”.
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dal messaggero veneto

Trento ci chiede di ospitare i suoi orsi
Dopo la vicenda dell’orsa Daniza in fuga coi cuccioli, la Provincia si rivolge a Friuli Venezia Giulia, Svizzera, Austria, Lombardia e Veneto

TRENTO. Un tetto al numero di orsi in Trentino. Lo ha chiesto il presidente della Provincia Ugo Rossi, che ha messo il tema del contingentamento nell’agenda dell’incontro sollecitato mercoledì durante la sua telefonata con il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti.

Mentre Daniza – dopo l’aggressione di Ferragosto a Pinzolo – continua a muoversi nei boschi della Rendena e a sfuggire alla cattura dei forestali, ora il punto è: come si fa, in prospettiva, a garantire il contingentamento degli orsi? La strategia della Provincia punta a coinvolgere i territori vicini, a partire da quelli confinanti dove in futuro potrebbero essere «trasferiti» alcuni plantigradi trentini.

Gli orsi del Gran Monte
Allargare gli spazi per gli orsi - oggi sono più di 50 quelli che gravitano nell’area trentina - e dunque le responsabilità sul progetto di ripopolamento nelle Alpi. Una linea questa che ieri è stata esplicitata sia dal vicepresidente Alessandro Olivi che dall’assessore Michele Dallapiccola. «La logica aritmetica non ha senso», ha detto Olivi rispondendo, durante la trasmissione Rai UnoMattina, alla sollecitazione di Massimiliano Rocco del Wwf nazionale che aveva ribadito il no dell’associazione ambientalista alla cattura di Daniza e chiesto alla Provincia di Trento, nell’eventualità fosse catturata, di rimpiazzarla con un altro orso per non abdicare al progetto di ripopolamento.

Ecco l'orso del Gran Monte
«La Provincia non abdicherà», è la risposta di Olivi, che ripercorre i numeri: dai 9 orsi liberati in Trentino tra il 1999 e il 2000 sono nate ben 36 cucciolate, in tutto 77 orsetti, e oggi poco più di 50 sono gli esemplari che gravitano in Trentino.

«Dunque - spiega - possiamo dire che il progetto è perfettamente riuscito dal punto di vista faunistico. Oggi il problema è come mantenere vivo il progetto Life Ursus in un territorio antropizzato come il nostro. Certo non lo faremo imbracciando i fucili e aprendo la caccia all’orso, come qualcuno forse auspicherebbe. No, non è assolutamente la strada degli abbattimenti che vogliamo percorrere. Quello che vogliamo fare è riaprire un confronto con i territori a noi vicini che sono coinvolti nel Pacobace (il Piano di azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi centro-orientali), quindi Alto Adige, Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia, ma anche dialogando con i territori al di là delle Alpi, allargando le responsabilità». Al di là delle Alpi, Svizzera e Austria, dove per la cronaca due esemplari di orso partiti dal Trentino e che avevano oltrepassato il confine, sono stati abbattuti. «Il Trentino - prosegue il vicepresidente della Provincia - è stato capofila del progetto di ripopolamento che riguarda le Alpi e non è un vezzo trentino. Ora ci aspettiamo, ed è su questo che vogliamo coinvolgere anche il ministero dell’ambiente, che ci sia una condivisione più ampia». Di «co-gestione» parla anche l’assessore all’agricoltura, foreste e turismo Michele Dallapiccola. Che già all’indomani dell’aggressione di Daniza a Daniele Maturi nei boschi di Pinzolo, aveva detto: «Il problema è il controllo sul numero di questi esemplari in un territorio antropizzato come il nostro. Il tetto dei 50 esemplari previsto dal progetto Life Ursus è stato raggiunto, ho parlato con il mio collega altoatesino Arnold Schuler e siamo d'accordo sul fatto che occorra intervenire e contenerne il numero».

