Le contrade sono poste sul versante più soleggiato della montagna, in posizione più confortevole rispetto al fondovalle, vi sono numerose abitazioni e stalle, che giustificano la presenza di una mulattiera ottimamente costruita e ancor oggi in buono stato. Nelle valli bergamasche si nota frequentemente questo modo di abitare il territorio montano: insediamenti collocati fino al limite di 1000-1100 metri, al riparo da valanghe o frane, su sporgenze o conche dolci, su dossi o coste di monte. Lo stesso nome delle contrade richiama il tipo di ambiente in cui sono poste: un dosso, un avvallamento, un passo.… Agricoltura di montagna, cura del bosco per la produzione di legname e di carbone di legna, pascolo, allevamento erano nei secoli passati la fonte del sostentamento degli abitanti, ma anche miniere e fonderie, di cui nei dintorni si trovano tracce e ricordi. A partire dall’epoca pre-romana, infatti, per arrivare al periodo della dominazione della Repubblica Veneta e nei secoli successivi, viene documentata l’esistenza di miniere per l’estrazione di metalli ferrosi, di forni e fucine per la produzione e affinaggio della ghisa e la sua trasformazione in semilavorati, avviati poi a fabbriche di pianura. Esistevano anche luoghi di estrazione del rame. Ancora nell’800 si trovavano fucine di chiodi a Fondra, il cui nome, infatti, deriva da “fonderia”. Sui muri delle abitazioni delle contrade si notano ancor oggi decorazioni e affreschi, segno di un passato che, se forse non si può definire fiorente, poteva però contare su un certo benessere. Ora solo alcune delle contrade sono abitate stabilmente, da pochissime persone che spesso svernano nelle case di fondo valle, mentre altre sono abitate solo nei fine settimana o nelle vacanze. Tanti tra coloro che avevano qui la casa di origine non hanno abbandonato del tutto le frazioni e “nuovi” abitanti, affascinati dalla bellezza di questi luoghi, sono arrivati, soprattutto negli ultimi anni.
reportage by Aurelio Paganoni
