Seconda scappata in Alta Valle, questa volta anticipando un po' i tempi perché la salita poteva risultare più lunga di quella al Cavallo.
Alle sei parto dal parcheggio di S.Simone in avanzato stato di abbandono e prendo il sentiero che dalla partenza dell'Arale si dirige nella conca del Pegherolo.
In quindici minuti di buon passo raggiungo la lingua di neve della valanga che scende dal Cavallino e metto sci e scarponi.
Risalgo la lingua e poi traverso verso i bei pendii sotto la nord del Pegherolo. Al primo sole la neve è dura e grippante, ma appena ci si sposta all'ombra diventa ghiacciata e scivolosa.
Alla base della parete metto i rampanti e risalgo su pendenze sostenute in direzione del canalino che culmina alla destra dell'inizio della cresta rocciosa della normale del Pegherolo. Il canalino non presenta grandi pendenze (sui 45) con l'eccezione di un salto alla sua base alto poco meno di una decina di metri in corrispondenza di una grotta.
Oggi presenta una bella colata di ghiaccio che ne permette il superamento (2 picche e ramponi).
Sci nello zaino risalgo il canale e poi attacco la cresta. Trovo così le nuove catene che ne semplificano decisamente la salita e soprattutto ne velocizzano la discesa (peccato eh, non mi piace la ferraglia, ma si deve tener conto che la frequentazione è prevalentemente escursionistica e la "ferrata" consente la salita seguendo le più solide rocce di cresta ed evitando gli sfasciumi dei pendii ovest).
Fatta la mia colazione prendo la via del ritorno.
Tornato all'intaglio recupero gli scii e supero il gendarme che mi separa dalla costiera Pegherolo - Cavallino, da cui intendo scendere.
Un nuovo tratto di catene mi deposita alla partenza della parte sciistica, che si rivela molto più facile del previsto.
L'itinerario è una specie di S rovesciata che permette di aggirare le due fasce rocciose che interrompono la parete senza mai trovarsi su terreno particolarmente ripido.
I pendii esposti a nord est presentano un bel velluto superficiale mentre all'ombra la neve è dura e rognosa sotto le lamine.
Uscito dalla parete sarebbe bello scendere i regolari pendii che scendono verso la cava di Cabrembo, ma il tempo è tiranno.
Traverso verso il sentiero e le ultime curve sulla lingua di neve sono in un polentone grumoso e denso, malgrado faccia freddo e siano da poco passate le nove.
In compenso lungo il breve tratto di sentiero assorbo il profumo intenso dei larici e mi godo la fioritura dei bucaneve.
Tornato alla piana degli impianti mi fermo a parlare brevemente con il Berera del noleggio.
Sarà per quella faccia un po' così che mi sa di montagna, sarà perché è qui solo nell'abbandono di S.Simone come una sentinella nella Fortezza Bastiani del deserto dei Tartari, sarà per il sole tiepido, ma avrei tanta voglia di prendere una sdraio e fermarmi a parlare di più.
Ma il tempo è tiranno, come detto, e devo tornare al piano.
La conca tra Pegherolo e Cavallino nella luce del mattino

I bei pendii verso la nord del Pegherolo, a destra il canalino di salita
