Tratto da Ruralpini.it di Michele Corti
La Lipu di Trento: pronti al boicottaggio della Val Rendena
Gli ambientalisti, tanto per calmare gli animi, minacciano la Val Rendena. Non è ammissibile che i montanari si dichiarino stufi dell'orso. I padroni dell'orso (che vorrebbero anche essere padroni degli uomini , come ai tempi della gleba) non accettano che i sudditi si ribellino. Così Sergio Merz. delegato della Lipu di Trento intervistato da l'Adige minaccia 1) un comitato anti-anti orso; 2) l'istigazione internazionale degli ambientalisti al fine di promuovere il boicottaggio turistico della Val Rendena. Già i verdi non erano troppo simpatici ai valligiani. Figuriamoci ora.
Incidente sulla Bolzano-Merano: impatto con l'orso e auto in fiamme
Ieri sera poteva finire male per due persone. A seguito del violento impatto con un orso l'auto ha preso fuoco. I due occupanti sono riusciti comunque illesi mente l'orso è morto. A fine aprile in provincia di Bolzano un Suv aveva travolto e ucciso un altro orso. Sconcertanti i commenti degli amici dell'orso che dichiarano apertamente che avrebbero preferito gli uomini morti e l'orso salvo.
Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
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Il Comitato Pro-Orso propone di boicottare il Turismo
da RTTR Radio Televisione del Trentino - Venerdi' 8 Giugno 2012
Il Comitato Pro-Orso propone di boicottare il Turismo in Rendena
In val Rendena è guerra dichiarata all'orso e crescono i comitati antiorso, le associazioni ambientaliste della Lipu e non solo, minacciano di boicottare, anche via web, le località turistiche della valle, per difendere l'orso e il suo diritto di restare in Trentino.
Il Comitato Pro-Orso propone di boicottare il Turismo in Rendena
In val Rendena è guerra dichiarata all'orso e crescono i comitati antiorso, le associazioni ambientaliste della Lipu e non solo, minacciano di boicottare, anche via web, le località turistiche della valle, per difendere l'orso e il suo diritto di restare in Trentino.
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Bolzano – forse era M1 l’orso investito a Terlano
GreaPress - Venerdi' 8 Giugno 2012
Bolzano – forse era M1 l’orso investito a Terlano
Potrebbe essere l’orso M1, quello che stamani alle 00.10 circa, sulla strada statale 38 nei pressi di Terlano (direzione Merano) è stato investito da una autovettura Alfa Romeo “Giulietta”, condotta da un 63enne del luogo rimasto illeso. L’animale, un maschio di circa 110 kg e dell’età presumibile di 3-4 anni, è deceduto sul colpo ed è stato, poi, trasportato presso il canile municipale “Sill” di Bolzano. Sul corpo dell’animale erano presenti anche ferite precedenti verosimilmente attribuibili allo scontro con altro orso. L’autovettura, coinvolta nell’incidente, ha avuto un principio di incendio nel vano motore, tanto da doversi rendere necessaria la chiusura della strada. Ad intervenire i Carabinieri del Comando Compagnia di Bolzano ed i Vigili del Fuoco volontari di Terlano. Secondo informazioni assunte in loco l’animale voleva probabilmente attraversare il fiume Adige e raggiungere le zone di Verano e San Genesio. Nella zona di Appiano, nelle ultime settimane, si era notata la presenza discreta di un orso. Solo sporadiche visite ad impianti di apicoltura, senza però arrecare particolari danni.
Bolzano – forse era M1 l’orso investito a Terlano
Potrebbe essere l’orso M1, quello che stamani alle 00.10 circa, sulla strada statale 38 nei pressi di Terlano (direzione Merano) è stato investito da una autovettura Alfa Romeo “Giulietta”, condotta da un 63enne del luogo rimasto illeso. L’animale, un maschio di circa 110 kg e dell’età presumibile di 3-4 anni, è deceduto sul colpo ed è stato, poi, trasportato presso il canile municipale “Sill” di Bolzano. Sul corpo dell’animale erano presenti anche ferite precedenti verosimilmente attribuibili allo scontro con altro orso. L’autovettura, coinvolta nell’incidente, ha avuto un principio di incendio nel vano motore, tanto da doversi rendere necessaria la chiusura della strada. Ad intervenire i Carabinieri del Comando Compagnia di Bolzano ed i Vigili del Fuoco volontari di Terlano. Secondo informazioni assunte in loco l’animale voleva probabilmente attraversare il fiume Adige e raggiungere le zone di Verano e San Genesio. Nella zona di Appiano, nelle ultime settimane, si era notata la presenza discreta di un orso. Solo sporadiche visite ad impianti di apicoltura, senza però arrecare particolari danni.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
Mettersi ad inseguire un orso mi pare proprio da cretini. Sarà pure poco pericoloso come dice la persona nel filmato, ma un animale che si vede inseguito credo possa reagire. Bell'esempio di convivenza e rispetto degli animali selvatici, speriamo non abbia emuli, perchè di certo su 100 che lo fanno 1 non lo potrà raccontare.passovalcava ha scritto:un breve filmato che dice tutto sul carattere dell' orso
Sette volte bosco, sette volte prato,poi tutto tornerà com'era stato.
Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
una fotografia da Rendena (forse lo stesso del filmato) che dice tutto sul carattere dell'orsopassovalcava ha scritto:un breve filmato che dice tutto sul carattere dell' orso.....

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In Trentino polemica per il ripopolamento degli orsi
da La Stampa di Maurizio Giangiacomo - Sabato 9 Giugno 2012
Un altro incidente stradale, in Trentino polemica per il ripopolamento degli orsi
Illesi gli automobilisti, La provincia ha chiesto a Roma e Bruxelles di rivedere Life Ursus
Trento - La rivendicazione è giunta martedì al giornale «Trentino»: «Questo è solo il primo. Ne seguiranno altri. Siamo stufi di orsi. È ora di dare una dimostrazione». Nella busta, inviata da Tione, assieme alle poche righe scritte al computer c’erano tre foto che ritraevano la testa, una zampa e il ventre di un orso orribilmente squarciato.
Il timore di trovarsi di fronte a un barbaro atto di bracconaggio per fortuna è svanito presto, perché già mercoledì è emerso che le foto del plantigrado scannato erano state «rubate» da Internet («Bear Head on the Ground» è un’immagine di Zoe Leonard battuta nel 2006 da Phillips de Pury & Company). Resta invece la consapevolezza che l’insofferenza di parte della popolazione nei confronti della presenza degli orsi ha raggiunto i livelli di guardia, soprattutto dopo gli ultimi episodi: razzie in Trentino e un investimento mortale nel vicino Alto Adige. A farne le spese è stato un orso di 4 anni, travolto la scorsa notte sulla superstrada Merano-Bolzano, all’altezza di Terlano: i due automobilisti sono rimasti illesi, ma l’auto è andata completamente distrutta. E la tensione sale.
A Strembo, Val Rendena, Wanda Moser si è vista sbranare due asini e una capra. La Provincia autonoma di Trento, che ha reintrodotto gli orsi nel 1998, rifonde i danni, ma i soldi non bastano. Per protestare, la signora Moser ha prima portato la carcassa straziata del povero asino «Beppo» davanti alla sede del Parco naturale Adamello Brenta e quindi ha costituito un Comitato anti-orso che ha raccolto centinaia di adesioni. Un comitato analogo è sorto anche nella vicina Val di Non: gruppi che con ogni probabilità nulla hanno a che fare con l’avvertimento di stampo mafioso giunto al giornale trentino, ma che rappresentano l’esasperazione di migliaia di cittadini e, convinti che il progetto «Life Ursus» sia sfuggito di mano alla Provincia autonoma di Trento, pretendono risposte concrete dagli amministratori locali.
«Il nostro comitato non ha intenzione di farsi giustizia da solo - chiarisce Wanda Moser Gli orsi sono vittime di questo progetto di ripopolamento. In Trentino sono a disagio tanto quanto la popolazione terrorizzata dalle loro incursioni. I tentativi di aggressione nei confronti dell’uomo ci sono stati, ma vengono tenuti nascosti. Noi non scriviamo lettere minatorie, ma pretendiamo che il presidente Dellai liberi il territorio dalla presenza di questi orsi “artificiali”». Provvedimento che il governatore trentino avrebbe preso da un pezzo (il progetto è della precedente giunta), ma la caccia all’orso è vietata e, per mettere mano al progetto, la Provincia necessita del beneplacito del Ministero dell’Ambiente e dell’Ue, ai quali Dellai ha già inviato un appello. «La Provincia non sta sottovalutando le problematiche generate dal progetto di reintroduzione dell’orso spiega Dellai -. Invito tutti al buonsenso, rinnovando ancora una volta a Roma e Bruxelles la richiesta urgente di un aggiornamento del progetto Life Ursus».
Un altro incidente stradale, in Trentino polemica per il ripopolamento degli orsi
Illesi gli automobilisti, La provincia ha chiesto a Roma e Bruxelles di rivedere Life Ursus
Trento - La rivendicazione è giunta martedì al giornale «Trentino»: «Questo è solo il primo. Ne seguiranno altri. Siamo stufi di orsi. È ora di dare una dimostrazione». Nella busta, inviata da Tione, assieme alle poche righe scritte al computer c’erano tre foto che ritraevano la testa, una zampa e il ventre di un orso orribilmente squarciato.
