Cercando la microstoria... baite perdute in Val Brembilla

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moxer
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Re: Cercando la microstoria... baite perdute in Val Brembilla

Messaggio da moxer »

Sono solo Onorato.... una bella esplorazione ci stà tutta.......... adesso che arriva la primavera penso che sia la stagione migliore... a_14 a_14 a_14 a_14
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arrigoarrigoni
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Re: Cercando la microstoria... baite perdute in Val Brembilla

Messaggio da arrigoarrigoni »

interessante e vario il dibattito che si è scatenato attorno a Ca Boradòs e alle vallette della Predusola! Non riesco a sottrarmi dal tentare di dare anch'io un piccolo contributo. Sull'etimologia esercizio difficile perché l'etimologia è scienza complessa praticata con padronanza degli strumenti da pochi (tra questi non ci sono io!) e, quindi, con il rischio per chi ci si avventura a cuor leggero, di andare fuori strada. Su Predusola io sarei più vicino a Gioan, che, ricorrendo al latino, la fa derivare da pratissola e cioè piccolo prato piuttosto che alla interpretazione, suggestiva!, dei gerosini che l'hanno fatta diventare prato del sole. Però resto più convinto che, come Gerosa (da gera, ghiaia), Predusola abbia a che fare con la, evidente!, composizione del suo suolo e sottosuolo, fatto di grandi lastre di pietra e cioè di "preda": troverei strano, certo non impossibile, che un piccolo prato, sia pure ben esposto al sole, abbia esteso il suo nome al vasto scoscendimento circostante caratterizzato non certo per le fertili praterie o per i buoni pascoli.

Certo quello sui toponimi sarebbe un lavoro molto interessante da fare: per fermare, almeno sulla carta molti di essi, che si sono perduti o che vanno perdendosi man mano che viene meno l'uso e la pratica del territorio, e per tentare di decifrarne i significati. Ma è un lavoro da fare in equipe e con gente esperta, almeno per la parte etimologica.... Per la Cà Boradòs: nessuna meraviglia per lo spazio angusto occupato dalla ca' : il nome fa pensare a uno stanziamento permanente ma più probabilmente si tratta di locale adibito a presenza stagionale delle persone, simile a quello che sono le "cassine" della vicinissima Val Taleggio. In genere si trattava di monolocali ad uso cucina, a volte soppalcati per ospitare il pagliericcio per il riposo, per il quale, in molti casi, tornava, però, sbrigativo e economico servirsi semplicemente della "seia" o, "mizza" del fieno riposto sulla stalla "sura" (piano di sopra) dopo l'essiccatura in attesa del consumo da parte delle mucche. Infine per la strada Foppa Calda-Forcella di Bura: è anteriore all'unità d'Italia e è stata tracciata sotto gli austriaci attorno al 1850-1855, con dispute sul percorso e contenziosi che, come dice giustamente uno dei partecipanti al dibattito, si sono trascinati assai a lungo.

Certo la carreggiabile, per le pendenze, difficilmente avrebbe potuto seguire l'antica, secolare mulattiera che da Foppa Calda porta, non per la direttissima ma quasi, alla Forcella di Bura dove, a testimonianza degli storiografi, c'era un grande arco antico, di difficile interpretazione: segnale, secondo alcuni, del passaggio dalla diocesi milanese a quella bergamasca, secondo altri limite antico del potere temporale dei Visconti e il territorio di Bergamo, prima che Venezia, nel 1428, prendesse con la Valle Brembana anche parte della Valle Taleggio.

Arrigo Arrigoni
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andrea.brembilla
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Re: Cercando la microstoria... baite perdute in Val Brembilla

Messaggio da andrea.brembilla »

Un grazie ad arrigo.arrigoni per il contributo che ci fornisce sul forum...

