Oggi, incuriosito dai racconti fatti in questo forum sulla valle Parina, mi sono recato a raccogliere una testimonianza circa la vita e gli eventi accaduti in Val Parina nel recente passato. Sono salito ai Prati Parini a farmi raccontare dal Sig. Fustinoni Fermo, classe 1926, quanto da lui vissuto negli anni della sua gioventù quando ha fatto il boscaiolo nella
Valle Parina.
Infatti mi ha raccontato che nel 1947 (di più di mezzo secolo fa') ha trascorso uno degli anni più verdi della sua vita (il ventunesimo) a fare il boscaiolo nella valle oggetto dei nostri interessi. Ha lavorato per un anno intero contribuendo, assieme ad altri, alla raccolta di 4800 quintali di legna. Era legna raccolta in fascine in quanto all'epoca i boschi, quando venivano tagliati, erano a ciclo breve e venivano sfruttati più intensamente di quanto lo sono oggi. La legna era venduta per riscaldamento in tutta la bergamasca. Si trattava principalmente di legna di carpino nero e, nei versanti in ombra, qualche tronco di Olmo o Frassino.
Mi ha raccontato che era alle dipendenze di un tipo del posto chiamto "Mocc" e che dormiva nelle casette in località "Baracca" dove oggi c'è l'omonima trattoria. Lui, assieme al Sig. Mansueto "Pelegri" che conosco anch'esso personalmente e tutt'oggi vivente, era addetto alla raccolta della legna in fondo alle "batide" per carcarla sulle "piattine" e portarla, a mezzo binario, all'imbocco della valle Parina. Le "piattine" non erano altro che dei pianali di legno, con ruota, che scorrevano sui binari su cui venivano accatastate le fascine e la legna più grossa per il trasporto a valle.
La legna era tagliata da altre squadre di boscaioli che si trovavano sui versanti della Valle e che la notte rimanevano nelle baite a dormire e scendevano solo saltuariamente al fondo valle presumibilmente per recarsi alle loro case. Attraverso tre "batide" il legname giungeva sul fondo della valle Parina e veniva preso in consegna dal Fustinoni. Mi ha raccontato che i binari sono stati "piazzati" all'epoca del Comune di Dossena proprio per l'esbosco del legname tagliato. Successivamente i binari furono sfruttati dalle attività minerarie che si sono sviluppate in loco.
Curioso era il sistema di andirivieni delle piattine: venivano agganciate in file da 4-6 e trainate all'interno della valle da un bellissimo cavallo che si chiamava BALDO, di razza aveglinese. Le piattine scendevano la valle con la sola forza di gravità e sul davanti avevano il sistema frenante ed il posto guida. Ogni piattina aveva un guidatore che, attraverso un volantino, regolava il freno e quindi la velocità del mezzo che veniva caricato generalmente con 100-120 fascine o l'equivalente in bastoni di mezza misura (20 quintali di legna).
In una di queste discese il Sig. Fermo mi ha raccontato di aver rischiato la vita, infatti un bel di scesero in tandem lui (dietro) ed il Sig. Mansueto (davanti) ognuno con la sua piattina. Successe che la piattina del Sig. Mansueto si incastrò in una delle gallerie del percorso a causa dell'eccessivo volume di legna caricata. Dietro giunse il Sig. Fermo a tutta velocità e si trovò la galleria ostruita dalla piattina che lo aveva preceduto. Il Sig. Fermo si salvo dall'incidente solo grazie alla prontezza di riflessi che lo portò ad effettuare un balzo di lato ed evitò di rimanere schiacciato fra i due carichi. Rotolò sulla scarpata a lato ferrovia e riportò solo alcune escoriazioni.... Naturalmente la prima piattina, ricevuto il colpo, si sblocco e prosegui il suo percorso...
Altro aneddoto curioso riguarda il sistema di antipattinamento delle piattine adottato nelle fredde giornate invernali. Praticamente prima della partenza raccoglievano un sacco di sabbia sul greto del fiume e lo distribuivano sui due binari durante la salita trainata dal cavallo: nella discesa la sabbia depositata in precedenza aumentava l'attrito fra la ruota e il binario permettendo il controllo del mezzo. In assenza della sabbia le piattine scivolavano via e diventavano incontrollabili.
Oggi il Sig. Fermo ha passato gli 80 anni ma mi ha riferito che, terminato l'anno di lavoro in Valle Parina, è andato a fare il boscaiolo in altre regioni ed ha continuato a fare l'agricoltore nella sua terra. Mi ha detto che molti dei giovani che lavorarono con lui nei boschi della Valle Parina successivamente si diedero ad altre attività. Molti andarono a lavorare nelle imprese che stavano realizzando le gallerie di collegamento facenti parte del sistema idraulico delle centrali dell'alta valle: l'incentivo economico era per l'epoca altissimo. Si lavorava quattro ore e se ne riscuotevano otto. Viste le condizioni di lavoro molti contrarrono la silicosi e di questi oggi non ve ne è più uno in vita. Sono rimasti in vita solo il Sig. Fermo e il Sig. Mansueto che non svendettero la propria vita per un pugno di lirette in più. Per la cronaca è utile ricordare che oggi il Sig. Fermo si diletta come un giovincello a suonare la fisarmonica nel suo agriturismo ......
Ultima nota: quando tornava a casa il Sig. Fermo lo faceva con il camion che trasportava la legna a valle. Non saliva però in cabina perchè era il posto riservato al capo: saliva sul cassone sopra la legna caricata. Mi ha detto che il tetto delle gallerie della strada della Valle Brembana l'ha visto più di una volta scorrere a qualche centimetro dal proprio naso ......
Quante differenze rispetto allo stile di vita dei giorni nostri ...
Ma chi è più felice ?
Noi oggi o loro allora ?