Il timore di trovarsi di fronte a un barbaro atto di bracconaggio per fortuna è svanito presto, perché già mercoledì è emerso che le foto del plantigrado scannato erano state «rubate» da Internet («Bear Head on the Ground» è un’immagine di Zoe Leonard battuta nel 2006 da Phillips de Pury & Company). Resta invece la consapevolezza che l’insofferenza di parte della popolazione nei confronti della presenza degli orsi ha raggiunto i livelli di guardia, soprattutto dopo gli ultimi episodi: razzie in Trentino e un investimento mortale nel vicino Alto Adige. A farne le spese è stato un orso di 4 anni, travolto la scorsa notte sulla superstrada Merano-Bolzano, all’altezza di Terlano: i due automobilisti sono rimasti illesi, ma l’auto è andata completamente distrutta. E la tensione sale.
A Strembo, Val Rendena, Wanda Moser si è vista sbranare due asini e una capra. La Provincia autonoma di Trento, che ha reintrodotto gli orsi nel 1998, rifonde i danni, ma i soldi non bastano. Per protestare, la signora Moser ha prima portato la carcassa straziata del povero asino «Beppo» davanti alla sede del Parco naturale Adamello Brenta e quindi ha costituito un Comitato anti-orso che ha raccolto centinaia di adesioni. Un comitato analogo è sorto anche nella vicina Val di Non: gruppi che con ogni probabilità nulla hanno a che fare con l’avvertimento di stampo mafioso giunto al giornale trentino, ma che rappresentano l’esasperazione di migliaia di cittadini e, convinti che il progetto «Life Ursus» sia sfuggito di mano alla Provincia autonoma di Trento, pretendono risposte concrete dagli amministratori locali.
«Il nostro comitato non ha intenzione di farsi giustizia da solo - chiarisce Wanda Moser Gli orsi sono vittime di questo progetto di ripopolamento. In Trentino sono a disagio tanto quanto la popolazione terrorizzata dalle loro incursioni. I tentativi di aggressione nei confronti dell’uomo ci sono stati, ma vengono tenuti nascosti. Noi non scriviamo lettere minatorie, ma pretendiamo che il presidente Dellai liberi il territorio dalla presenza di questi orsi “artificiali”». Provvedimento che il governatore trentino avrebbe preso da un pezzo (il progetto è della precedente giunta), ma la caccia all’orso è vietata e, per mettere mano al progetto, la Provincia necessita del beneplacito del Ministero dell’Ambiente e dell’Ue, ai quali Dellai ha già inviato un appello. «La Provincia non sta sottovalutando le problematiche generate dal progetto di reintroduzione dell’orso spiega Dellai -. Invito tutti al buonsenso, rinnovando ancora una volta a Roma e Bruxelles la richiesta urgente di un aggiornamento del progetto Life Ursus».
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L’Orso, nemico dell'uomo che smaschera i finti autonomisti
Quotidiano l'Indipendenza di Michele Corti - Sabato 9 Giugno 2012
L’Orso, nemico dell'uomo che smaschera i finti autonomisti
Quanti orsi sono arrivati questa primavera in Lombardia? Non si sa. Si sa che appaiono come grossi e pelosi folletti dalla Valchiavenna alla Valsassina, alle porte di Lecco alla periferia di Morbegno. Politici e burocrati delle moribonde provincie e della Regione Lombardia fanno a gara a sparare le più viete banalità sul plantigrado… “che testimonia di un ambiente rigenerato, di una ritrovata qualità ambientale, che favorisce il rilancio del turismo”. Peccato che la fiera dell’orso sia offerta ormai da più regioni e da diverse provincie e che, alla fine, tra la brutta copia e l’originale si finisca per scegliere l’originale. Il turista “orsomane” non opterà per le valli bergamasche, la Valtellina, la Valsassina ma preferirà l’originale: il Trentino, le Dolomiti (ormai dilatate sino a tutto il Trentino, come era successo ai tempi per la Brianza). Mal che vada nelle “Dolomiti” potrà vedere grossi e grassi orsi nel recinto dell’apposito centro “L’orso signore dei boschi” allestito con dovizia di fondi pubblici presso la sede del Parco Nazionale Adamello Brenta in Val Rendena.