Ancora non è stato fissato: «Ragioneremo con i tecnici», chiarisce Dallapiccola. Che sull’argomento si muove con estrema cautela e preferisce usare il condizionale: «Per contingentare gli orsi, escludendo le opzioni cruente come l’abbattimento, la captivazione e la sterilizzazione, restano la cogestione e lo spostamento. La nostra proposta è di condividere il progetto con i territori vicini, Bolzano, Lombardia e Veneto innanzitutto, ma coinvolgendo anche Austria e Svizzera». E proprio le ultime mosse venete sul fronte orso sembrerebbero, secondo l’assessore, arrivare a proposito. Dopo l’ennesima mucca sbranata dall’orso M4 sull’altopiano di Asiago, la giunta regionale veneta ha stanziato 25 mila euro per il risarcimento dei danni e ha aumentato i limiti di spesa per andare incontro agli allevatori. I boschi per garantire la sopravvivenza dell’orso nelle Alpi vanno ben al di là del Trentino, è dunque la linea che la Provincia di Trento intende portare avanti. Bisognerà vedere se le regioni vicine saranno disponibili.
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da La Stampa

Orsa Daniza, il ministero dell’Ambiente: la priorità deve essere la sicurezza dei trentini

Mentre l’orsa Daniza continua la sua fuga dalle trappole, diventa sempre più fitto il botta e risposta fra le associazioni animaliste e le istituzioni che vogliono la cattura dell’animale ritenuto pericoloso dopo aver aggredito un cercatore di funghi nei boschi di Pinzolo. Sulla vicenda le principali associazioni di protezione animale del Paese, riunite nella Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, avevano invitato il ministro dell’Ambiente Galletti «a prendere una posizione chiara e coraggiosa contro la cattura di Daniza, che non rappresenta una minaccia per la sicurezza dei cittadini ma ha avuto una reazione, del tutto naturale, in difesa dei propri cuccioli».

E la risposta è arrivata: «La sicurezza degli abitanti trentini è una esigenza primaria che va tutelata, ma al contempo non va vanificata l’importante esperienza del programma di ripopolamento degli orsi in corso in trentino - si legge in una nota del ministero dell’Ambiente -. L’orsa Daniza deve essere messa in condizione di non aggredire più gli uomini». Rimane però il fatto che l’orsa Daniza ha aggredito il cercatore di funghi ritenendolo una minaccia per i suoi due cuccioli. Proprio per questo gli animalisti ritengono che «la miglior cosa sia consentire alla madre di accompagnarli naturalmente fino alla piena autonomia». Le associazioni ricordano inoltre che «gli orsi non sono “del Trentino”, ma appartengono al patrimonio faunistico nazionale».

«Quindi il ministero, autorità responsabile della conservazione della biodiversità, dovrebbe - secondo la Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente - togliere alla Provincia autonoma la gestione del progetto Life Ursus, tanto avversato a Trento quanto sostenuto dalle vicine Regioni Veneto e Lombardia. L’amministrazione provinciale, infatti, ha dimostrato di essere capace solo di catturare e imprigionare gli orsi in uno zoo travestito da rifugio».

Da parte sua il ministero dell’Ambiente assicura che «la situazione è affrontata dalla Provincia di Trento secondo i protocolli e le normative vigenti che in casi come questo arrivano a prevedere la cattura ed il ricovero in un’area recintata, ma non l’abbattimento. Particolare importanza viene assegnata al futuro dei due cuccioli». A tal proposito il Ministero dell’Ambiente, sentito l’Ispra, «ha trasmesso alla Provincia Autonoma di Trento una lettera in cui si sottolinea “che i dati scientifici disponibili evidenziano che esemplari di orso bruno sottoposti a captivazione prolungata difficilmente possono essere reintrodotti nell’ambiente naturale, a causa delle modificazioni comportamentali che la fase di cattività determina in questa specie, e che i cuccioli di orso bruno che perdono la madre nella stagione estiva presentano in genere buone probabilità di sopravvivenza nel medio e lungo periodo”». Il Ministero ritiene quindi «che vada comunque evitata la captivazione dei due cuccioli e che, nel caso della rimozione della madre, vada previsto un attento monitoraggio dei due individui anche con tecniche radiotelemetriche, al fine di assicurare la tempestiva registrazione di eventuali comportamenti anomali, di condizioni di denutrizione e/o di mancato benessere dei cuccioli». Il rischio che va evitato, rileva il ministero, «è che questo episodio rimetta in discussione un programma di ripopolamento che ha avuto successo, reinserendo in quest’area una comunità di orsi che ha raggiunto le 50 unità, e che rappresenta un esempio virtuoso a livello nazionale e internazionale».