Intervento molto molto interessante, ne commento alcuni stralci.
arrigoarrigoni ha scritto:In genere si trattava di monolocali ad uso cucina, a volte soppalcati per ospitare il pagliericcio per il riposo, per il quale, in molti casi, tornava, però, sbrigativo e economico servirsi semplicemente della "seia" o, "mizza" del fieno riposto sulla stalla "sura" (piano di sopra) dopo l'essiccatura in attesa del consumo da parte delle mucche.
In effetti ho pensato che il tetto inclinato potesse essere congeniale per un piccolo soppalco, anche se non ho trovato i puntelli nel muro, ma potrebbero essere stati coperti con calce in anni più recenti (la casa-stalla è in buone condizioni, nonostante l'attuale perdurante isolamento).
arrigoarrigoni ha scritto:alla Forcella di Bura dove, a testimonianza degli storiografi, c'era un grande arco antico, di difficile interpretazione: segnale, secondo alcuni, del passaggio dalla diocesi milanese a quella bergamasca, secondo altri limite antico del potere temporale dei Visconti e il territorio di Bergamo, prima che Venezia, nel 1428, prendesse con la Valle Brembana anche parte della Valle Taleggio.
Molto interessante, non c'è più nessuna traccia di questo arco? Si sa in quale delle due contrade di Bura (a destra o a sinistra della chiesetta) fosse localizzato? O era sulla mulattiera?

Grazie ancora
Andrea Carminati, brembano; moderatore forum
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arrigoarrigoni
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Re: Cercando la microstoria... baite perdute in Val Brembilla

Messaggio da arrigoarrigoni »

Si trovava esattamente alla forcella di Bura dove la strada che sale si spiana e dove esisteva anche un "ponte secco" (vedi Cenni ed Osservazioni sulla Vallata di Taleggio,di Giuseppe Locatelli curato da me nel 2007, ai paragrafi sulla viabilità) che, forse, faceva superare alla mulattiera, che contrariamente ad oggi non si spianava ma continuava a salire fino alla Forcellina per poi scendere alla chiesa di Peghera, un piccolo valloncino: il che ci fa pensare che l'avvento della strada abbia non poco modificato lo stato dei luoghi. Dell'arco non è rimasta traccia. Credo di ricordare, ma davvero non riesco a tirarmi in mente in quale pubblicazione di carattere storico io l'abbia vista, una possibile ricostruzione a disegno. Complimenti ancora per lo stimolante dibattito aperto. Arrigo Arrigoni
sergio fantini
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Re: Cercando la microstoria... baite perdute in Val Brembilla

Messaggio da sergio fantini »

Per tornare al nome Pradusola la definizione di “Pra dol Sul” mi fu riferita da Santo Musitelli Cav.V.V. proprietario di terra in quel luogo, dicendo che gli abitanti di Bura usavano questa definizione per indicare quel luogo, per distinguerlo con l'altro versante della montagna poco soleggiato, in seguito chiamata Pradusola. La strada per Gerosa costruita dal 1855 al 1858. Notizie circa il percorso e le varie peripezie vengono tramandate oralmente in famiglia e fanno riferimento al mio bisnonno nato a Peghera nel 1836 e morto a Gerosa nel 1897 sindaco di Gerosa dal 1887 fino alla morte nel 1997, raccontava anche di essere stato il primo a percorrerla con un carro, e all'arrivo trovò tutto il paese ad accoglierlo.
sergio fantini
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Re: Cercando la microstoria... baite perdute in Val Brembilla

Messaggio da sergio fantini »

Don Ettore Persico nel libro Gerosa e il suo Santuario cosi descrive l'arco della Forcella di Bura.
“La Forcella d Bura non è solo la linea di demarcazione fra due diverse circoscrizioni territoriali, ma il limite fra due diverse giurisdizioni. Sono due pagine di storia bergamasca nettamente distinte quelle che lassù vengono ad incontrarsi. Al di qua il territorio ha subito l'influsso di quel centro di vita antica che è Almenno S.Salvatore e verso questo centro ha sempre gravitato; al di la è ancora storia bergamasca, ma permeata da una forte corrente di vita milanese della quale è ancora testimonio quel rito ambrosiano che è tuttora in in uso nelle chiese di quella valle. Fino ai 1700 di là si sentì e subì l'autorità di Primaluna. E la tradizione ricorda che alla Forcella di Bura sorgeva una grande porta in pietra ad arco dell'altezza di circa sei metri alla sommità della quale stavano infisse due lapidi: quella del lato nord ricordava la giurisdizione dell'Arcivescovo di Milano, l'altra del lato opposto, quella del Vescovo di Bergamo. La porta fu abbattuta nel 1856 quando fu costruita l'attuale strada di comunicazione fra la val Brembana e la val Taleggio. Le due lapidi andarono perse.”
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andrea.brembilla
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Re: Cercando la microstoria... baite perdute in Val Brembilla