Peccato che politici e burocrati lombardi non si informino di quanto stia ribollendo in Trentino in queste settimane. Durmwaldner, il presidente della provincia di Bolzano, in un incontro pubblico svoltosi in un cinema di Tione, ha riscosso calorosi consensi. Ha suscitato un boato di approvazione da parte di centinaia di presenti quando ha fatto cenno alla politica tirolese sull’orso: “Noi riteniamo che le nostre valli non siano adatte alla ricolonizzazione dell’orso”. Dellai, il principe-vescovo di Trento (di centro–centro-sinistra) deve aver masticato amaro. Il “rivale” di oltre Salorno è oggi molto più popolare di lui nella pancia profonda del trentino valligiano. Anche se Dellai, temendo strette nella disponibilità delle casse romane cerca di rilanciare l’ “autonomismo” (creando un asse con i valdostani) la gente di montagna è capace di distinguere un autonomismo taroccato da uno genuino. Vero che a Bolzano la Svp gestisce il consenso anche con il clientelismo. Ma lì l’heimat è tutelata, i masi sono ancora quasi tutti abitati. C’è la piccola azienda con poche mucche, due stanze per l‘agriturismo e tanta dignità. In Trentino le piccole aziende contadine sono state cancellate in nome della politica tecnocratica europea e italica. E oggi l’orso contribuisce a rendere ancora più difficili le attività tradizionali, la vita nelle piccole frazioni, nelle case isolate, sulle malghe. La Svp se ne rende conto benissimo. Sa che l’orso, il lupo e la lince sono voluti non solo dagli ambientalisti da salotto ma anche dai grandi interessi capitalistici extra-alpini che con una montagna desertificata avranno maggiori possibilità di mettere le mani sulle risorse delle Alpi: acqua pulita, energia, legname.
In Trentino dopo le stragi di animali domestici da parte degli orsi, dopo la prima aggressione di un orso a delle persone, gli striscioni di protesta, le lettere-bufala con le foto di orsi squartati (ma erano tratte da Internet), l’annuncio di manifestazioni anti-orsi e tanti altri episodi la politica capisce la febbre è troppo alta, che si è andati troppo in là con gli orsi che scorazzano ovunque, che 45 orsi nelle Giudicarie (il Trentino occidentale lombardofono) sono troppi. Dellai incalzato dall’esempio sudtirolese (anche se va dato atto alla Lega Nord trentina di essersi sempre battuta con coerenza contro al politica di reintroduzione dell’orso) teme che nelle valli torni a serpeggiare un autonomismo pantirolese, anti-italiano. Teme che si riallarghi il fossato tra la Trento italianista (massonica e a suo tempo irredentista) e le valli devote a Cecco Beppe che guardano a Nord, dove aumentano le compagnie degli Schützen, dove la crisi verticale dell’Itagliona, spinge a tornare a sentirsi tirolesi. Tutto questo succede in Trentino (o Welsh-Tirol).
Ma torniamo alla Lombardia. In Lombardia l’orso nella primavera 2012 è una elettrizzante novità. In realtà neppure tanto dal momento che è già qualche anno che sporadici maschi in dispersione si fanno dei giri turistici (con strascico di carcasse di animali domestici sventrati). Oggi, però, pare che siano venuti per restarci, per mettere su famiglia (pare ci sia una femmina cui non mancano pretendenti). Lascia la bocca amara che i politici leghisti lombardi – a differenza di quelli trentini – cavalchino per primi l’orsomania. Una espressione che, sia ben chiaro, non ha nulla a che vedere con l’ecologia ma che è frutto della crisi gravissima che viviamo, una crisi non è solo economica o sociale, ma anche spirituale. Oggi la salvezza in cui rifugiarsi – in tempi di crollo dell’impero – non è più nella religione, nel millenarismo escatologico ma nella rigenerazione pseudoecologica, nel culto dei feroci predatori che vendicano la natura oltraggiata. Tempi di decadenza!
Così in questi giorni, in aggiunta alle sciocche dichiarazioni dei politici, i funzionari regionali vanno in giro a rassicurare abitanti e albergatori: “Nessun pericolo; l’orso è una grande opportunità”. E parte alla grande Life Arctos, l’ennesimo progetto per scucire soldi al contribuente in nome di un animale “carismatico” che giustifica ogni spreco. Nessuno poi (ci mancherebbe”!) chiede ai pastori la loro opinione sulle misure “preventive” che essi dovranno adottare per ordine di ambientalisti e burocrati. Una politica lungimirante non c’è da dire! Che non porterà certo alla Lega neppure un voto degli animal-ambientalisti da salotto ma che gli farà perdere – pochi o tanti – quelli dei montanari. Che non ci metteranno molto a capire che l’orso fa solo danni che e sapranno con chi prendersela nella “gabina”. Con coloro nei quali avevano (mal)riposto la loro fiducia.
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Quanti orsi sono arrivati questa primavera in Lombardia? Non si sa. Si sa che appaiono come grossi e pelosi folletti dalla Valchiavenna alla Valsassina, alle porte di Lecco alla periferia di Morbegno. Politici e burocrati delle moribonde provincie e della Regione Lombardia fanno a gara a sparare le più viete banalità sul plantigrado… “che testimonia di un ambiente rigenerato, di una ritrovata qualità ambientale, che favorisce il rilancio del turismo”. Peccato che la fiera dell’orso sia offerta ormai da più regioni e da diverse provincie e che, alla fine, tra la brutta copia e l’originale si finisca per scegliere l’originale. Il turista “orsomane” non opterà per le valli bergamasche, la Valtellina, la Valsassina ma preferirà l’originale: il Trentino, le Dolomiti (ormai dilatate sino a tutto il Trentino, come era successo ai tempi per la Brianza). Mal che vada nelle “Dolomiti” potrà vedere grossi e grassi orsi nel recinto dell’apposito centro “L’orso signore dei boschi” allestito con dovizia di fondi pubblici presso la sede del Parco Nazionale Adamello Brenta in Val Rendena.
