Domenica 29 Aprile 2007
Racconto di una giornata al Rifugio Calvi
Nonostante sia la fine di aprile sembra di essere in primavera inoltrata: quale miglior occasione per una bella scarpinata? Così chiamo il Valanga: <<
Calvi?>>
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Si, Si! Dai che facciamo l’intervista al rifugista!>>. (ormai ha solo in mente una cosa: il portale della valle)
Tutto è organizzato: ritrovo ore 8.30 presso la Stazione di San Giovanni Bianco. Naturalmente arrivo in ritardo e dopo essere stato accusato di tentato bidone riusciamo a ritrovarci ed a partire alla volta di Carona.
Lasciata la macchina al bivio (che fatica a trovare il parcheggio), saliamo verso il Rifugio Calvi, in compagnia di Nicola un nuovo eroe, esempio e modello di vita per il Valanga (per motivi ora che non vi spiego, altrimenti mi banna).
Giunti a Pagliari, abbandoniamo la fin troppa affollata strada e prendiamo il sentiero estivo. Che posto ameno! Se nelle Torcole di Piazzatorre si scia come nel Colorado, qui troviamo
l'Engadina.
I pacchetti di sigarette della settimana lavorativa ci invitano alla sosta ma l’onore e l’orgoglio (e soprattutto la promessa di un lauto pasto) ci spronano a continuare. Finalmente si vede la diga del Fregabolgia e le energie ritornano per lo sprint finale …

la diga del Fregabolgia
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Che fame, mi mangerei volentieri un capriolo intero>> sussurra qualcuno. Spinti così dalla gloria “sportiva” arriviamo alla meta.
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Siamo sicuri di essere al Calvi?>>, domando.
Il rifugio è sempre uguale, ma si è misteriosamente trasformato nell’ombelico del mondo: moltissima gente... accenti e colori non proprio orobici ci circondano.
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Sara la fame … >> conclude Nicola, che cerca di trattenere con tutti i mezzi possibili il Valanga al tavolo, considerato che, tutte le volte (tre) che venivano a prendere le ordinazioni, era sempre in giro, mai al tavolo. Una volta picchettato il Valanga alla panca, riusciamo a prenotare e con velocità impressionante arrivano al nostro tavolo le prelibatezze gastronomiche: pizzoccheri, polenta, formaggi vari, brasato, strudel, vino, grappa, birra, eccetera…
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Si! Si! Siamo proprio al Calvi! La cucina la riconosco … è sempre la stessa … ottima>>.

il cuoco del Rifugio Calvi, mentre ci prepara Polenta e Brasato....
Ritemprato lo spirito e riempita la pancia mi aspetto che le visioni spariscano, ma … continuo a vedere Ruud Gullit. <<
Come è possibile? Nostalgia di un glorioso passato calcistico?>> mi chiedo. Mi avvicino e scopro che sono persone reali e neanche olandesi, ma bensì del Burkina Faso.
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Il mistero s’infittisce>> affermo, poi, con la coda dell’occhio, vedo Federica una fedelissima villeggiante di Piazzatorre affetta da un’incurabile Mal d’Africa. <<
Tutto quadra! È logico!>> informo i miei compagni di camminata <<
Federica + polenta + grappa = cittadini del Burkina Faso in gita al Rifugio Calvi>>. Valanga non perde l’occasione e sotto una fitta grandinata parte la video intervista (naturalmente in un strano dialetto, parlato in due o tre villaggi del Burkina Faso).
Ma le sorprese non finiscono qui! All’orecchio giunge un altro accento.
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Valanga, un altro straniero>> avviso, ma subito vengo contraddetto <<
Cuale ztraniero, io zono feneto>>. Il nuovo interlocutore si rileva un veneto, con genitori veneti, ma con un spiccato e misterioso accento tirolese… ci rifiutiamo di indagare ulteriormente e chiudiamo la faccenda ordinando altre due grappe, appurando con orgoglio che la comitiva, di una sezione del CAI veneto, aveva utilizzato il portale di
http://www.valbrembanaweb.com per organizzare la loro gita sociale.
Ma ecco, la pioggia e la grandine cessano, si apre uno spiraglio di sole nel cielo e tempo finalmente per la video intervista al gestore del rifugio e per tornare a valle contenti e soddisfatti, perché la magia del Calvi non si è smentita:
è sempre come la prima volta.
Video intervista ai turisti dal Burkina Faso