Il presidente della provincia di Trento: occorre fissare un numero massimo di orsi
«Il progetto di reintroduzione dell’orso bruno non è in discussione, ma, come andiamo affermando da tempo, serve fissare un numero massimo nelle presenze del plantigrado al fine di renderle compatibili con il territorio, ormai fortemente antropizzato, oltre che con la vita, le attività e la tranquillità di residenti e turisti”. Questo il commento del presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, alla nota del ministero dell’ambiente che, definendo prioritaria l’esigenza di garantire la sicurezza degli abitanti trentini, ha espresso l’auspicio che non sia messo in discussione il programma di ripopolamento. Poco fa lo stesso presidente Rossi ha ulteriormente approfondito la questione e gli ultimi sviluppi della vicenda in un colloquio telefonico con il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti.

«Il ministro - fa sapere Rossi - ha condiviso, anche alla luce della valutazione dell’Ispra, il contenuto dell’ordinanza che dispone la cattura dell’orsa Daniza, giudicando l’operato della Provincia garantista sia relativamente alle modalità di cattura sia al destino dei cuccioli, che saranno lasciati liberi”. Rossi ha descritto al ministro anche la tipologia dell’area dove Daniza è destinata, il sito del Casteler, “non una ’gabbia’ ma una vasta area naturale attrezzata dove già vive un altro plantigrado”. Sia Rossi sia il ministro Galletti hanno inoltre condiviso “la modalità per garantire la prosecuzione del progetto orso, progetto che già contiene al suo interno le regole e gli strumenti necessari a rendere compatibile la presenza della specie con i delicati equilibri che connotano il territorio e l’ambiente del Trentino”. Per quanto riguarda il contingentamento della popolazione degli orsi, il numero massimo di plantigradi ritenuto compatibile e che potrebbe essere dunque ritenuto equilibrato rispetto alle “capacità” del territorio, Rossi comunica che ciò sarà oggetto di un prossimo incontro con il ministro.
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Altopiano di Asiago, 22 agosto 2014

Orso M4: è una capra la ventiduesima vittima
Solo due giorni sono passati dall'ultima predazione, la Forestale sta cercando di individuarlo e dotarlo di collare

M4 continua a prepararsi per l’inverno e a pagarne le conseguenze, questa volta, è una capra. La notizia è della notte scorsa, l’orso vicentino, sempre sull’Altopiano di Asiago, è arrivato alla ventiduesima vittima, Genè, così lo chiamano, è tornato a colpire dopo essersi nutrito di una vacca due giorni fa. Poco distante dal luogo dell’ultima predazione M4, detto Genè, ha preso di mira il malcapitato ovino, lasciando inermi gli uomini e i cani che stavano custodendo il gregge vicino all malga Slappeur. L’animale continua a sfuggire agli uomini del Corpo Forestale dello Stato che da settimane cercano di intercettarlo e dotarlo di radio collare. Un'operazione autorizzata ancora il 3 luglio dal sottosegretario all'ambiente Barbara Degan. Gené sembra imprendibile, secondo la mappa dei delitti, l’orso M4 si è mosso finora su 225 dei 470 chilometri quadrati dell'Altopiano vicentino, un territorio molto difficile da controllare.
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da Valle dei laghi TV

Ennesimo scontro auto orso

CIAGO - Ennesimo incontro ravvicinato con l'orso in Valle dei Laghi stamattina, venerdì 22 agosto 2014, alle 7.40 sulla strada che dalla frazione vezzanese di Ciago porta alla frazione Covelo di Terlago. L'orso, che probabilmente si stava cibando di frutta in un campo adiacente la strada, è improvvisamente balzato sulla sede stradale proprio mentre stava transitando una macchina. Un fuoristrada Chevrolet condotto da Gabriella Verones in Faes residente a Fraveggio, che stava andando a trovare sua madre a Covelo. Lo scontro, inevitabile, ha causato diverse migliaia di euro in danni all'automobile, quantificati in oltre 3.500 euro, mentre non si sono avute fortunatamente conseguenze per le persone a bordo che se la sono cavata con un grosso spavento. L'orso, dopo l'impatto, si è dileguato nella boscaglia. Sul posto, per gli accertamenti di legge, gli agenti della stazione forestale di Vezzano. Non è il primo caso nella Valle dei Laghi dove gli incontri ravvicinati con il plantigrado sono sempre più frequenti. L'orso è stato, infatti, spesso segnalato nel recente periodo anche vicino ai paesi di fondo valle, oltre che nelle frazioni di alta quota di Ranzo e Margone, dove ci sono stati svariati casi di attacco ad animali domestici.
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Va tutto nel calderone, e' solo l'inizio.. e ne vedremo delle belle, tanto per complicarci la vita!! a_39
gia' che ci sono potrebbero avviare il progetto ripopolamento dei leoni, anche loro dominavano una volta le nostre langhe, poi e' venuto l'homo usurpatore!! a_6 Per il momento assistiamo e monitoriamo le vicende del "modello trentino" preso come esempio dell'integrazione tra uomo e orso.. Il Parco delle Orobie punta molto sul progetto orso per il turismo di montagna orobico, ha fatto anche il nuovo logo, per questo interessa anche a noi... formai de mut, bitto, agrì, strachitunt e branzi conviveranno con il grande predatore? oppure si produrra' in pianura come il taleggio a_34 ...ai posteri l'ardua sentenza!! a_2
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dall'Alto Adige