Peccato che politici e burocrati lombardi non si informino di quanto stia ribollendo in Trentino in queste settimane. Durmwaldner, il presidente della provincia di Bolzano, in un incontro pubblico svoltosi in un cinema di Tione, ha riscosso calorosi consensi. Ha suscitato un boato di approvazione da parte di centinaia di presenti quando ha fatto cenno alla politica tirolese sull’orso: “Noi riteniamo che le nostre valli non siano adatte alla ricolonizzazione dell’orso”. Dellai, il principe-vescovo di Trento (di centro–centro-sinistra) deve aver masticato amaro. Il “rivale” di oltre Salorno è oggi molto più popolare di lui nella pancia profonda del trentino valligiano. Anche se Dellai, temendo strette nella disponibilità delle casse romane cerca di rilanciare l’ “autonomismo” (creando un asse con i valdostani) la gente di montagna è capace di distinguere un autonomismo taroccato da uno genuino. Vero che a Bolzano la Svp gestisce il consenso anche con il clientelismo. Ma lì l’heimat è tutelata, i masi sono ancora quasi tutti abitati. C’è la piccola azienda con poche mucche, due stanze per l‘agriturismo e tanta dignità. In Trentino le piccole aziende contadine sono state cancellate in nome della politica tecnocratica europea e italica. E oggi l’orso contribuisce a rendere ancora più difficili le attività tradizionali, la vita nelle piccole frazioni, nelle case isolate, sulle malghe. La Svp se ne rende conto benissimo. Sa che l’orso, il lupo e la lince sono voluti non solo dagli ambientalisti da salotto ma anche dai grandi interessi capitalistici extra-alpini che con una montagna desertificata avranno maggiori possibilità di mettere le mani sulle risorse delle Alpi: acqua pulita, energia, legname.
In Trentino dopo le stragi di animali domestici da parte degli orsi, dopo la prima aggressione di un orso a delle persone, gli striscioni di protesta, le lettere-bufala con le foto di orsi squartati (ma erano tratte da Internet), l’annuncio di manifestazioni anti-orsi e tanti altri episodi la politica capisce la febbre è troppo alta, che si è andati troppo in là con gli orsi che scorazzano ovunque, che 45 orsi nelle Giudicarie (il Trentino occidentale lombardofono) sono troppi. Dellai incalzato dall’esempio sudtirolese (anche se va dato atto alla Lega Nord trentina di essersi sempre battuta con coerenza contro al politica di reintroduzione dell’orso) teme che nelle valli torni a serpeggiare un autonomismo pantirolese, anti-italiano. Teme che si riallarghi il fossato tra la Trento italianista (massonica e a suo tempo irredentista) e le valli devote a Cecco Beppe che guardano a Nord, dove aumentano le compagnie degli Schützen, dove la crisi verticale dell’Itagliona, spinge a tornare a sentirsi tirolesi. Tutto questo succede in Trentino (o Welsh-Tirol).
Ma torniamo alla Lombardia. In Lombardia l’orso nella primavera 2012 è una elettrizzante novità. In realtà neppure tanto dal momento che è già qualche anno che sporadici maschi in dispersione si fanno dei giri turistici (con strascico di carcasse di animali domestici sventrati). Oggi, però, pare che siano venuti per restarci, per mettere su famiglia (pare ci sia una femmina cui non mancano pretendenti). Lascia la bocca amara che i politici leghisti lombardi – a differenza di quelli trentini – cavalchino per primi l’orsomania. Una espressione che, sia ben chiaro, non ha nulla a che vedere con l’ecologia ma che è frutto della crisi gravissima che viviamo, una crisi non è solo economica o sociale, ma anche spirituale. Oggi la salvezza in cui rifugiarsi – in tempi di crollo dell’impero – non è più nella religione, nel millenarismo escatologico ma nella rigenerazione pseudoecologica, nel culto dei feroci predatori che vendicano la natura oltraggiata. Tempi di decadenza!
Così in questi giorni, in aggiunta alle sciocche dichiarazioni dei politici, i funzionari regionali vanno in giro a rassicurare abitanti e albergatori: “Nessun pericolo; l’orso è una grande opportunità”. E parte alla grande Life Arctos, l’ennesimo progetto per scucire soldi al contribuente in nome di un animale “carismatico” che giustifica ogni spreco. Nessuno poi (ci mancherebbe”!) chiede ai pastori la loro opinione sulle misure “preventive” che essi dovranno adottare per ordine di ambientalisti e burocrati. Una politica lungimirante non c’è da dire! Che non porterà certo alla Lega neppure un voto degli animal-ambientalisti da salotto ma che gli farà perdere – pochi o tanti – quelli dei montanari. Che non ci metteranno molto a capire che l’orso fa solo danni che e sapranno con chi prendersela nella “gabina”. Con coloro nei quali avevano (mal)riposto la loro fiducia.
