Ometti, ovvero i cartelli indicatori delle montagne
I cosiddetti ometti, numerosi anche nelle nostre valli, sono definibili come cumuli di pietre eretti dall’uomo, di forma in genere piramidale, ma anche cilindrica, con funzione solitamente di segnale.
Come tali, possono trovarsi sulla vetta di una montagna, come pure in luoghi particolari ai fini dell’orientamento: valichi, creste, sentieri in zone impervie, vaste zone prative o di sfasciumi con pochi punti di riferimento naturali….
L’altezza può variare da poche decine di centimetri, per ometti realizzati ad esempio lungo un sentiero in alta montagna, fino ad arrivare anche a due metri, se non oltre, per ometti di segnalazione lungo valli o su creste, visibili anche a grande distanza.
In altri termini, gli ometti possono definirsi “i cartelli indicatori” delle montagne, con una funzione prettamente pratica, anche se quello che si vede sul Fioraro fa sicuramente pensare ad altro.
I quattro ometti del Fioraro
Dal Passo di San Marco, si possono già iniziare a vedere con un buon binocolo, sulla lunga cresta che sale verso il Monte Fioraro, circa a metà di essa, intorno a 2200 metri di quota: quattro ometti di pietra alti circa due metri, a poche decine di metri di distanza l’uno dall’altro. Gendarmi silenziosi e misteriosi, su una dirupata cresta a cavallo tra Valtellina e Val Brembana, sulla cui funzione e significato si hanno ben poche certezze.
Perché quattro in questa posizione?
In questa domanda sono concentrati tutti i dubbi: perché costruire quattro imponenti ometti, a così breve distanza tra loro e in un luogo così impervio?
In effetti, la semplice funzione di “segnale di orientamento”, tipica degli ometti, non appare plausibile. Anche ammesso che sulla cresta passasse un antico sentiero, per indicare un bivio o un cambio di direzione sarebbe stato sufficiente un solo ometto, o al massimo due, ma non certo quattro così vicini. Anche perché, percorrendo una cresta, non si hanno molte possibilità di perdersi: si può solo salire o scendere.
In maniera analoga, appare poco credibile la funzione di cippo confinario: avrebbe avuto poco senso realizzare quattro cippi così imponenti e soprattutto così ravvicinati, in un luogo che, per sua natura, non appare certo di facile transitabilità.
Quattro ometti di queste dimensioni, parrebbero oggettivamente indicare un luogo di una certa importanza, e può darsi che, in un passato ormai dimenticato, lungo questa cresta passasse un’importante via di comunicazione intervallare, che comunque non basta a spiegare la costruzione di questi imponenti e ravvicinati monoliti.
Non ci troviamo neppure, per ovvie ragioni, in un luogo che poteva essere utilizzato come sosta, come pure non siamo sulla vetta di una montagna o su un importante valico, ovvero luoghi che avrebbero potuto rivestire un significato anche simbolico, come per il grande ometto del Passo di San Marco.
Forse potrebbe trattarsi di una sorta di monumento, ma in onore di chi, o in ricordo di cosa?
Alla ricerca di un perché
Una sola cosa è certa: i valligiani che, con pazienza e fatica, costruirono questi grandi ometti, non lo fecero a caso, o tanto per passare il tempo. Una ragione sicuramente ci fu, e probabilmente importante. E chissà che qualcuno non riesca a risolvere questo piccolo enigma bergamasco.
Di seguito, alcune fotografia (qualità non buona, trattandosi di diapositive scansionate)
La lunga cresta del Fioraro: i monoliti si trovano circa a metà

I quattro monoliti dal Passo San Marco con un buon zoom

alcuni dei monoliti (lo zaino a terra rende le dimensioni)

i monoliti verso la pianura