«Bolzano ora si prenda qualche orso»
La Provincia di Trento: «Raggiunto il numero massimo, se ne facciano carico anche Alto Adige, Veneto e Lombardia»

BOLZANO. Un tetto al numero di orsi in Trentino. Lo ha chiesto il presidente della Provincia Ugo Rossi, che ha messo il tema del contingentamento nell’agenda dell’incontro sollecitato mercoledì durante la sua telefonata con il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti.

Mentre Daniza - dopo l’aggressione di Ferragosto a Pinzolo - continua a muoversi nei boschi della Rendena e a sfuggire alla cattura dei forestali, ora il punto è: come si fa, in prospettiva, a garantire il contingentamento degli orsi? La strategia della Provincia punta a coinvolgere i territori vicini, a partire da quelli confinanti dove in futuro potrebbero essere «trasferiti» alcuni plantigradi trentini. Allargare gli spazi per gli orsi - oggi sono più di 50 quelli che gravitano nell’area trentina - e dunque le responsabilità sul progetto di ripopolamento nelle Alpi. Una linea questa che ieri è stata esplicitata sia dal vicepresidente Alessandro Olivi che dall’assessore Michele Dallapiccola.

«La logica aritmetica non ha senso», ha detto Olivi rispondendo, durante la trasmissione Rai UnoMattina, alla sollecitazione di Massimiliano Rocco del Wwf nazionale che aveva ribadito il no dell’associazione ambientalista alla cattura di Daniza e chiesto alla Provincia di Trento, nell’eventualità fosse catturata, di rimpiazzarla con un altro orso per non abdicare al progetto di ripopolamento. «La Provincia non abdicherà», è la risposta di Olivi, che ripercorre i numeri: dai 9 orsi liberati in Trentino tra il 1999 e il 2000 sono nate ben 36 cucciolate, in tutto 77 orsetti, e oggi poco più di 50 sono gli esemplari che gravitano in Trentino. «Dunque - spiega - possiamo dire che il progetto è perfettamente riuscito dal punto di vista faunistico. Oggi il problema è come mantenere vivo il progetto Life Ursus in un territorio antropizzato come il nostro. Certo non lo faremo imbracciando i fucili e aprendo la caccia all’orso, come qualcuno forse auspicherebbe. No, non è assolutamente la strada degli abbattimenti che vogliamo percorrere. Quello che vogliamo fare è riaprire un confronto con i territori a noi vicini che sono coinvolti nel Pacobace (il Piano di azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi centro-orientali), quindi Alto Adige, Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia, ma anche dialogando con i territori al di là delle Alpi, allargando le responsabilità». Al di là delle Alpi, Svizzera e Austria, dove per la cronaca due esemplari di orso partiti dal Trentino e che avevano oltrepassato il confine, sono stati abbattuti.

«Il Trentino - prosegue il vicepresidente della Provincia - è stato capofila del progetto di ripopolamento che riguarda le Alpi e non è un vezzo trentino. Ora ci aspettiamo, ed è su questo che vogliamo coinvolgere anche il ministero dell’ambiente, che ci sia una condivisione più ampia». Di «co-gestione» parla anche l’assessore all’agricoltura, foreste e turismo Michele Dallapiccola, che già all’indomani dell’aggressione di Daniza nei boschi di Pinzolo, aveva detto: «Il problema è il controllo sul numero di questi esemplari in un territorio antropizzato come il nostro. Il tetto dei 50 esemplari previsto dal progetto Life Ursus è stato raggiunto, ho parlato con il mio collega altoatesino Arnold Schuler e siamo d'accordo sul fatto che occorra intervenire e contenerne il numero». Un tetto ancora non è stato fissato: «Ragioneremo con i tecnici», chiarisce Dallapiccola. Che sull’argomento si muove con estrema cautela e preferisce usare il condizionale: «Per contingentare gli orsi, escludendo le opzioni cruente come l’abbattimento, la captivazione e la sterilizzazione, restano la cogestione e lo spostamento. La nostra proposta è di condividere il progetto con i territori vicini, Bolzano, Lombardia e Veneto innanzitutto, ma coinvolgendo anche Austria e Svizzera». (c.b.)
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Notizie dalla Val Rendena