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Orso morto, Carmignola: servono recinzioni più forti
Alto Adige - Sabato 9 Giugno 2012
Orso morto, Carmignola: servono recinzioni più forti vicino alle grandi arterie
BOLZANO. Ne rimane soltanto uno; i più ottimisti parlano di un paio di esemplari ancora in giro, ma sta di fatto che gli orsi in Alto Adige stanno scomparendo. Secono Durnwalder “ce ne sono 3 al massimo quatttro”.
Quello che ha perso la vita sulla MeBo l'altra notte era un maschio giovane, appena 4 anni, nel pieno delle sue forze. Centodieci chili di potenza che nel giro di pochi anni sarebbero arrivati alla piena maturità, toccando i due quintali. È l'orso bruno nostrano, di cui un tempo le Alpi erano piene: taglia media, pelo biondo e lungo, zampe poderose. L'avevano avvistato nei pressi di Appiano i giorni precedenti, qualcuno dice che cercasse del miele, e si è trovato faccia a faccia con un animale molto più duro e veloce di quanto si potesse mai aspettare. «L'impatto deve essere stato tremendo - spiega Giovanni Lorenzi, direttore del rifugio per animali Sill, dove è stata portata la carcassa per i rilievi - le zampe posteriori hanno riportato gravi fratture e sicuramente il colpo di grazia è arrivato all'impatto della testa con la strada"". Mentre parla, il medico mostra l'angolo innaturale che ora è in grado di assumere la zampa posteriore destra. Per mostrarlo alla stampa, l'orso era stato adagiato sul prato nel giardino della Sill in una posizione quasi naturale, restituendogli un po' della sua dignità di grande padrone dei boschi. «Era poco più di un cucciolo - spiega il veterinario - di un'età stimata intorno ai 4 anni, quindi da poco completamente svezzato, e con un peso di centodieci chili; sarebbe cresciuto ancora, in età matura sarebbe stato leggermente più alto ma molto più grosso di stazza». Un animale difficile da controllare, in grado di percorrere decine di chilometri al giorno e di spostarsi con molta facilità, dalle abitudini solitarie e notturne. «Era un esemplare senza radiocollare - prosegue Lorenzi - per il momento siamo in grado di dire che apparteneva a uno dei ceppi di dna censiti, ma solo analisi più approfondite daranno maggiori dettagli». Il radiocollare, in ogni caso, non l'avrebbe salvato, commenta il vicedirettore dell'ufficio fauna selvatica della Provincia, Giorgio Carmignola: «Le grandi arterie stradali rappresentano un pericolo costante per la fauna selvatica, all'epoca in cui vennero realizzate non esisteva la sensibilità necessaria per evitare che ne intralciassero il passaggio, e oggi ereditiamo una vera emergenza su questo aspetto». Se infatti le recinzioni lungo i meleti che corrono al lato della MeBo sono sufficienti per bloccare il transito di cervi e caprioli, non sortiscono nessun effetto per gli orsi, perfettamente in grado di scavalcarle con facilità. Cosa che probabilmente è successa la notte di venerdì. «La dinamica dell'incidente è abbastanza chiara - spiega Carmignola - l'orso aveva quasi terminato di attraversare, si trovava già sulla corsia nord diretto ad est, quando è stato raggiunto dall'auto sulla parte posteriore e scaraventato verso il guardrail». Insoma, fanno capire i veterinari, servono recinzioni più forti adeguate. Su questo punto però Durnwalder non ci sente: «Per tre che ne circolano da noi, una spese inutile, non faremo proprio niente».
Nel vicino Trentino, dove gli orsi sono una cinquantina, il governatore Dellai si dice pronto a rivedere il progetto di reintroduzione della specie, arrivando al dimezzamento degli esemplari. Intanto l’orso ucciso sulla Mebo «verrà imbalsamato e destinato al museo dell’orso della Val Badia», annuncia Durnwalder.
Orso morto, Carmignola: servono recinzioni più forti vicino alle grandi arterie
BOLZANO. Ne rimane soltanto uno; i più ottimisti parlano di un paio di esemplari ancora in giro, ma sta di fatto che gli orsi in Alto Adige stanno scomparendo. Secono Durnwalder “ce ne sono 3 al massimo quatttro”.
