Sabato scorso decido per un giretto veloce perché ho solo la mattina libera. Decido quindi di salire al Passo San Marco neanche tanto presto (sono arrivato al passo alle 9,20, anche grazie alle lumache padane che fanno tutte le gallerie della valle a neanche 60 all'ora - va bene la prudenza, ma se dovevo dormire preferirei farlo a letto e non in auto...)

Comunque l'idea è di fare una cresta che non ho mai percorso, partendo appunto dal passo e salendo lo spartiacque di sinistra, ovvero il Monte Cimetto e il Verrobbio prima di calare sull'omonimo passo e tornare indietro dal sentiero normale passando per Cà San Marco. La giornata è bella ma appena mi metto in cammino la nebbia d'umidità estiva si alza dalla Valle Brembana e viene a farmi compagnia come al solito. Credo aspettasse me, mi spiace per gli altri escursionisti che salivano verso il Segade e il Fioraro che ben presto scompaiono alla mia vista.

Per una mezz'ora però verso la Valtellina il cielo è ancora splendido e le Alpi maestose con la mole del Disgrazia e con il Pizzo Badile e il Cengalo che fanno sempre impressione. Cammino quindi ai confini della nebbia che rispetta lo spartiacque, per cui vedo solo il panorama nord e relativi burroni. La traccia di sentiero su tutta la cresta più erbosa che rocciosa è sempre presente, anche se qualche passaggio necessita di un po' di attenzione e piede fermo.
Fino al Monte Cimetto, m.2099, direi che comunque è un EM=escursionismo medio.
In 40 minuti dal Passo S. Marco arrivo qui.
La nebbiolina è sempre più vivace, anche se non fitta. Rovina il panorama e il piacere di stare in cresta, che si prova solo a tratti.
Verso il Monte Verrobbio l'attenzione deve aumentare. La cresta si fa più nervosa, l'erba è sempre più della roccia ma a tratti è bene aiutarsi con le mani perché con l'umidità quest'erba è scivolosa. Dalla cima del Monte Verrobbio (m. 2139 ) si gode una bella vista del Pizzo di Val Carnera e delle valli che scendono in Valtellina. Verso sinistra compare e scompare fra le folate di nebbia l'imponente piramide del Pizzo Mellasc (m. 2465), tagliato in basso dalla fin troppo evidente strada del Rifugio Trona Soliva. Continuo a percorrere la cresta verso il Passo di Verrobbio, ormai vicino anche se molto più basso di me e ancora invisibile per i molti salti di quota. Arrivo in un punto un po' così, di quelli che per qualche motivo non ti piacciono. La traccia passa su una cengia erbosa stretta; 150 metri sotto di me, fra la nebbia che va e viene, vedo gli escursionisti salire al passo di Verrobbio e non voglio arrivargli in testa. Decido quindi di abbandonare la traccia e arrampicarmi per qualche metro scavallando in cima una roccia, cercando peraltro di conservare gli zebedei che magari servono ancora un paio di volte o tre. Riprendo la traccia e in picchiata (ma senza molti pericoli) piombo al Passo di Verrobbio, invaso dalle nebbie e da tanti escursionisti che curiosano fra le trincee. Un uomo mi dice che mi ha visto sulla cresta e che proprio sopra di me avevo un'aquila sbucata dalla nebbiolina, ma che comprendeva perché non l'avevo vista.

Dal Cimetto al Passo di Verrobbio direi che un percorso ED= escursionismo difficile, soprattutto se fatto da soli o con nebbie o erba umida.
Dal passo di Verrobbio mi sparo rapido a Cà San Marco e poi risalgo al Passo San Marco con la Priula che a dire il vero in questo ultimo pezzo fa abbastanza cacare, soprattutto le mucche.

ciao!
Tutta la cresta percorsa