Le reazioni all'aggressione dell'orso al mio convalligiano sono deprimenti e offensive...
la lettera di Marco Bosetti

Le reazioni all'aggressione dell'orso al mio convalligiano sono deprimenti e offensive. Si va dalle ormai consuete calunnie nei confronti del malcapitato, ai ricatti e minacce sul fronte del turismo, alle personali ricostruzioni dell'accaduto e conseguenti appelli ai politici contro "la parte ignorante della popolazione" che ragiona con la "parte terminale dell'intestino", alla strumentalizzazione politica, all'incredibile: "Il responsabile dell'ufficio legale sta valutando eventuali responsabilità del cercatore di funghi".

Ognuno ha la propria ricetta e enuncia le proprie definizioni.
L'uomo è un ospite dei boschi? Sì. Personalmente, in certe condizioni, ritengo ne faccia parte. Comunque tutti gli esseri sono ospiti del mondo, ma si vuole relegarli entro gabbie reali o ideali, per scopi economici e di "gestione moderna del territorio". Che altro non testimoniano il progressivo distacco tra uomo e natura e i cui fautori, peraltro, vogliono imporre citando aree territoriali e situazioni ambientali completamente diverse e non assimilabili.
Ma cosa si dice degli obbrobri e degli insulti all'ambiente perpetrati nelle città e nelle pianure? Vista l'impossibilità di agire in tali contesti, si identificano dei parafulmini alle frustrazioni e alle rabbie di coloro che vivono ormai in un mondo virtuale o meglio che vogliono l'uovo e anche la gallina: libertà di vivere una vita "moderna" basata sulla dilapidazione delle risorse e pretesa di avere un ambiente naturale integro, in cui andare a rilassarsi (naturalmente con il tablet al seguito) ringraziando il buon Dio del Creato, dopo una settimana di studio, di lavoro frenetico o di viaggi aerei in mezzo mondo. Così l'orso deve essere motivo di attrazione turistica, chi vive in montagna deve restare entro determinati ambiti territoriali, privo di difese per le proprie attività, altrimenti è oggetto di calunnie ed esposto al pubblico disprezzo. L'uomo che vive in città, o nelle valli ma con la testa in città, esige il diritto di avere il suo parco giochi, creato a suo uso e consumo, in cui recarsi nel tempo libero, durante le ferie o nei fine settimana.

Ecco quindi che associazioni ambientaliste, esperti di turismo, docenti universitari, sedicenti frequentatori della montagna e soloni di vario genere, si sbizzarriscono a teorizzare il loro concetto di "Paese moderno". Innescando polemiche ideologiche che nulla hanno a che fare con l'orso e con chi vive in montagna. Perché un conto è frequentare, più o meno saltuariamente la montagna, un altro è vivere la montagna. Mi rendo conto che ai più tale differenza risulti ignota o quantomeno irrilevante dato che numericamente i frequentatori sovrastano gli altri, e dunque si arrogano il diritto di impartire regole di gestione, di calunniare e distruggere da tutti i punti di vista chi non si adegua alle loro logiche. Ma noto tanta ipocrisia e che alla base di tutto c'è una profonda mancanza di rispetto nei confronti di chi vive la montagna e anche nei confronti dell'orso, introdotto dall'uomo, ridotto ad oggetto di consumo in un territorio considerato altrettanto bene di consumo, gestito in base a logiche economicistiche da chi nel territorio non vive o pretende di viverci sfruttandolo per tre mesi per poi distendersi con la pancia al sole non so dove. Che differenza c'è tra la logica di coloro che imperativamente hanno introdotto l'orso con modalità quantomeno discutibili, le cui conseguenze risultano evidenti a chi ha il buon senso di guardare, creando un apparato che movimenta un bel gruzzolo di denaro (pubblico) e quella di coloro che vogliono ampliare le aree sciistiche distruggendo il patrimonio comune? Che i primi si appellano al ruolo fondamentale dell'orso nell'ecosistema? Il risultato, con l'apporto di politici e amministratori, è lo stesso: espropriare e impedire la gestione del territorio a coloro che sul territorio vivono 365 giorni all'anno, impedendo l'individuazione di logiche economiche diverse da quelle seguite fin qui e che hanno fatto il loro tempo. Il tutto con il contorno delle sparate dei sopracitati esperti che, in un'epoca in cui il buon senso è una risorsa in esaurimento, articolano i ragionamenti sostituendolo con i titoli accademici o i più o meno consapevoli tornaconti personali ignorando che "i monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi". O ci si rende conto che uomo e orso hanno almeno pari dignità e si riconosce che l'attività umana è fondamentale se in simbiosi con l'ambiente e gli altri esseri presenti, il che implica anche il diritto di difendersi, o creeremo un luogo falso destinato a morire.