Quello che ha perso la vita sulla MeBo l'altra notte era un maschio giovane, appena 4 anni, nel pieno delle sue forze. Centodieci chili di potenza che nel giro di pochi anni sarebbero arrivati alla piena maturità, toccando i due quintali. È l'orso bruno nostrano, di cui un tempo le Alpi erano piene: taglia media, pelo biondo e lungo, zampe poderose. L'avevano avvistato nei pressi di Appiano i giorni precedenti, qualcuno dice che cercasse del miele, e si è trovato faccia a faccia con un animale molto più duro e veloce di quanto si potesse mai aspettare. «L'impatto deve essere stato tremendo - spiega Giovanni Lorenzi, direttore del rifugio per animali Sill, dove è stata portata la carcassa per i rilievi - le zampe posteriori hanno riportato gravi fratture e sicuramente il colpo di grazia è arrivato all'impatto della testa con la strada"". Mentre parla, il medico mostra l'angolo innaturale che ora è in grado di assumere la zampa posteriore destra. Per mostrarlo alla stampa, l'orso era stato adagiato sul prato nel giardino della Sill in una posizione quasi naturale, restituendogli un po' della sua dignità di grande padrone dei boschi. «Era poco più di un cucciolo - spiega il veterinario - di un'età stimata intorno ai 4 anni, quindi da poco completamente svezzato, e con un peso di centodieci chili; sarebbe cresciuto ancora, in età matura sarebbe stato leggermente più alto ma molto più grosso di stazza». Un animale difficile da controllare, in grado di percorrere decine di chilometri al giorno e di spostarsi con molta facilità, dalle abitudini solitarie e notturne. «Era un esemplare senza radiocollare - prosegue Lorenzi - per il momento siamo in grado di dire che apparteneva a uno dei ceppi di dna censiti, ma solo analisi più approfondite daranno maggiori dettagli». Il radiocollare, in ogni caso, non l'avrebbe salvato, commenta il vicedirettore dell'ufficio fauna selvatica della Provincia, Giorgio Carmignola: «Le grandi arterie stradali rappresentano un pericolo costante per la fauna selvatica, all'epoca in cui vennero realizzate non esisteva la sensibilità necessaria per evitare che ne intralciassero il passaggio, e oggi ereditiamo una vera emergenza su questo aspetto». Se infatti le recinzioni lungo i meleti che corrono al lato della MeBo sono sufficienti per bloccare il transito di cervi e caprioli, non sortiscono nessun effetto per gli orsi, perfettamente in grado di scavalcarle con facilità. Cosa che probabilmente è successa la notte di venerdì. «La dinamica dell'incidente è abbastanza chiara - spiega Carmignola - l'orso aveva quasi terminato di attraversare, si trovava già sulla corsia nord diretto ad est, quando è stato raggiunto dall'auto sulla parte posteriore e scaraventato verso il guardrail». Insoma, fanno capire i veterinari, servono recinzioni più forti adeguate. Su questo punto però Durnwalder non ci sente: «Per tre che ne circolano da noi, una spese inutile, non faremo proprio niente».
Nel vicino Trentino, dove gli orsi sono una cinquantina, il governatore Dellai si dice pronto a rivedere il progetto di reintroduzione della specie, arrivando al dimezzamento degli esemplari. Intanto l’orso ucciso sulla Mebo «verrà imbalsamato e destinato al museo dell’orso della Val Badia», annuncia Durnwalder.
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Maffei: Disdette per paura dell’orso
dal quotidiano Il Tentino - Domenica 10 Giugno 2012
Maffei: «Disdette per paura dell’orso»
L’ex presidente degli albergatori di Campiglio lancia l’allarme: «Mi hanno già chiamato tre famiglie di turisti»
MADONNA DI CAMPIGLIO. La Lipu, per bocca di Sergio Merz, minaccia di lanciare un appello mondiale per boicottare la Val Rendena, perché è nato il Comitato Antiorso. Quest’affermazione non poteva lasciare indifferenti quanti il territorio lo amano, ma ai quali l’orso procura danni tangibili, come le “disdette” o le mancate prenotazioni alberghiere. Giacomino Maffei, past president dell’Associazione Albergatori di Madonna di Campiglio, è proprietario del “Biohotel Hermitage”, uno dei più prestigiosi hotel in bioarchitettura della località dolomitica. «Costruito così, afferma Maffei, perché con la mia famiglia condivido l’amore per il territorio e la natura. Per questo non posso restare indifferente alle gravi affermazioni di Sergio Merz. Spendiamo una cifra notevole per promuovere i luoghi, le Dolomiti e l’Unesco, ma poi mi sento dire dal cliente “io il prossimo anno non vengo perché ci sono gli orsi”, oppure “io in gita con i miei figli con mia moglie non me la sento di andare per via dell’orso.» E aggiunge «non solo. C’è gente, che per la presenza degli orsi non prenota più l’estate ma viene solo d’inverno. Io ho già tre casi, ma è sintomatico, se già tre famiglie mi dicono “bello, bello, bello, ma non me la sento di venire per l’orso”».