Messaggio da andrea.brembilla »

arrigoarrigoni ha scritto: che contrariamente ad oggi non si spianava ma continuava a salire fino alla Forcellina per poi scendere alla chiesa di Peghera, un piccolo valloncino
Dove si trova la Forcellina? a_34
sergio fantini ha scritto:E la tradizione ricorda che alla Forcella di Bura sorgeva una grande porta in pietra ad arco dell'altezza di circa sei metri alla sommità della quale stavano infisse due lapidi: quella del lato nord ricordava la giurisdizione dell'Arcivescovo di Milano, l'altra del lato opposto, quella del Vescovo di Bergamo. La porta fu abbattuta nel 1856 quando fu costruita l'attuale strada di comunicazione fra la val Brembana e la val Taleggio. Le due lapidi andarono perse.”
Caspita, incredibile che si sia perso un monumento così...non esiste nemmeno una foto o una riproduzione? Ripeto...incredibile!! E triste... a_11
Andrea Carminati, brembano; moderatore forum
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arrigoarrigoni
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Re: Cercando la microstoria... baite perdute in Val Brembilla

Messaggio da arrigoarrigoni »

Magari qualcun altro può essere più preciso di me, che alla Forcellina sono salito una sola volta. Si tratta di una vasta zona a prato, posta a ovest e in altitudine assai più elevata rispetto alla Forcella e alla strada provinciale e a est e e in posizione leggermente più elevata rispetto alla contrada della chiesa di Peghera, verso la quale l'antico percorso, credo interamente trasformato in strada rurale, scende dopo essersi alzato rispetto alla Forcella. L'area è caratterizzata dalla presenze di aziende agricole e di vecchie stalle riadattate, anche in modo piuttosto vistoso, e da una santella, credo recente. Oggi la si raggiunge facilmente anche in macchina da una stradetta che si diparte dalla provinciale a circa un km e mezzo oltre l'abitato di Peghera andando verso Gerosa.
Per l'arco della Forcella sono due giorni che sto pensando alla riproduzione a disegno che ho visto da qualche parte, ma non c'è verso che mi venga in mente la fonte (forse, ma non sono sicuro, il Dizionario Odeporico del Mairone da Ponte da cui don Ettore Persico a suo tempo con ogni probabilità ha tratto le sue informazioni). Prodigi della vecchiaia che s'avanza!
Una considerazione per chiudere: ammodernare va bene, ma bisognerebbe sempre farlo, nel limite del possibile, nel rispetto sostanziale di quanto ci hanno lasciato. A volte la frenesia del moderno e una eccessiva faciloneria (non so se è stato il caso dell'arco) hanno cancellato per sempre preziose testimonianze che ci avrebbero aiutato a capire qualcosa di più della storia, della cultura, delle fatiche di coloro che ci hanno preceduto nell'abitare le nostre terre ai quali dobbiamo, in buona parte, quello che siamo. Cordiali saluti. Arrigo Arrigoni
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andrea.brembilla
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Re: Cercando la microstoria... baite perdute in Val Brembilla

Messaggio da andrea.brembilla »

Vediamo se ho capito dov'è...correggetemi se sbaglio (l'immagine esce un pò a destra del messaggio, dove c'è "Parrocchiale").

Immagine
arrigoarrigoni ha scritto:Per l'arco della Forcella sono due giorni che sto pensando alla riproduzione a disegno che ho visto da qualche parte, ma non c'è verso che mi venga in mente la fonte (forse, ma non sono sicuro, il Dizionario Odeporico del Mairone da Ponte da cui don Ettore Persico a suo tempo con ogni probabilità ha tratto le sue informazioni).
Sarebbe ottimo avere una riproduzione a disegno...chissà che in futuro qualche amministrazione accorta e con fondi a sufficienza possa ricostruirlo...bisognerebbe però sapere il testo delle lapidi (può darsi sia conservato in qualche testo).
arrigoarrigoni ha scritto:Una considerazione per chiudere: ammodernare va bene, ma bisognerebbe sempre farlo, nel limite del possibile, nel rispetto sostanziale di quanto ci hanno lasciato. A volte la frenesia del moderno e una eccessiva faciloneria (non so se è stato il caso dell'arco) hanno cancellato per sempre preziose testimonianze che ci avrebbero aiutato a capire qualcosa di più della storia, della cultura, delle fatiche di coloro che ci hanno preceduto nell'abitare le nostre terre ai quali dobbiamo, in buona parte, quello che siamo.
Pienamente d'accordo.
Andrea Carminati, brembano; moderatore forum
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