Marco Bosetti - Pelugo
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dal Trentino

Venezia e Bolzano in coro: «Tenetevi i vostri orsi»
Schuler: «Non accetteremo alcun trasferimento sul nostro territorio»
Stival: «Gli animali non sono dei soprammobili da spostare». No anche dal Wwf


TRENTO. Alla proposta di una co-gestione degli orsi con la provincia di Bolzano e le regioni di Veneto e Friuli, raccoglie già i primi no. Secchi. E partono gli altoatesini con l'assessore all'ambiente, che rispedisce al mittente la proposta. «Vogliono portare gli orsi da noi? No grazie!», risponde Arnold Schuler, chiarendo subito che la Provincia di Bolzano, fin dall'atto fondativo del progetto «non ha mai sostenuto ne promesso di sostenere il progetto attivamente, e di sicuro non accetteremo nessun trasferimento di orsi sul nostro territorio». Al momento, spiega Schuler, non sono arrivate richieste ufficiali, «quindi mi limito a rispondere alle dichiarazioni riportate sulla stampa, ma qualora arrivassero proposte di questo tipo sono pronto a dire di no». Il livello di antropizzazione del territorio altoatesino è pari a quello trentino, le coltivazioni sono estese e da anni la Provincia di Bolzano investe ingenti risorse per mantenere alto il livello della qualità della vita nelle aree rurali per evitare lo spopolamento verso i centri maggiori, l'orso nel giro di qualche lustro potrebbe far traballare tutto l'impianto. «L'unica garanzia che abbiamo sempre dato – prosegue l'assessore – e che continueremo a dare, è quella dell’amicizia verso l’animale, nel senso che se dovessero sconfinare nel nostro territorio certamente non li accoglieremo con battute di caccia, ma non accetteremo trasferimenti in massa». Trasferimenti che Osvaldo Negra presidente provinciale del Wwf definisce al limite della fantascienza, o meglio della fantazoologia: «Vorrebbero trattare gli orsi come una sorta di rifugiati politici, e mi stupisce che trattino questo argomento seriamente».

E nessuna apertura anche dal Veneto. «Come hanno osservato giustamente gli amici bellunesi, la natura deve fare il suo corso, non è possibile sradicare l’orso, oppure il lupo, dall’habitat preferito e trasferirlo altrove come fosse un soprammobile, perché è probabile che in breve tempo tornerebbe al luogo di provenienza», commenta Daniele Stival, l’assessore alla caccia del Veneto «l’orso non è un animale stanziale, è intelligente, reattivo, si muove continuamente, basti pensare che da un mese stiamo cercando di catturare i nostri per munirli di radiocollare eppure continuano a sfuggirci. Inoltre, il nostro territorio è fortemente antropizzato e soggetto a intensi flussi turistici, circostanze che sconsigliano un incremento pilotato di animali selvatici potenzialmente, e a volte effettivamente, aggressivi». «Qui non ci sono ragioni d’allarme- fa sapere Stival - abbiamo 5-6 esemplari di orso in tutto, e contiamo di monitorarli in modo costante. Qualche problema nasce dalle razzie che compiono per nutrirsi, gli allevatori protestano e noi siamo loro vicini, risarcendoli per intero e aggiungendo un 10% di risorse per i danni collaterali provocati da stress e paura di bovini e ovocaprini. Abbiamo già stanziato 25 mila euro per coprire i danni causati dagli orsi e altrettanto per quelli dei lupi, peraltro molto modesti». Orsi e lupi suscitano grande simpatia: «È vero, però io inviterei chi bandisce le crociate in loro difesa ad apprezzare ogni aspetto della montagna, a cominciare da quanti ci faticano tutti i giorni e contribuiscono a mantenerla viva. Viceversa, siamo all’ecologismo da salotto».
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