Maffei prosegue «cosa vengono a fare d’estate in montagna, a 1500 metri? Non credo che vengano per stare in piazza. L’ospite viene perché ama la montagna, ma ha il diritto di fare una gita in sicurezza. Sarà anche vero che non attacca l’uomo, ma è altrettanto vero che io perdo clienti per via dell’orso. L’economia oggi non è certo florida, se perdiamo clienti per colpa dell’orso è necessario riflettere.» E guardando oltre Provincia afferma «può anche darsi che noi siamo più avveduti, più intelligenti, più furbi e più bravi di austriaci, altoatesini, bavaresi e svizzeri, che non lo vogliono l’orso. Dobbiamo stabilire se loro hanno sbagliato nel permettere alle famiglie di girare e vedere il territorio». Noi albergatori, commercianti e tutto il paese di Campiglio dà una mano ai nostri ospiti a conoscere la montagna, li coinvolgiamo e li incitiamo ad andare sul territorio, perché poi sono contenti e tornano. Ma se questo è l’obiettivo, come si concilia con la paura dell’orso?».
Riguardo alle gravi affermazioni del delegato Lipu, Giacomino Maffei è lapidario «noi ci riteniamo indignati. Non credo che debba venire lui a dire che non siamo attenti al territorio». E aggiunge «è allucinante e grave affermare “ricatteremo la Val Rendena sotto il profilo dell’economia turistica”, ma come si premette… Come facciamo a paragonarci all’Africa? Vogliono i safari: bene, facciamo sapere a tutti, alle guide e all’ospite che solo in quella zona si possono vedere 3-4 orsi. Ma come facciamo, l’orso non resta dove gli diciamo noi. È fuori dubbio che il Progetto Life Ursus non è stato controllato abbastanza».
Maffei: «Disdette per paura dell’orso»
L’ex presidente degli albergatori di Campiglio lancia l’allarme: «Mi hanno già chiamato tre famiglie di turisti»
MADONNA DI CAMPIGLIO. La Lipu, per bocca di Sergio Merz, minaccia di lanciare un appello mondiale per boicottare la Val Rendena, perché è nato il Comitato Antiorso. Quest’affermazione non poteva lasciare indifferenti quanti il territorio lo amano, ma ai quali l’orso procura danni tangibili, come le “disdette” o le mancate prenotazioni alberghiere. Giacomino Maffei, past president dell’Associazione Albergatori di Madonna di Campiglio, è proprietario del “Biohotel Hermitage”, uno dei più prestigiosi hotel in bioarchitettura della località dolomitica. «Costruito così, afferma Maffei, perché con la mia famiglia condivido l’amore per il territorio e la natura. Per questo non posso restare indifferente alle gravi affermazioni di Sergio Merz. Spendiamo una cifra notevole per promuovere i luoghi, le Dolomiti e l’Unesco, ma poi mi sento dire dal cliente “io il prossimo anno non vengo perché ci sono gli orsi”, oppure “io in gita con i miei figli con mia moglie non me la sento di andare per via dell’orso.» E aggiunge «non solo. C’è gente, che per la presenza degli orsi non prenota più l’estate ma viene solo d’inverno. Io ho già tre casi, ma è sintomatico, se già tre famiglie mi dicono “bello, bello, bello, ma non me la sento di venire per l’orso”».
Maffei prosegue «cosa vengono a fare d’estate in montagna, a 1500 metri? Non credo che vengano per stare in piazza. L’ospite viene perché ama la montagna, ma ha il diritto di fare una gita in sicurezza. Sarà anche vero che non attacca l’uomo, ma è altrettanto vero che io perdo clienti per via dell’orso. L’economia oggi non è certo florida, se perdiamo clienti per colpa dell’orso è necessario riflettere.» E guardando oltre Provincia afferma «può anche darsi che noi siamo più avveduti, più intelligenti, più furbi e più bravi di austriaci, altoatesini, bavaresi e svizzeri, che non lo vogliono l’orso. Dobbiamo stabilire se loro hanno sbagliato nel permettere alle famiglie di girare e vedere il territorio». Noi albergatori, commercianti e tutto il paese di Campiglio dà una mano ai nostri ospiti a conoscere la montagna, li coinvolgiamo e li incitiamo ad andare sul territorio, perché poi sono contenti e tornano. Ma se questo è l’obiettivo, come si concilia con la paura dell’orso?».
Riguardo alle gravi affermazioni del delegato Lipu, Giacomino Maffei è lapidario «noi ci riteniamo indignati. Non credo che debba venire lui a dire che non siamo attenti al territorio». E aggiunge «è allucinante e grave affermare “ricatteremo la Val Rendena sotto il profilo dell’economia turistica”, ma come si premette… Come facciamo a paragonarci all’Africa? Vogliono i safari: bene, facciamo sapere a tutti, alle guide e all’ospite che solo in quella zona si possono vedere 3-4 orsi. Ma come facciamo, l’orso non resta dove gli diciamo noi. È fuori dubbio che il Progetto Life Ursus non è stato controllato abbastanza».
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